4. «Io e lui, su questo tetto.»

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Aprii la piccola porta che conduceva al tetto, per poi richiuderla dietro di me. Vidi un ragazzo seduto sul cornicione del tetto, che capii all'istante fosse Amine, visto che questo posto non lo conosceva nessuno, all'infuori di me e lui.

Mi sedetti al suo fianco, mentre il silenzio regnava fra noi due. Il sole stava tramontando e le strade di San Siro sembravano vuote da qui sopra. Guardai con la coda dell'occhio il ragazzo al mio fianco, il quale aveva lo sguardo puntato sul cielo.

«Allora è una cosa seria, con quello?.» chiese, prendendo parola per primo.

«No, siamo solamente amici.» dissi, guardando l'orizzonte, perdendomi fra i colori del cielo. «Oggi ne abbiamo parlato e siamo entrambi d'accordo, non potrebbe mai funzionare.»

Lo vidi con la coda dell'occhio annuire, mentre osservava un punto indefinito del cielo.

«Ti turbava una mia possibile relazione con Luigi?.» chiesi, giocando con i miei anelli.

«Avrebbe portato confusioni e squilibrio in zona, mi turbava questo.» disse, con estrema tranquillità.

Regnò il silenzio per la seconda volta, cosa che non è da noi. Avevo capito che c'era qualcosa che non andava appena sono arrivata, visto che non mi ha mai rivolto uno sguardo.

«Hanno portato dentro Samy.» disse a un tratto. «Lo hanno preso ieri sera, mentre noi eravamo in quella stupida discoteca.»

Potevo sentire il dolore nella sua voce, il dolore di non essere stato al fianco del suo amico quando è stato portato via.

«Amine, non sentirti in colpa per non esserci stato, non potevi saperlo.» dissi, posando una mano sulla spalla del mio amico, il quale si passò una mano sul volto. Lo feci appoggiare sulla mia spalla, mentre gli accarezzavo la testa e lui piangeva.

Non amava farsi vedere piangere, ma quando era con me abbassava ogni sua difesa e usciva fuori il vero Amine; un suo lato ben nascosto che non riusciva a far vedere a chiunque, nemmeno a sua madre. Pensava che farsi vedere debole davanti a qualcuno fosse una cosa sbagliata, che col tempo gli si sarebbe ritorta contro. Credeva che se le persone lo avessero visto vulnerabile, avrebbero usato questa sua vulnerabilità contro di lui.

«Devi stare tranquillo, per favore.» gli dissi, accarezzandogli piano i capelli rasati, mentre sentivo il ragazzo calmarsi sotto il mio tocco.

Avevo questo potere di essere molto persuasiva su di lui e il perché ad oggi non l'ho mai capito.

Il ragazzo si ricompose, passandosi una mano sul volto e girandosi verso di me, sorridendomi leggermente, per poi posare il suo braccio sulle mie spalle.

Amavamo passare le giornate così: io e lui, su questo tetto. Ci dava un senso di tranquillità e riuscivamo a svuotare la mente. Passavamo intere ore in silenzio e altre a parlare di argomenti molto profondi, che con qualsiasi altra persona non riuscirei a parlarne.

«Cos'è l'amore per te?.» gli chiesi a un tratto, guardandolo dolcemente, mentre lui teneva lo sguardo fisso nel nulla, immerso nei suoi pensieri.

«L'amore, cazzo.» esordì, ridendo leggermente. «Non so, non provo amore da tempo.» disse, facendo scontrare i suoi occhi nei miei. «Per te?.»

Sospirai, distogliendo lo sguardo da lui, guardando il cielo dinnanzi a me e cercare le parole giuste tra le nuvole.

«L'amore penso sia un sentimento forte, ma allo stesso tempo debole. Un sentimento che ti fa sentire completamente legato alla tua persona, tanto da diventare debole per essa.» iniziai a dire, sotto lo sguardo attento del moro. «L'amore ti consuma dentro, proprio come una sigaretta.»

Riportai lo sguardo su di lui, che mi guardava incantato. Lo vidi annuire, per poi guardare nuovamente il cielo.

«Non tutti si possono permettere di essere deboli.» commentò, per poi sospirare. «Le persone non aspettano altro che vederti debole per colpirti, jolie.»

𝗣𝗮𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗮𝗺𝗮𝗿𝗲 ; 𝗡𝗲𝗶𝗺𝗮 𝗘𝘇𝘇𝗮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora