3. Cioccolato e menta

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Sparire è un'arte.

Ma Riccardo è bravo a giocare a nascondino – bravissimo – e allora lo trova sempre.

Alessandro ha gli occhi lucidi, ma non dice una parola (e quindi Riccardo non domanda mai): anche il silenzio è un'arte ma, lui, che l'arte non l'ha saputa capire mai, lo rompe inesorabilmente e Alessandro comunque non apre bocca.

Sparire è un'arte – se sai come fare a ritrovarti da solo.


3. Cioccolato e menta


Riccardo lo cerca ovunque – nei luoghi e in ogni negazione, s'inventa mille scuse per andarlo a stanare ma, quando finalmente capisce dov'è che Alessandro sta giocando a nascondino con la sua mente, tentenna. Sparire è un'arte – smettere di farlo, ancora di più.

Un po' lo fa ridere, che si sia rintanato nel centro benessere dell'hotel, pur di imparare a evitare quel confronto (inevitabile): ma Riccardo è più supereroe di tutti quanti e, quando Alessandro inizia ad aver la pretesa di scomparire, gli ricorda che è arte solamente se la comprendono tutti. Altrimenti è uno sfogo. E lui, che si sfoga scomparendo tra i muri, forse l'arte la capirà più di Riccardo – ma è cerino spento, umido di pioggia, e altrettanto insensato – ma a cosa gli servirà mai, la comprensione, se poi ogni ragione inevitabilmente si rabbuia?

Riccardo lo cerca ovunque ma, quando finalmente lo trova, il viso arrossato di vapore e l'accappatoio odiosamente bianco, vorrebbe voltarsi e correre via. E poi tornare indietro, farlo ridere, e diventare invisibile, per non fargli vedere che s'è tinto di rosso.

Ma, quando Alessandro alza lo sguardo – e spalanca gli occhi, sorpreso – Riccardo finalmente ci arriva: che è inutile, scappare o divenire invisibile, quando qualcuno lo guarda (e lo vede) in quella maniera.

«Si può sapere cosa stai facendo?».

«Ti cercavo».

«E mi cercavi nudo?».

Alessandro non sorride, non ride – si è cristallizzato in quella parola, cercandone il significato, il senso, guardando le pareti come se potesse trovarli lì. Il senso e il significato, ma anche il perché di quei secondi che si slargano tra di loro, e l'espressione inquieta di Riccardo: ci sono cose che solamente le pareti sanno. A volte, sono solamente scritte che conoscono bene l'arte di rimanere invisibili.

«Dovevo venire in giacca e cravatta?» domanda Riccardo, sedendosi accanto a lui. «O preferivi un abito da sera, una minigonna o...».

«Un asciugamano?».

«Mi piace farmi notare» commenta il ragazzo, scrollando le spalle. «Almeno quanto a te piace nasconderti».

«Riccardo» sussurra il suo nome come fosse una preghiera, una supplica che gli spacca i denti e non ha niente. Né senso né significato.

E lui non capisce – perché lo guardi negli occhi, come un avvertimento, come un segnale che non sa come cogliere: Alessandro è un muro, un'ombra, opinioni che non collimano con le sue. E hanno litigato, sul testo di brividi, con quelle strofe che sembravano fare a pugni insieme e invece poi andavano anche troppo d'accordo.

Come loro: che si guardano come se dovessero prendersi a schiaffi (specie Alessandro) e, invece, Riccardo sa che non sarebbe in grado. Non più. Perché, se gli sfiorasse il viso, si perderebbe ancora una volta, forse per sempre: è il gusto di sapersi perdere – ritrovarsi.

Riccardo non lo tocca perché, se solamente sapesse di che consistenza Alessandro ha il cuore, sarebbe tentato di morderlo. Portarne sempre una parte con sé, sentirlo battere sulla pelle e anche dietro. Ma, quando finalmente si decide ad alzare una mano, Alessandro spalanca gli occhi – perso, senza gusto, senza voglia di ritrovarsi (mai): sparire è un'arte ma, a volte, ci vuole inutile impegno e una bella sbronza per essere artisti. O qualcosa di più.

Nudo con i brividi || BlamoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora