Oh, take me back to the night we met
I don't know what I'm supposed to doLa guerra era finita e Chris si sentiva libero di fare quello che voleva. Era stato arruolato e per poco nel 1943 si era tenuta stretta sé la propria vita. Era stato travolto dalle macerie e ci aveva messo un po' a riprendersi del tutto, ma ora la guerra era finita ed era un uomo spensierato, senza alcuna preoccupazione: era ricco, colto e seducente. Si era liberato della sua fidanzata una volta tornato a casa, l'avrebbe dovuta sposare, ma decise di interrompere il fidanzamento. Si chiamava Marta e non la sopportava, per nulla, anche se nei primi mesi la sua compagnia gli faceva molto piacere. In realtà non aveva mai desiderato una compagna, sua mamma aveva insistito per il fidanzamento con Marta, una ragazza italiana che viveva in Inghilterra dal 1929, da quando aveva solamente tre anni. Chris Anderson aveva un anno in più di lei, e pensava che la differenza si sentisse parecchio, la trovava molto infantile, e il fatto che non sapesse suonare uno strumento lo faceva imbestialire. La guerra aveva forgiato un altro uomo. Aveva compreso quanto fosse fortunato a potersi permettere certi vizi che non voleva sfiorare nemmeno con la mente, così decise di assecondare sé stesso e iniziare a fare l'uomo viziato.
Era pomeriggio tardo e Chris vagava per le strade di Londra senza una meta precisa, anche se sapeva perfettamente dove sarebbe finito quella sera, come le altre. Ormai frequentava il club tutti i giorni, non importa se la mattina o quando ormai il sole riposava. Il proprietario era diventato un suo caro amico, e spesso lo raggiungeva al tavolo con un altro paio di persone sempre nuove e di cui avrebbe visto di nuovo i volti solo un paio di volte. Prima della guerra non frequentava mai quei posti, non li trovava degni del suo titolo ma, da quando era tornato si sentiva diverso, molto. Entrò da solo, non si era fatto accompagnare da nessuno e non sperava nemmeno che avrebbe incontrato un qualche suo amico. Si sedette ad una poltrona in fondo alla sala e aspettò che arrivasse un cameriere. Si avvicinò un ragazzo che indossava una camicia bianca con il gilet nero e dei pantaloni a sigaretta che gli stavano davvero bene. Sul cartellino che il personale era dovuto indossare c'era stampato "Marco": un'altro italiano, pensò Chris. Probabilmente era un cameriere nuovo, perché non lo aveva mai visto nei dintorni prima di allora. Aveva i capelli neri e gli occhi verdi, ma un verde più sul grigio, lo trovava affascinante. <<Posso chiederle se vuole ordinare?>> domandò prendendo un taccuino dalla tasca posteriore dei pantaloni. <<Il solito, grazie>> rispose Chris, sapendo che quell'uomo non poteva sapere cose il suo "solito" fosse, era pronto a gridargli contro ciò che c'era scritto dietro il bancone del bar del locale: il cliente ha sempre ragione; ma non ne aveva avuto la possibilità dato che Marco si limitò a sorridergli cortesemente e allontanarsi. Pochi minuti dopo Marco tornò con un vassoio con il suo drink solito e degli stuzzichini. Chris lo guardò incredulo. <<Come facevi a saperlo?>> domandò con aria di superiorità. <<Voi aristocratici siete uguali in tutto, pure nei drink che bevete e non ve ne rendete nemmeno conto>> rispose, poi posò il bicchiere sul tavolino e andò da un gruppo di clienti numerosi rivolgendo loro il suo caldo sorriso. Era nuovo ma dal modo in cui si muoveva non era di certo la prima volta che lavorava come cameriere e sembrava essersi già ambientato bene nel locale e aver memorizzato il numero dei tavoli. Lo osservò per tutta la sera e si accorse che aveva già stretto dei solidi rapporti con i suoi colleghi. Decise che voleva conoscerlo meglio, così schioccò le dita per attirare la sua attenzione, perché si stava facendo tardi, ma il gesto sembrò innervosire il ragazzo che era impegnato a trasportare un vassoio pieno di boccali di birra, ma poco dopo ascoltò il suo richiamo e gli si presentò davanti tenendo il blocchetto di carta tra le mani. <<Desidera ordinare altro?>> chiese.
<<Vorrei sapere se domani a quest'ora sarai qui>> accavallò le gambe.
<<No>> mise da parte carta e penna, incuriosito. Stavano flirtando?
<<Allora dimmi quando inizierai il tuo turno, domani>>
<<Non glielo dirò. Ma se le va, stacco tra meno di venti minuti>> decise di rimanere in gioco.
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Il nostro solito
RomanceÈ il 1946. Christopher è un uomo cambiato dalla guerra, è ricco, affascinante e virile, dopo tutti quegli orrori vuole lasciarsi cullare dai vizi della vita. Marco è un ragazzo ferito dalla guerra, si impegna a lavorare sodo al club preferito di Chr...