Giocano a rincorrersi per non doversi prendere mai – rallentano, accelerano ma, quando finalmente Riccardo lo prende per la camicia, Alessandro sorride e glielo dice.
Guarda che hai barato.
7. Latte e limone
C'è un momento.
Quello in cui lo vede – non per la prima volta, ma è l'unica in cui conta qualcosa: Riccardo ha scelto il bianco, per la finale, ha scelto il bianco perché è il fondo su cui si vedono meglio le macchie. E, adesso che lui ha l'anima che inevitabilmente s'è sporcata (di tutto quello che c'è di sporco – l'amore mai), gli rimane una camicia che mostra il petto che s'alza e s'abbassa al ritmo dei suoi respiri privi di controllo.
Funziona così – che non sai respirare, se ci pensi, ma se smetti di pensarci reimpari – quel singolo attimo in cui Riccardo lo guarda e il mondo perde di significato. Perché Alessandro si trova davanti un ragazzino che pare uno scorcio a matita di un paesaggio di mare – inquieto, incostante (sbiadito).
Riccardo non dà segni d'incertezza ma, quando lo guarda, nudo nei suoi brividi, Alessandro se ne rende conto che l'ansia se lo sta mangiando vivo. Che sente le parole della canzone come la sua stupidissima maledizione personale e, alla fine della fiera, forse le sue strofe rappresentano veramente quel che teme. Di trovarsi nudo, spogliato di quelle barriere che ancora sussistono tra lui e Alessandro, e senza parole – non è fatto per il mutismo, Riccardo, è fatto per essere quella goccia di limone che gli fa stringere la bocca e annichilisce ogni altro sapore. E c'è davvero, quel momento, quando devono guardarsi per veder dentro cos'hanno (nudi con i brividi).
Sul fondo dell'iride, Riccardo è ancora lì: abbraccia la cornea e, quando finalmente incrocia lo sguardo di Alessandro, è nudo per la prima volta – e altrettanto disperato.
E c'è un momento, quando escono dopo la loro ultima o penultima esibizione, in cui Alessandro gli carezza l'anima con lo sguardo – non dice una parola ma, quando finalmente rientrano in camerino, lo fa.
«Sei stato bravo».
Riccardo si sorprende – quand'è che l'approvazione di qualcuno ha cominciato a contare qualcosa, per lui?
(Non qualcuno – quell'abitudine che ti prendi ogni mattina, il latte a colazione e tutto quel che è familiare e quindi è come lui).
«Anche tu» mormora, imbarazzato. «Me la stavo facendo addosso, cazzo».
S'aspetta che gli dica che è un ragazzino troppo emotivo e che condisca quell'affermazione con un bacio e poi. Non ora, si dice, poi.
Ma Alessandro non fa niente di tutto questo, perché lo prende per mano e sorride – un po' stanco, quand'è che ha smesso di aver bisogno di dormire? – con una dolcezza strana, che sa di quell'addio che gli ha prospettato così tante volte da renderlo irreale.
Ma non ora – poi.
«Anche io» ride. «Continuavo a pensare».
«Cosa?».
«Che ho scommesso su di te e, adesso, ci tocca provare a vincere» sussurra, dolcemente. «Altrimenti come faccio a dormire senza te che cerchi di impedirmelo?».
«Non sembrare così rassegnato» risponde Riccardo, avvicinandosi di un passo. «Sei stupido, se pensi che non troverei un'altra scusa per venire a tenerti sveglio: te l'ho già detto, che dormire è per chi non ha i superpoteri?».
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Nudo con i brividi || Blamood
FanfictionPrendimi, usami, strappami la camicia. Alessandro non dice una parola - mai: è sempre Riccardo, quello che sa colmare ogni silenzio, aggrappandosi alle virgole e alle parole come se dovesse usarle per risalire la montagna che, inevitabilmente, li se...