CAPITOLO 1 🌺

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ARON ALLEN

I Lunedì mattina sono sempre i giorni più pesanti della settimana, specialmente se si parla dei primi giorni di scuola, quella consapevolezza che la settimana è appena iniziata e che potrebbe potenzialmente prendere una brutta piega devasta emotivamente qualsiasi persona.

in particolare quel Lunedì fu abbastanza traumatico per me, infatti dato il mio precedente trasferimento in una nuova città, dovetti cambiare scuola e così facendo mi ritrovai a dover non solo cambiare amicizie e casa ovviamente ma anche a ripetere lo stesso anno scolastico in un liceo diverso.

Fortunatamente per me in quello stesso liceo vi era Melanie la mia migliore amica, la quale era super eccitata all'idea del mio trasferimento, erano passati anni da quando ci eravamo visti l'ultima volta e sia io che lei eravamo felicissimi di rivederci.

Mi trovavo difronte al cancello dell'istituto quando vidi da lontano Melanie, stava con un suo gruppo di amiche a parlare, perciò per quanto le volessi bene mi sentii di troppo e decisi di fare finta di niente.

Ma la mia tattica non funzionò a quanto pare," Ciao Aroooon!" esclamò in estasi la mora saltandomi quasi addosso, " C-ciao Melly ehm..ma tutta questa energia di prima mattina a cosa la devo?" chiesi stupito dal particolare umore pimpante della mia cara amica, " deve esserci una motivazione specifica per essere felici?" mi chiese poi con aria superba e ironicamente saggia, "lascia stare, comunque sei sicura che siamo nella stessa classe vero?" domandai poi intimorito, mi aveva recentemente informato che quell'anno lo avremmo frequentato assieme, ma decisi di rinnovare la mia certezza, "si Aron, si, quest'anno siamo in classe insieme....vecchietto" disse per poi scoppiare in una leggerissima risata, ma in effetti aveva ragione, in quella classe sarei stato il più grande, si certo di un anno ma comunque il più grande.

Iniziai a parlare del più e del meno con Melanie, la quale decise di informarmi di alcuni soggetti interessanti dell'istituto, tra cui un certo Frederich Angliton ossia per quello che capii il ragazzo più popolare della scuola, non riuscii a intuire il perché della sua popolarità, la spiegazione di Melanie fu parecchio confusa e poco convincente, Poi mi parlò di una certa vipera di nome Stacy Marley.

Melanie adorava il gossip, argomento che a me non faceva ne caldo ne freddo, infatti spesso rispondevo quasi istericamente alle sue speculazioni.

Nel mentre che Melanie continuava a parlarmi al nostro fianco passò un gruppetto di quattro ragazzi, quasi tutti dall'aria minacciosa o comunque seria e fredda, al centro di essi vi era un altro ragazzo dai capelli biondo grano, probabilmente tinti e dagli occhi azzurro spenti, dava l'aria di essere il capo del gruppetto, lo si intuiva dal comportamento protettivo dei restanti attorno, "levati di mezzo fottuta ispanica!" urlò uno dei quattro alla mia amica, "come scusami?!" chiese indignata e schifata Melanie, "hai sentito? spostati dobbiamo passare!" gli urlò contro un altro dei ragazzi spingendola via e facendola per poco cadere per terra, "hei!" era la prima cosa che mi venne in mente di dire, subito appena pronunciai tali parole notai lo sguardo del biondo al centro su di me il quale per tutto il tempo precedente non si degnò neanche di considerarci, "che cazzo hai da ribattere tu nanerottolo?" sbottò sempre lo stesso ragazzo che spinse Melanie, "vi pare il m-"inizia a rispondere ma venni fermato da un pugno in pieno volto "quale punto di taci non avevi inteso?" mi sibilò poi contro, ma nonostante tutto mi rialzai mantenendo uno sguardo gelido, le gambe mi tremavano e la lingua fremeva di sputargli addosso qualsiasi insulto conoscessi, "ma guardalo, vuoi fare l'eroe fichetta?" disse poi il biondo al centro venendo verso di me e chinandosi vicino al mio volto, probabilmente stava cercando un sintomo di cedimento in me, ma non ottenne niente di tutto questo, continuai infatti a fissarlo dritto negli occhi senza battere ciglio e ciò lo fece innervosire, "che hai da guardare?" disse poi spintonandomi via e iniziando a camminare verso l'entrata, "D-dom aspettaci!" dissero poi i suoi presunti amici correndogli dietro come cagnolini smarriti.

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