Capitolo 15

107 6 1
                                    

Numero di parole: 1452


Una forte confusione albergava nei meandri più oscuri e profondi del mio cuore.

Cosa provavo davvero?

Me l'ero già fatta in passato questa domanda; quando non capivo da dove derivasse la mia rabbia, o quando non coglievo la natura dei miei sentimenti per Senku.

Eppure, nonostante non fosse la prima volta che si presentava un dubbio di quel tipo, era come se la mia mente si fosse dimenticata come affrontarlo.

Tristezza o indifferenza? Quale delle due mi aveva in pugno?

Mi rimaneva un'unica certezza: le emozioni negative sarebbero tornate all'improvviso, e quando sarebbero arrivate, mi avrebbero devastata fino a farmi dimenticare com'era vivere senza di esse.


I passi di Chrome erano pesanti e privi di grazia; scalciavano il suolo violentemente, facendo scricchiolare il letto di foglie secche che li accoglieva.

L'alto pendio che s'affacciava all'oceano si piegò, formando una ripida discesa. Imboccata essa, le suole delle sue scarpe presero a strisciare fastidiosamente lungo il terreno, seppellendo il vivace cinguettare di un piccolo stormo di rondini, che stava migrando via verso paesi più caldi.

Sul dolce azzurro del mare erano dipinti un milione di frammenti di sole, intenti a rincorrere le piccole onde dirette verso la riva.

Chrome mi voleva portare alla foce del fiume, dove, a detta sua, aveva costruito "una macchina meravigliosa". Mi convinse ad abbandonare l'idea di cercare le rape rosse, persuadendomi a pescare con lui i primi salmoni di ritorno dalle acque oceaniche.*

"Uh – Esclamò, stringendo gli occhi per osservare meglio un punto indefinito nel mare – Sono Ayano e Senku quelli?"

"Cosa?" Domandai io agitata, scrutando con foga dove il suo indice indicava.

Eravamo ai piedi della discesa che avevamo percorso e una coltre di alberi ci rendeva difficile scorgere l'immensa conca celeste.

"Andiamo avanti." Proclamò lui e io lo seguii.

La terra fu sostituita da un letto di sabbia e, ridotta la distanza dalla riva, vidi finalmente ciò che Chrome aveva scorto.

A pochi metri dalla sponda galleggiava una piccola barca di legno. Vicino ad essa, immerso fino al petto, c'era Senku che, con stampato sul volto un sorriso luminoso, guardava Ayano nuotare poco lontano da lui.

Ella nuotava fendendo le acque con eleganza; esse la accoglievano come parte di loro quando vi si immergeva e le scorrevano delicatamente lungo il corpo quando riemergeva; la sua risata vibrava nell'aria, serena e leggera come la brezza marina, mentre le gocce che le imperlavano la schiena e le spalle riflettevano l'accecante luce bianca del sole.

Mi sembrò di stare sul fondo di un profondo abisso, dove la pressione è vertiginosamente alta e senti ogni centimetro di te venir schiacciato dall'enorme peso dell'acqua.

"Kohaku, ti mostro la mia macchina magnifica e poi facciamo un bagno anche noi." Affermò Chrome persuaso alla vista dei suoi amici.

Io non risposi. L'afflizione premeva con forza sulle pareti della mia gola, impedendo alle parole di uscire.

"Mi ascolti quando parlo? – Aggiunse Chrome seccato, voltandosi poi verso di me – Oi, scema! Ma che ti succede?"

"Mh." Sussurrai io. Il mio mormorio era flebile e spezzato, un chiaro presagio del pianto che ne sarebbe conseguito.

𝑺𝒕𝒐𝒏𝒆 𝑯𝒆𝒂𝒓𝒕𝒔 | Dr.StoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora