«Papà, la smetteresti di alzare il volume al massimo ogni volta che metti Umberto Tozzi?» Simone scese le scale di fretta diretto in salotto, dove Dante si dilettava nelle pulizie a ritmo di un arrangiamento che lo coinvolgeva fin troppo, a cui si aggiungeva il rumore assordante dell'aspirapolvere.
«Papá???».
Dante continuava a muoversi a ritmo, alzando un braccio come se fosse ad un concerto vero e proprio. Simone non ottenne risposta e sbuffò, spegnendo di punto in bianco la tv.
«Ma no! Stava arrivando il ritornello proprio adesso...» si lamentò Dante che con un piede spense l'aspirapolvere. «Sai che sembri un bambino quando fai così?»
Simone lo guardò con un sopracciglio alzato, avevano dovuto scambiare il padre con un'entità extraterrestre. Incrociò le braccia e assunse un tono che somigliava vagamente al suo quando gli faceva gli sproloqui filosofici. «Sei tu che ti trasformi in un bambino quando si tratta di Tozzi. Se non te ne eri reso conto, stavo studiando e con te che stoni mezza discografia di quel poraccio urlando sull'aspirapolvere, non mi concentro.»
Più che studiare, aveva provato a rimettere in ordine gli appunti di quella mattina, ma un biglietto dalla calligrafia riconoscibile cascato dalle ultime pagine della sua agenda gli aveva fatto perdere un battito.
Vivi di me
Come io vivrò di te
Ma solo nei ricordi
Nei tuoi come nei miei
E niente più
Era rimasto a guardarlo per minuti interi, indeciso sul da farsi, e proprio quando aveva pensato di chiamare Manuel per chiedergli spiegazioni, Dante aveva alzato il volume al suo show.
«Si, scusa.» mormorò l'uomo, dispiaciuto. «Però dai, era Notte Rosa, mica ti disturbo con musica di merda...»
«Sei fissato.» il più piccolo scosse la testa, rassegnato. «In un'uscita scolastica di quarto ce l'hai fatta ascoltare in pullman per ben quattro volte di seguito. È una bella canzone, non lo nego, però anche basta...»
«Peccato non ci fosse Manuel a quella gita, gli sarebbe piaciuta la canzone. Poi non ci ho pensato neanche a fargliela sentire.» Simone alzò gli occhi al cielo buttandosi sul divano e Dante continuò, consapevole di infilare il dito nella piaga, molto a fondo. «Magari gliela invio dopo. A proposito di Manuel...»
Un lamento si fece spazio tra le labbra socchiuse di Simone. Sentir parlare suo padre di Manuel tutto il tempo – perché era il suo ex alunno preferito e perché era il figlio della sua compagna, quindi inevitabilmente l'argomento usciva fuori fin troppe volte – era avvilente, e non lo nascondeva.
«Neanche Anita riesce a sentirlo da un po' di giorni...come sta?»
«E che ne so io?!» sbottò stendendosi per bene.
«Non vi sentite?»
«B-boh...sì.» farfugliò Simone, rigirandosi un anello al dito per non farsi prendere dall'impulso di rompere qualcosa. «Ogni tanto, superficialmente. Forse più per abitudine che per interesse.»
Dante sbuffò una risata che cercò di trattenere, consapevole gli sarebbe potuta arrivare una pantofolata dal figlio. «Raccontami tutte le stronzate che vuoi, ma il fatto che non ti interessi non è credibile.»
«Infatti non parlavo di me.»
«In questo caso non credo neanche che non interessi a lui. Non sei l'unico a potersi vantare di conoscere Manuel come le proprie tasche.»
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Di piccoli grandi ficcanaso e vino rosso | Simuel
FanfictionTra Lacryma Christi e Sangue di Giuda, due anime potrebbero tornare ad incontrarsi.