Quello che era ormai diventato solo un ricordo vago coperto di una nebbia tensa, quello che sembrava più una leggenda che una storia successa veramente, quello che era destinato a sparire col tempo che, oltre che curare, uccide, quello che — e Nico ne era cosciente — non aveva più nessun senso e che per chiunque altro sembrerebbe ridicolo, per lui era la cosa più preziosa che aveva.
Ha incrociato Loco un giorno di pioggia, come quella volta, un'eternità fa.
Sì fermò di un colpo, incapace di andare avanti, ma incapace anche di girarsi verso Loco che aveva subito riconosciuto, nonostante egli stesse guardando in basso. Stranamente, anche Loco si fermò — almeno così sembrò a Nico perché il suono dei suoi passi si era smorzato.
«Ciao?» disse insicuro, appena sentendo la propria voce tra i battimenti accelerati del cuore pazzo.
«Ciao», rispose l'altro con una voce un po' rauca ma ancora bellissima, quasi la stessa voce di un'enternità fa che faceva impazzire Nico ogni singola volta che la sentiva.
Dimenticò tutto: i capelli tutti bagnati appiccicati alla faccia, la stanchezza, l'appuntamento col dottore, le pozzanghere sotto i suoi piedi e le sue scarpe comprate solo una settimana fa ma già distrutte dalla maledetta pioggia.
Nessuno dei due osò guardare l'altro. Stavano lì, fermi, senza coraggio di girarsi e continuare la conversazione ormai cominciata e senza forza di riprendere il cammino.
Le gotte di acqua continuavano a cadere segnando il tempo di una musica sconosciuta che Nico aveva già sentito una volta da qualche parte non sapendo né chi fosse il compositore né quale fosse il nome, e che a volte risuonava nella sua testa nonostante non se ne rendesse conto.
Nico girò un pochettino la testa e subito abbassò gli occhi dopo aver incrociato lo sguardo con Loco, ed arrossì impetuosamente. Assomigliava tantissimo a quell'incontro carico di destino che era per sempre rimasto nella testa di Nico e che voleva tantissimo rivivere un'altra volta. E ora lo stava rivivendo con un'esattezza incredibile. Sembrava un déjà vu, ma quel giorno del passato era troppo reale per esserlo.
«Andiamo a prenderci un caffè?» chiese Loco, forse volendo smettere di stare sotto la pioggia, forse ricordandosi anche lui di quell'incontro di un'eternità fa.
«Va bene», rispose quasi a sottovoce, seguendo lo scenario del déjà vu.
Ebbe finalmente il coraggio di guardare Loco senza togliere lo sguardo e vide un sorriso lucente di gioia sul suo viso, anche se i suoi occhi sembravano tristissimi.
Se ne ricordava?..
Entrarono nel caffè accanto, pieno di persone che si rifugiavano dalla pioggia. Lì dentro faceva caldo ed i muri di color giallo illuminavano la stanza come fossero sole. Dopo essersi presi un caffè a testa ed aver trovato un tavolino libero nell'angolino, i due si misero a bere, riscaldandosi, guardandosi a volte e subito togliendo lo sguardo. Era strano, ma nella stanza calda, piena di gente e con caffè quasi bruciante che inghiottiva, Nico continuava a sentire il freddo, il freddo che non aveva niente a che fare con i piedi bagnati.
Il freddo proveniva da Loco.
A Nico veniva da piangere: il déjà vu, l'incontro così bello come quello di un'eternità fa, tutto questo non era che un'illusione. Non c'erano più tutte quelle sensazioni, non c'era più quella magnifica atmosfera, e pure le farfalle nello stomaco — sì, pure loro — sembravano moribondi.
Tutto era finito, ma Nico non aveva il coraggio di accettarlo.
«Sai», - disse Loco con una voce quasi dolce, come capisse quello che sentiva l'altro, come cercasse di mostrargli l'affetto che non esisteva più, «Sai, ti ho pensato ieri...»
Nico sollevò gli occhi umidi e tentò di sorridere.
«Anch'io...»
Ed erano lì, come un'eternità fa, e c'era qualcosa oltre al caffè che li riscaldava.
Quando Loco si alzò e si avvicinò a Nico, il cuore dell'ultimo iniziò a battere ancora più forte (anche se sembrava aver già raggiunto il limite). Prese una delle sue ciocche ancora appiccicate alla fronte e la ravviò con un sorriso sincero, ma un po' imbarazzato. Nico si sentì arrossire e gli sembrò di nuovo di essere tornato in quel momento meraviglioso di un'eternità fa: il suo cuore si era fermato per un attimo esattamente come in quel giorno, il tocco di Loco era stato così tenero come in quel giorno, e tutto il freddo del mondo era svanito per sempre come in quel giorno di estate...
«È stato bello rivederti. Ciao»
Lo disse e sparì nella folla, lasciando Nico lì, seduto con un bicchiere di caffè, assolutamente immobile, assolutamente perso, assolutamente solo. La pioggia fuori continuava a segnare il tempo di quella musica dimenticata che risuonava di nuovo nella testa di Nico. Ed in quel momento capì dove aveva sentito quella musica e chi l'aveva creata.
Per la prima volta l'aveva sentita in quel benedetto giorno che girò la vita di Nico e la mise sottosopra.
L'aveva creata Loco.Un'eternità fa.
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Un'eternità fa
Short StoryQuello che era ormai diventato solo un ricordo vago coperto di una nebbia tensa, quello che sembrava più una leggenda che una storia successa veramente, quello che era destinato a sparire col tempo che, oltre che curare, uccide, quello che - e Nico...