Capitolo 2Dalle bocchette dell'aria arrivò un gelo pungente che lo fece svegliare.
Enrico guardò l'ora e decise di riprendere il cammino.
Alle 6.00 del mattino era arrivato a valle, oltrepassato il boschetto ancora pianeggiante, mise in seconda ed iniziò la salita. Dopo qualche curva era già molto in alto, la strada era libera e riusciva a godere del panorama in pieno. Da un lato costeggiava la montagna e dall'altro la scarpata, non ricordava più la bellezza di quella veduta, infatti da quella altezza si vedeva tutta la vallata con le pale eoliche in funzione e i campi coltivati variopinti, con i loro colori nell'insieme gli ricordavano le coperte calde che sua nonna realizzava all'uncinetto e che facevano concorrenza alle migliori stoffe di patchwork in commercio.I ciottoli dello sterrato sfrecciavano sotto le ruote che spesso perdevano presa.
Non ricordava che la stradina fosse così ardua da sembrare una Parigi Dakar e si ritenne fortunato che il periodo di neve fosse ancora lontano, dato che la sua auto, nonostante avesse la trazione posteriore e fosse in ottime condizioni, avrebbe potuto avere problemi senza le catene a bordo.Stanco del viaggio si recò direttamente nella sua vecchia casa, ci aveva vissuto per poco perché si trasferì a Milano quando aveva appena compiuto undici anni. Non aveva sofferto molto la lontananza dai suoi compagni, infatti si era sempre tenuto in contatto aspettando ogni estate per rivederli.
Dopo la morte di suo padre aveva pensato di venderla, poi però con l'insistenza di Elisa aveva deciso di tenerla per le vacanze estive, considerando che una bella boccata di aria di montagna gli avrebbe giovato quando fossero andati più in là con gli anni.
Aveva lasciato una copia della chiave a Nico, uno dei suoi amici d'infanzia per alcuni tratti simile a lui, attualmente operaio specializzato volenteroso che si era proposto di occuparsene in sua assenza.
Superato l'ingresso del paese e passata la piazza, fece attenzione a non strisciare i lati dell'auto tra i muri delle case così vicini che si affacciavano sulla strada. Riconobbe con nostalgia tutte le abitazioni, erano più piccole rispetto a quel che ricordava e anche meno colorate, tutte ammassate in un accrocchio senza un ordine preciso.
La piazzetta del belvedere davanti casa era rimasta la stessa, era una delle poche davvero suggestive, il pavimento in marmo chiaro secolare le dava un tono regale e la balaustra in ferro sottile provocava ancora in lui una sensazione di vertigine come da bambino. Parcheggiò su di essa ed entrò in casa.Infilò la chiave nella serratura e aprì il portoncino d'ingresso che interamente fatto di legno massiccio si era gonfiato a tal punto che strisciò sulle piastrelle in cotto così pesantemente da lasciare un solco a mezzaluna.
Il viottolo stretto e le imposte chiuse, non lasciavano modo alla luce del mattino di entrare.
Nel buio mise una mano sul muro dove ricordava ci fosse l'interruttore per cercare di accendere la luce, ma non si accese.
Le pareti spesse erano fredde e umide al tatto e nonostante Nico fosse già andato ad accendere i riscaldamenti la sera prima, sapendo del suo arrivo, la casa era ancora gelida.
A tentoni si avvicinò a un cassetto della cucina per prendere una torcia e scese giù i cinque gradini del piccolo scantinato in fondo alla stanza.
Trovato il pannello elettrico vide che era saltato uno stotz. Riposizionato nella posizione giusta e accesa la luce, si sdraiò sul divano in attesa che il boiler scaldasse l'acqua.
Il tempo di una doccia calda ed erano già le 8.00, si vestì con gli abiti adeguati ad un funerale e si avviò verso casa di Stefano.
Per arrivarci dovette passare dalla piazza centrale e vedendo il bar aperto si fermò giusto per comprare le sigarette che erano quasi finite.
Scostò la tendina di perline ed aprì la porta. Il bar era tristemente vuoto.
Saranno tutti a casa di Stefano, pensò.
L'odore impregnato delle assi di legno che rivestivano i muri, lo riportò indietro nel tempo.
Il vecchio Lucio con molti capelli in meno, non aveva cambiato una virgola in quel posto. Era lì, seduto dietro al bancone, dava le spalle alla porta, con la solita pezza in mano e con lo sguardo fisso sulla piccola televisione a tubo catodico. Dopo aver sentito il rumore provocato dalla porta distolse lo sguardo dalla TV: – Enrico? Caspita figliolo da quanto tempo!– Disse, appoggiandosi con tutte e due le braccia possenti e pelose sul piano.
–Mi hanno detto che sei diventato un bravo avvocato. Hai saputo eh? Ci vediamo dopo alla messa. – Le sue poche parole mentre mi consegnava ciò che gli avevo chiesto.Lucio era il proprietario del bar del paese.
L'aveva ereditato da suo padre che a sua volta l'aveva ricevuto da suo nonno.
Il bar era tenuto bene e accoglieva sempre un gran numero di persone.Era una persona all'apparenza mite, non si era mai sposato e non aveva avuto figli.
Da sempre prometteva che avrebbe lasciato il bar ad uno dei ragazzi che abitavano in paese e che considerava come figli suoi, quando un giorno sarebbe diventato vecchio e avrebbe dovuto lasciare il suo lavoro.
I bambini erano entusiasti di quella promessa e lo aiutavano volentieri nelle pulizie del bar pur di essere scelti, sfidandosi tra di loro a chi era il più meritevole.
Da ragazzi andavano pazzi per la saletta al suo interno, dove c'erano tre o quattro videogiochi e un solo flipper. Poi vi era una vecchia cabina telefonica con le porte a vetri oscurati di color fumo, che una volta chiuse, dava l'impressione di essere una macchina del tempo.
Nonostante gli schiamazzi Lucio non si era mai arrabbiato con loro, anzi cercava sempre di accontentarli.
Il bar era stato costruito appositamente sotto la base di alcune rovine del castello che a sua volta si ergeva in salita verso la zona più alta del paese.
Una volta non c'era la legge necessaria per dare tutela a valori come il patrimonio culturale ed artistico, quindi tirare su dei muri sfruttando le rovine era sembrata ai suoi avi una buona cosa.
A causa di ciò, d'estate era sempre fresco e d'inverno abbastanza caldo e accogliente.Lucio conosceva tutti ed era a conoscenza di tutto. Quando qualcuno aveva bisogno di un favore o di un consiglio, si rivolgeva a lui che sapeva sempre trovare il modo di dare una mano.
Erano anni che Enrico non metteva piede in quel bar.
Dalla piazza si scorgevano in lontananza gruppi di persone in abito scuro come fossero piccoli gruppi di formiche operaie brulicanti, intente a seguire i tracciati che conducono al cibo, cambiando anche spesso il percorso.
Avvicinandosi si poteva cogliere dal bisbiglio, che non si parlava d'altro che delle nuove elezioni.
Il padre di Stefano era il sindaco del piccolo comune da quindici anni. Lo stimavano tutti. Il paese aveva prosperato nell'ultimo periodo grazie a lui.
Era una bravissima persona. D'altronde si dice così quando vi è una dipartita improvvisa. Ovviamente il paese non poteva rimanere sprovvisto di un capo e quel capo doveva essere eletto al più presto.Enrico dopo una breve passeggiata, era arrivato quasi sulla soglia di casa di Stefano.
Su piccole seggiole impagliate, due signore anziane con il velo a lutto sul capo, presenziavano come milizie ai lati della porta aperta.– Ora pro nobis – Continuavano a ripetere.
Enrico scostò la tenda traforata di pizzo ed entrò.
Il tanfo di aria viziata misto al profumo dei fiori delle ceste, lo travolse e gli diede allo stomaco da provocargli quasi un conato.
Appena visto, Nico gli andò incontro.
– Grazie Enrico di essere venuto.
– Condoglianze.
Enrico si avvicinò a Stefano, salutò la madre e dopo i soliti convenevoli si dileguò volentieri e in fretta fuori. Nico lo seguì.
– Hai da accendere Enrico?– Disse con la sigaretta in bocca tastandosi ogni parte della giacca. –
– Purtroppo sì.– Tirò fuori l'accendino dalla tasca. – Cosa volevi dirmi al telefono ieri?
– Ascolta, non potevo parlare, ero con Stefano e all'inizio non voleva farlo sapere in giro, ma come tu ben sai, qui in paese sanno tutto di tutti. Hai fatto bene ad andare via tu.– Iniziò Nico tirando una grande boccata di fumo. – L'hanno trovato impiccato in campagna. Pendeva dal melo della "Patanara".
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La patanara
Misteri / ThrillerCiao a tutti, questo romanzo è stato pubblicato su Amazon. Enrico è un giovane avvocato di Milano, è fidanzato con Elisa con la quale convive. La vita scorre tranquilla fino a quando riceve una telefonata improvvisa che lo riporterà nel suo paese na...