*Drrrriiiiinn*
*Drrrriiiinnn*
*Drrriinn*
Con un gesto a metà tra l'impulsivo e l'isterico, la sveglia venne scaraventata per terra e frantumata in mille pezzi. Era la terza, questa settimana. Il ragazzo dai capelli rossi, però, non se ne curava più di molto...Era fatto così. Impulsivo, irascibile, senza controllo. Da ogni punto di vista.
Si chiamava Chuuya, Chuuya Nakahara, ed era al quinto anno di liceo; già, liceo, scuola, lezioni, studio. Che noia mortale per il ragazzo doversi impegnare in un qualcosa che -secondo lui- non sarebbe servito a nulla se non a guadagnare uno stupido pezzo di carta chiamato "diploma" e a festeggiare con una grande cerimonia in cui lo lodavano...quel giorno, ormai, era vicino, e scatenava varie emozioni all'interno del ragazzo: ansia, stress, rabbia. Rabbia, ovvio. Odiava dover stare insieme ad altre persone a festeggiare un qualcosa di così inutile che impiegava spreco di energie e di tempo. Che disgusto. Piuttosto, per saltare quell'inevitabile celebrazione, si sarebbe dato per malato, passando la sua giornata a casa a leggere un buon libro accompagnato da un bicchiere di vino altrettanto gradevole...Che belli quei momenti tranquilli, quando rimane da solo e quasi sembra che tutta la sua rabbia svanisca nel nulla, lasciando spazio unicamente ad una sensazione piacevole e raramente provata: la pace interiore.
Ma in questo momento il ragazzo non era nel suo fittizio mondo di estasi. Proprio non lo era.
Aprì goffamente gli occhi chiari come zaffiri e, con un lieve inclinamento del capo, guardò la sveglia a terra, frantumata. "Ne ho altre, non c'è problema..." pensò, rigirandosi poco dopo dall'altra parte del letto. Stava quasi per avere nuovamente accesso al mondo dei sogni, quando il telefono accanto a lui, come la sveglia, iniziò a suonare. Il rosso affondò la testa nel cuscino, trattenendosi dal gettare a terra anche l'oggetto tecnologico; no, quello non poteva farlo frantumare in mille pezzi, anche se la tentazione si faceva sempre più intensa.
Con un rapido gesto smise di far suonare l'aggeggio, e, in un istante, si mise a sedere. Davanti al letto era presente un grande armadio con le ante a specchio, le quali riflettevano la figura minuta del ragazzo. Egli si guardò meglio, e vide che aveva una cera più brutta del solito: non erano i capelli arancio spettinati, dei quali alcune ciocche ricadevano sulla sua spalla destra, e nemmeno il viso pallido come da solito, bensì le occhiaie scure che aveva sotto gli occhi azzurri come il mare estivo. Non che gli importasse molto, infatti si girò dopo qualche istante e si alzò, stiracchiandosi . Ma nello stesso momento, Chuuya trasalì. Cosa diamine stava facendo? Ci stava mettendo troppo tempo, davvero troppo. Si rigirò fulmineo verso il letto e prese subito in mano il telefono, accendendolo. 7:32. ...7:32!!!! Era tardissimo. Doveva sbrigarsi, altrimenti non sarebbe riuscito ad arrivare a scuola con il treno delle 7.45, e avrebbe dovuto aspettare due ore prima del prossimo. Sì, infatti, dato che abitava in una piccolissima cittadina, i clienti scarseggiavano, dunque, non era necessario fermare più frequentemente i treni in quella stazione. Ce ne fosse stato uno dopo soli 30 minuti, come nella città della sua scuola!!! Allora sì che il ragazzo sarebbe volutamente arrivato in ritardo, tanto, solo di mezz'ora...ma non poteva, purtroppo.
Si era già messo una camicia bianca e dei pantaloni eleganti neri, e nel mentre stava allacciandosi le scarpe di fretta e furia. Con la stessa velocità, si mise anche una giacca e il suo amato cappello elegante, infine prese la borsa con i libri e uscì di casa.
Ansia, ansia ansia. Camminava, correva, sfrecciava. Non c'era tempo. Doveva muoversi. Il rumore dei passi delle sue scarpe si fece sempre più pesante, da farsi sentire all'interno delle viottole del paese. Ce la stava facendo, era quasi arrivato. Avrebbe tirato un sospiro di sollievo, se solo il treno non fosse già arrivato in stazione e stesse per partire. Il rumore dei passi spaccò definitivamente il silenzio mattutino. Chuuya correva con una mano in testa, intento a non far volar via il cappello.
Le porte del treno si chiusero in un istante, e la signora anziana si spaventò molto nel vedere il ragazzo lanciarsi all'interno, rotolando per terra. Sbuffò, scocciato. Gli davano fastidio quelle figure con gli estranei.
Si alzò, un po' dolorante, ripulendosi la giacca e rispondendo alla domanda che balenò in testa alla signora ma che non aveva il coraggio di chiedere. <<Sto bene.>>
Chuuya andò nei vagoni successivi, alla ricerca di un posto, e vide che in molti lo scrutavano, curiosi. " Che cazzo hanno da guardare?" pensò il rosso, furibondo. Odiava le persone, sì, le odiava. Che disgusto gli faceva provare il dover stare in mezzo ad una folla così interessata a lui. Alla fine, trovò un sedile vuoto e si sedde. Il viaggio era lungo, e quella volta durò un'eternità. Una noia mortale, sotto lo sguardo curioso di estranei. Chuuya ribolliva di rabbia, e ne erano la prova le piccole vene sulle tempie che ribollivano di odio. Ma si controllava. Altrimenti, giura, avrebbe spaccato tutti in due.
Che rottura. Che rottura!!! Lezioni noiose, compagni odiosi, ambiente sconcertante. Che trio perfetto. Ma tutto il malcontento del ragazzo non doveva far sì che egli implodesse interiormente, dunque lo rilasciava, piano piano, e lo direzionava verso i compagni: rispondeva male, facendoli innervosire. Ma la rabbia di Chuuya era assai maggiore...
<< Sei più scorbutico del solito, Nakahara.>> disse uno dei fighetti della classe, iniseme al solito branco.
<<Non pensi di doverti controllare? Chi sei tu per insultarci?>> risatine generali, e, ancora una volta, tutti a guardarlo. Che rabbia, che rabbia!
Stava davvero trasalendo, non ne poteva più di sentirli. Risate, risate, risate! Iniziò a sfogarsi serrando stretti i pugni lungo i fianchi e mordendosi il labbro inferiore.
<< Che spasso, nanetto malefico! Ahhahah!!!>> disse Lory, una di loro.
Nanetto malefico?...
La ragazza venne scaraventata a terra da uno spintone tale che, per il fatto che dietro ci fossero altri ragazzi, anche loro fecero la stessa fine. Lory era a dir poco sbalordita.
<<Come hai osato toccarla?!>> proruppe, finalmente, un maschio del gruppo, non molto più alto del nostro protagonista e con dei capelli corti e biondi. Il ragazzo alto tentò di tirare un pugno dritto in faccia a Chuuya, ma quest'ultimo, avendo previsto la sua "mossa", scivolò appositamente per terra e gli diede un forte strattone alle gambe, in modo da farlo barcollare ed infine cadere. Si rialzò istantaneamente, anche perché se fosse rimasto lì ancora, il ragazzo a terra avrebbe potuto contrattaccare. Gli altri del gruppo erano fermi immobili a guardare la scena, come se non potessero intervenire o proferire parola al riguardo. Erano a dir poco impressionati. Ma non tutti stavano con le mani in mano...
Infatti, una volta steso il biondo, un ragazzo piuttosto robusto, con un atto fulmineo, stampò un pugno dritto in faccia a Chuuya tale da fargli uscire sangue dal naso. Ora basta. Doveva avere vendetta. Odiava tutti quei bambocci a morte. Loro dovevano soffrire come avevano fatto stare male lui. E sarebbe stato proprio lui l'artefice del tutto...Non vedeva l'ora!
Decise di liberare il suo potere, e tutto si trasformò in un'apocalisse.
Nota Autrice
Ciao a tutti! Spero che vi sia piaciuto il primo capitolo e di non avervi annoiati...Ci rivedremo presto con il secondo ;)..
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☘︎𖣔 𝑻𝒆𝒂𝒄𝒉 𝑴𝒆 𝑻𝒐 𝑳𝒐𝒗𝒆~ 𝕊𝕠𝕦𝕜𝕠𝕜𝕦 𖣔☘︎
Romance𝑷𝒆𝒓𝒄𝒉𝒆́ 𝒔𝒆𝒊 𝒂𝒏𝒄𝒐𝒓𝒂 𝒒𝒖𝒊 𝒄𝒐𝒏 𝒎𝒆? 𝑶𝒓𝒎𝒂𝒊 𝒍'𝒉𝒂𝒊 𝒇𝒊𝒏𝒊𝒕𝒐, 𝒊𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝒍𝒂𝒗𝒐𝒓𝒐...>> <<𝑰𝒏 𝒓𝒆𝒂𝒍𝒕𝒂̀ 𝒔𝒊̀, 𝒎𝒂 𝒏𝒐𝒏 𝒉𝒐 𝒂𝒏𝒄𝒐𝒓𝒂 𝒇𝒊𝒏𝒊𝒕𝒐 𝒅𝒊 𝒇𝒂𝒓𝒆 𝒖𝒏'𝒂𝒍𝒕𝒓𝒂 𝒄𝒐𝒔𝒂, 𝒄𝒐𝒏...