𝐶𝐴𝑃𝐼𝑇𝑂𝐿𝑂 13 - 𝘦̀ 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘴𝘰𝘭𝘰 𝘶𝘯𝘰 𝘴𝘣𝘢𝘨𝘭𝘪𝘰

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Tutti su Destiny non facevano altro che parlare della violenta lite tra James e Brandon, la voce si era diffusa fin troppo in fretta.

Subito dopo essere tornata da quello strano pianeta mi ero recata nella camera di James per vedere in che stato si trovasse.
Il suo viso era totalmente ricoperto di sangue, ma non un sangue normale dato che noi eravamo differenti dai Mortali.
Si trattava di una sostanza appiccicaticcia e di un rosso abbastanza chiaro, poco intenso, ormai asciutto e raggrumato attorno agli occhi, al naso e alla bocca.
Teneva le palpebre chiuse e non accennava a muoversi.
«Come sta?» sussurrai.
Rio era inginocchiato al lato del letto e lo osservava con sguardo preoccupato e le braccia conserte.
Mi sentivo terribilmente in colpa perché ero pienamente cosciente del fatto che era accaduto tutto a causa mia.
Certo, Brandon aveva avuto decisamente una reazione esagerata e fuori dalla norma ma io avevo baciato James davanti a lui, dopo che tra di noi c'era stato...qualcosa?
Non avevo idea di come definire ciò che era successo tra me e quel Demone, ero sicura solo che di qualunque cosa si trattasse era completamente sbagliato. Non riuscivo a togliermi dalla testa la consapevolezza di aver commesso un Sacrilegio.

A mia discolpa potevo dire di non saperlo al momento dell'accaduto ma, una volta che avevo letto quel libro, le strane sensazioni che provavo non erano certamente giustificabili.

Si, forse provavo qualcosa per quel ragazzo terribilmente antipatico ma dovevo scacciare via qualsiasi pensiero a riguardo: io ero fidanzata con James, un Angelo buono, perfetto, la persona giusta e, senza ombra di dubbio, non avevo intenzione di buttare al vento quella seconda chance che mi era stata data.

Magari inizialmente ero restia alla cosa, non avevo voglia di continuare a vivere e non mi sembravo nemmeno degna di farlo a causa di tutti gli sbagli passati. Ma stavo finalmente riuscendo a trovare quella serenità che avevo cercato per tutta la mia adolescenza e che mi era stata negata, inoltre non volevo, anzi, non potevo arrendermi.
Volevo dimostrare a tutti quelli che sulla Terra non avevano fatto altro che evitarmi come la peste - e soprattutto a me stessa - che avrei fatto meglio su quel pianeta, avrei cercato di cancellare i miei errori in tutti i modi.

Brandon sarebbe stato l'ennesimo sbaglio che mi avrebbe portato a sprecare anche quell'ultima possibilità.
Continuavo a ripetermi.

James no.

Con James sarei riuscita a riscattarami e sarei stata...felice.

«Non morirà. Un Immortale muore solo se decide di farlo. Comunque non è nemmeno conciato così male, quel maledetto Demone avrebbe potuto sistemarlo come si deve ma fortunatamente - e stranamente - si è messo un freno»

Non riuscivo a decidere se abbandonarmi al sollievo oppure al fastidio per aver sentito Rio definire Brandon maledetto Demone.
Io lo facevo continuamente, ma sentirlo da altre persone sortiva uno strano effetto.

No! Dovevo smetterla di pensare a lui.

Mi avvicinai maggiormente al letto dove giaceva James, inerme.
A guardarlo bene non sembrava per niente una persona che si sarebbe ripresa di lì a breve e ciò mi provocava una dolorosa morsa al petto.

Avrei dovuto pensarci prima di cacciarmi in un guaio del genere.

Con i polpastrelli sfiorai la fronte pallida e invasa da ribelli ciuffi dorati osservando attentamente le labbra leggermente schiuse sperando con tutta me stessa di sentirle emettere qualsiasi tipo di suono.

Parla, ti prego, continuavo a ripetere nella mia mente ma senza ottenere nulla.

«Tra quanto credi che si riprenderà?» domandai a Rio.

«Non saprei, magari qualche altra ora, o magari giorni»

Se fossi ancora umana avrei gli occhi stracolmi di lacrime e le guance rigate, nulla di tutto questo poteva avvenire ma il tono di voce incrinato tradiva il senso di colpa e i rimorsi che sentivo.
«Sono io la causa» mormorai.

«Non dire sciocchezze Luce, quel Demone lo ha aggredito. Quelli come lui sono incapaci di stare in un ambiente tranquillo, aveva solo voglia di divertirsi, te lo dico io»
Certo che diceva quelle parole: lui non aveva idea di quello che era successo tra me e Brandon. E non sarebbe mai dovuto venirne a conoscenza.

Avrei tanto voluto ribattere e urlare non ha sbagliato poi così tanto, ci siamo baciati e pochissimo tempo dopo ho cominciato una relazione con James. Aveva tutto il diritto di arrabbiarsi.

Anche se James non meritava così tante ferite, era un ragazzo buono e dolce che si preoccupava delle altre persone mettendole sempre al primo posto.
Io, al contrario, ero stata un'egoista. Avrei dovuto starmene al mio posto senza dare corda a Brandon.
Avrei dovuto parlare con lui, mettere le cose in chiaro. Anzi, sarei andata da lui proprio in quel momento a fargli un bel discorso.
«Torno tra poco. Avvertimi subito se ci sono novità» dissi andandomene.

Camminai a passo svelto diretta verso la mia stanza, la sua si trovava proprio lì accanto. Non potevo attraversare il Corridoio Rosso così mi sfilai una scarpa e la lanciai contro la porta.
Poco dopo una figura completamente vestita di nero invase il mio campo visivo.
«Ti rendi conto che non puoi andare in giro a picchiare gente?» parlai velocemente.
Tremavo, non perché avessi timore di parlare con lui ma perché i nervi stavano prendendo il sopravvento.
«Mi sembra che ne avevamo già parlato prima»  rispose con freddezza.
No, non ne avevamo parlato. Non avevamo minimamente preso l'argomento, gli avevo solo detto di amare James.

«Non avresti dovuto baciarlo davanti a me. Hai idea di quanto mi ha fatto male vedervi insieme?»

Ero sul punto di scoppiare.

«Hai idea del fatto che abbiamo commesso un sacrilegio? Non sarebbe dovuto succedere, è stato solo uno sbaglio, io e te siamo due mondi opposti e lo saremo sempre»  urlai.

«Quindi per te è stato solo uno sbaglio?»

«Si»  dissi con un filo di voce.

Per me non era stato uno sbaglio, ma dovevo farglielo credere per rimettere le cose a posto.
Mi rivolse un'occhiata che parlava da sola: dolore, ecco cosa provava. Dolore e ribrezzo per le parole che gli avevo urlato in faccia.
Entrò nella sua camera chiudendo la porta e senza dire niente, lasciandomi in mezzo al corridoio da sola, senza sapere più cosa fare.
Ma non poteva andare avanti, dovevo prendere una decisione per me, per lui e per James.

Dovevo dirlo a James?

Non ne ero sicura, ma di certo non potevo nemmeno continuare a nascondergli una cosa del genere, non a lui.
James avrebbe capito la situazione e mi avrebbe aiutata, ne ero certa.
E poi tra di noi non avrebbero dovuto esserci segreti.
Si, non appena si sarebbe svegliato gli avrei raccontato ogni cosa. Dopodiché sarei riuscita a stare più in pace con me stessa.

𝑯𝑬𝑳𝑳 𝑨𝑵𝑫 𝑯𝑬𝑨𝑽𝑬𝑵Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora