5. La volpe e l'insalata (un po' acerba)

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[Non inserisco foto con la faccia di mia sorella con scritto "Io non posso leggere" perché devo tornare a lavorare.

Grazie a chi commenta e mi lascia stelline per questa storia, siete davvero una fonte di grandissima soddisfazione personale. Vi ricordo che se voleste spoiler, me che sclero e molto altro mi trovate su IG (bessie_efp) e Facebook (Bessie Efp).

Domani uscirà il prologo di "Una stanza piena di gente", spero che andiate a leggerla!

Vi lascio alla lettura, chiedendovi anche di suggerirmi qualche coppia, citazione o prompt per la storia che scriverò per il mio compleanno, dato che faccio regali agli altri e non a me ahahah (trovate l'annuncio sul mio profilo!).

Buona lettura]


Vorrei dirti, dirti che.

Che sul fondo del mio cuore stracciato, senza che nessuno possa scollarti via di lì, ci sei ancora tu.


5. La volpe e l'insalata (un po' acerba)


Respira.

Scopre che Alessandro è di carta dopo aver cantato – non vetro soffiato, cartapesta (stracciata).

Scopre che non può aiutarlo, capirlo, sostenerlo – nemmeno glielo dice.

Riccardo scopre su internet che anche i cuori di carta, per quanto dolorosamente belli, celano le loro crepe. E, quando gli chiede spiegazioni, Alessandro ha il sorriso un po' sfilacciato di chi arriva per ultimo giocando al lupo mangia frutta: e tu che frutta vuoi?

Si mette al letto e lo chiude fuori – non a chiave ma, quando Riccardo si stende di fianco a lui e prova a sfiorarlo, a domandargli perché, Alessandro sa di parole sprecate, dette a caso, giustificazioni e non sa come dirgli che, a lui, la frutta nemmeno piace. E Riccardo, che dalla coda di bambini che scelgono la fragola, dice d'esser insalata e urla allora scegli me.

Ma le scelte, il fottutissimo atto d'accontentarsi che forse è la scelta più vera di tutte quante, stracciano, le scelte frantumano e, quando finalmente Alessandro domanda dell'insalata, Riccardo non riesce a dirgli che è lui (lo è sempre stato).

«Potevi dirmelo» Riccardo lo guarda, inquieto. «Non dirlo a chiunque, ma a me».

Se ne pente subito – e cos'ho, io, di speciale? – mentre Alessandro lo guarda e tace, avvolto nel proprio pigiama più pesante (e trema ancora).

«Sapevo che saresti andato nel pallone, se ti avessi detto che mi sentivo male» mormora, con gli occhi chiusi. «Non volevo farti preoccupare, o peggio».

«Peggio?» domanda Riccardo, mettendosi sul fianco. «Cosa potevo fare di peggio di così?».

«Tormentarmi come stai facendo da circa un'ora, ad esempio. Penso sia abbastanza».

«Non ti sto tormentando: volevo solo farti compagnia».

«Non mi serve un infermiere».

«Nemmeno uno sexy come me?» Riccardo ride, non ha altro da dirgli. «Se vuoi posso spogliarmi, se ti piacciono i giochi di ruolo».

«Mi piace quando stai zitto» borbotta Alessandro, senza aprire gli occhi. «Se devi rimanere qui, possiamo dormire?».

«Ho detto a tutti che rimanevo con te, nel caso avessi bisogno» sospira, incerto. «Ma ora mi dirai che non hai bisogno di me, vero?».

Alessandro apre gli occhi, a fatica – non gli dice, non può farlo, che potesse scegliere avrebbe sempre bisogno di lui. Ma, quando finalmente si risolve a confessargli il suo ennesimo peccato, Riccardo sta fissando il muro con aria turbata.

Nudo con i brividi || BlamoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora