[Se sei mia sorella, non leggere l'ultimo paragrafo che poi mi vergogno. Per tutti gli altri, grazie per essere qui.
Vi ricordo che mi trovate su IG (bessie_efp), Facebook (Bessie Efp) e con eventuali piccioni viaggiatori. E ricordatevi, non per mettere hype eh, che il 1/03 fuori "Una stanza piena di gente", una mini-long Blamood di 8 capitoli.
Buona lettura!]
Si chiamano sogni – i brandelli di ricordi, le fantasie e quell'insalata mista di paura e desiderio che gli ronzano in testa.
Qualche volta Alessandro sogna il buio ma, per tutte le altre, un caleidoscopio arcobaleno gli deforma ogni immagine che la sua mente sappia propinargli. Sanno tutte della stessa cosa: menta, cioccolato e quindi di lui.
4. Cos'è meglio di nessun amore
Inizia a sognarlo.
Non incubi, fantasie – Alessandro si rende conto che Riccardo gli è entrato nella testa il giorno in cui si sveglia, aspettandosi di trovarselo accanto, immerso in un mondo di sogni colorati ed emozionati e chiassosi come lo è lui. E non lo trova.
Perché Riccardo siede sulla sponda del letto e lo guarda, con la bocca rovinata da un sorriso divertito – non sa perché, ma c'è qualcosa in lui che lo turba. Qualcosa di inquieto e disperato che, quando riesce a scavare quell'inevitabilmente lontananza tra di loro, piange fino a prosciugarsi.
«Parli nel sonno».
Riccardo sorride, passandosi una mano in viso – fuori è buio pesto, ancora, il sole non s'è dato la pena di iniziare a rischiarare il cielo: ma, guardando i cerchi neri che ha sotto gli occhi, Alessandro si domanda se Riccardo si sia mai addormentato per davvero.
«Mi dispiace» sussurra, mettendosi a sedere, di fianco a lui. «Ti ho svegliato?».
«Ero già sveglio, è solo che...» sospira. «Mi hai chiamato».
«Scusami, era un po' che non mi succedeva».
Riccardo sorride – non glielo dice: che ha pronunciato il suo nome con un'urgenza tale da fargli desiderare, con ogni facoltà che possiede, di sentirglielo dire per davvero, con quel tono di voce, una parola così priva di senso come un nome.
«Stai bene?» Alessandro si tira a sedere, scivolando accanto a lui. «Sembri turbato».
«Lo sono».
«Cosa posso fare?».
«Non turbarmi, ad esempio» risponde Riccardo, con quella stessa risata amara che gli ha sentito usare così tante volte.
«Dovrei essere io, quello turbato» risponde Alessandro, alzando un sopracciglio. «Un diciannovenne, indubbiamente eterosessuale, mi ha ficcato la lingua in bocca».
«Non ti ho ficcato la lingua in bocca!» Riccardo sorride, ha un luccichio strano negli occhi. «Semmai il contrario».
«Non ci provare nemmeno» lo rimbrotta il maggiore, nascondendo un'espressione divertita. «Prenditi le tue responsabilità, marmocchio».
«Te ne saresti accorto, se fossi stato io» Riccardo ride, passandosi una mano tra i capelli. «Se vuoi puoi provare e poi mi saprai dire».
Si chiamano sogni – fantasie: quando Alessandro vorrebbe ridacchiare ma, l'unica cosa che gli taglia la bocca è un borbottio imbarazzato, che fa voltare Riccardo con gli occhi spalancati, saturi di sorpresa.
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Nudo con i brividi || Blamood
FanfictionPrendimi, usami, strappami la camicia. Alessandro non dice una parola - mai: è sempre Riccardo, quello che sa colmare ogni silenzio, aggrappandosi alle virgole e alle parole come se dovesse usarle per risalire la montagna che, inevitabilmente, li se...