44- Nessuno è perfetto

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Jessica pov's

Mi svegliai di soppiatto, capendo subito di non essere nel mio letto. Mi ricordai immediatamente di essere tornata da Ethan e di essermi fermata a dormire da lui. Lo cercai a tastoni accanto a me e lo trovai subito. Era girato di spalle, il lenzuolo a coprire solo le gambe.
Mi misi a sedere per controllare l'orario sul cellulare. Erano le undici di sera, ma la cosa strana era non aver ricevuto nessun messaggio da parte di mia madre. Mi aspettavo trecento telefonate e messaggi preoccupati, invece niente.

<<Mi sono permesso di prendere il tuo telefono e mi sono inventato che ti saresti fermata da Chloe>> una voce parlò nell'oscurità, facendomi spaventare. Ovviamente era Ethan.

<<Ah. Ti ringrazio>> poggiai di nuovo il telefono sul comodino e mi sdraiai nel letto, scostando il lenzulo perchè faceva davvero tanto caldo <<I tuoi si sono accorti di me?>> domandai, ormai non avevo più sonno e volevo parlare con lui.

<<No>> disse, sbadigliando <<Poi domani se ne andranno via presto, quindi non corri nessun pericolo>>

<<Va bene>> la verità era che non sapevo cosa dire. Piano piano mi tornarono in mente la mia malizia e la mia sfacciatagine. Mi ero spogliata davanti a lui senza pensarci due volte e lo avevo tentato, baciato, stuzzicato. L'avevo fatto perchè volevo, certamente, ma al tempo stesso provavo vergogna nel ripensare a quel momento, dato che da sobria ci avrei pensato mille volte prima di lasciarmi andare così.
Sapevo perfettamente che anche lui lo desiderava, però al contempo voleva trattenersi. Scossi la testa, sccacciando quel pensiero.

<<Se hai caldo puoi aprire entrambe le finestre>> mi disse dopo attimi di assoluto silenzio.
Mi alzai ad aprirle perchè avevo bisogno di più aria, non solo per il caldo atroce ma soprattutto per stemperare l'imbarazzo.
Nuovamente presi posto accanto a lui che si ostinava a darmi le spalle.
Così decisi di perdere tempo al cellulare. Non sapevo davvero che argomento prendere.
Ci pensò lui qualche minuto dopo.

<<Hai fame? Non hai cenato>>

<<No, sto bene, grazie>>

<<Okay>> finalmente si voltò nella mia direzione. Una parte del suo volto era illuminata dalla luce della luna piena <<Che fai?>> indicò il telefono con un cenno del capo.

<<Niente di che>> lo spensi per poi poggiarlo sul comodino <<Non hai più sonno nemmeno tu?>>

<<Direi di no, mi sono addormentato alle nove e mezza>>

<<Io alle otto, e per fortuna non sento il solito mal di testa che lascia la sbornia>> sorrisi, al ricordo di me ubriaca. Ero terribilmente imbarazzante e incontrollabile <<Comunque mi dispiace tanto per essermi comportata in quel modo>>

Sospirò pesantemente <<Non ti preoccupare, non eri in te>>

<<Lo so, però non volevo metterti in imbarazzo>>

<<Stai tranquilla, è tutto passato. Comunque abbiamo fatto bene a parlare di nuovo, credo che ci siano stati dei chiarimenti in più>>

<<Si, è vero. Anche se ho mandato tutto a rotoli con il mio atteggiamento, come sempre. A volte mi sembra di non essere in grado di capire gli altri, soprattutto me stessa. Ho sempre pensato di essere una persona empatica, ma crescendo mi sto rendendo conto di non esserlo davvero. E poi con me stessa è un disastro, perchè non riesco a prendere delle scelte che mi facciano stare bene>> ammisi, nell'oscurità più totale, dove era più facile esprimersi senza la paura di essere giudicata.

Il Mio Amato Fratellastro 2: Quando Tutto CambiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora