L'arroganza Delle Maiuscole

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Fin da piccola amavo i mesi freddi: la cioccolata calda, il plaid in pile sulle gambe e le repliche di Fantaghirò alla tv. Tralasciando il discorso delle falangi bloccate e del nasino congelato, amavo quel periodo che intercorreva poco prima dell'inverno e il suo freddo polare. Strinsi sul naso la sciarpa nera con i cuori rossi regalatami da Dario il Natale passato inchiodando i tacchi

sull'asfalto cercando di non cadere. Le scarpe nuove Chanel mi facevano sempre questo effetto. Mi avvicinai a grandi passi all'auto di Dario che nel frattempo mi seguiva come un'ombra avendo la mia stessa paura. Arrivata davanti alla portiera lui l'aprì facendomi accomodare, e accertandosi che fossi entrata in macchina sana e salva, passò davanti all'auto stringendo anche lui il bavero della giacca del suo lungo cappotto blu. L"aspettai entrare in auto come sia aspetta l'alba: sorridendogli. Lui rispose con quel meraviglioso sorriso accentuando quella fossetta che avrei preso tranquillamente a morsi. Mi appoggiai allo schienale con occhi sognanti mentre lui azionava la stufa della macchina e apriva il suo cappotto lasciando intravedere la camicia blu scuro che portava insieme ai pantaloni neri e le scarpe stringate dello stesso colore. Gli sarei saltata nuovamente addosso se non fosse che l'etica della signorina per bene imponeva di comportarsi educatamente in luoghi pubblici e soprattutto davanti al portone di casa. La macchina si accese subito dopo il tocco di Dario, e dopo aver azionato la retromarcia, si spostò di qualche metro per poi incamminarci verso la pizzeria, quando qualcuno si piazzò davanti al finestrino di Dario. La signorina in questione iniziò a bussare contro il vetro facendo sì che quest'ultimo lo abbassasse.

« Dario ciao, scusami se ti disturbo... hai un minuto? », ed eccola lì: Letizia Banchi, capo condomino, amministratrice, e mangia uomini di professione. Da quando aveva messo piede nel nostro condominio, poco tempo prima che io mi trasferissi da Dario, aveva dettato legge e buttato l'occhio sul sedere del mio ragazzo. Da quel momento era partita una battaglia contro di lei soprannominata da Dario " Le battaglie senza senso di Anita".

« Dimmi pure Letizia... », rispose lui accomodante senza voltarsi dalla mia parte. Sapeva che avevo già drizzato le antenne.

« È arrivato il conteggio forfetario delle spese condominiali trimestrali...scusami per l'intrusione, ma ti avrei chiamato se avessi avuto il tuo numero... », disse la sfacciata sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori insieme alla sua scollatura che andava contro ogni legge della termodinamica considerando il clima ostile che c'era quella sera a Milano.

« Letizia, Cara, ti ho dato il mio di numero! Non ti ricordi? », esclamai spingendomi di peso verso Dario che mi lanciò subito uno sguardo divertito ma che cercò di mascherare.

« Ah sì? Non ricordo tesoro... e poi pensavo che dato che il padrone di casa è Dario avrei dovuto avvertire lui... »,

« Letizia, ti ringrazio per la tua discrezione, ma come ti ho detto l'altra volta, parlare con me o con Anita ha lo stesso valore! Quindi preferirei che tu parlassi con lei per queste cose... »

« Beh, se la metti così, non c'è nessun problema! Sono sicura che Anita saprà cavarsela con queste scartoffie! »

« Lei è bravissima in tutto...», asserì Dario prendendomi per mano mostrando al capo condomino il solitario che mi aveva regalato. « E poi tra poco sarà mia moglie... »

« Wow... ragazzi... vi faccio i miei migliori auguri! Ma non è troppo presto?...», esclamò lei con sguardo interrogativo. Cosa pensava? Di avere una chance?

« No, non lo è... non lo è se trovi la persona giusta... », rispose Dario lanciandomi uno dei suoi sguardi dolci. Meraviglioso.

Bene... allora ci sentiamo presto! Buonaserata... », disse frettolosamente lei cercando qualcosa da fare e trovandola nel professor Fosti che si accingeva ad entrare nel palazzo.

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