CAPITOLO 12

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Erano quasi arrivati a casa quando un ragazzino corse loro incontro. Haroon fermò lo stallone.

"Dammi la mano," gli disse e, afferrandolo, lo sollevò per metterlo davanti a sé.

"Mi piace cavalcare Antares," disse il ragazzino in tono orgoglioso. "È molto meglio di Aldebaran."

Haroon scoppiò a ridere di gusto.

"Non farti sentire da Aldebaran. Si offenderebbe e potrebbe decidere di sbalzarti di sella."

"Aldebaran è troppo vecchio per riuscirci."

Haroon lanciò ad Electa un'occhiata d'intesa.

"Aldebaran ha un carattere docile. Non c'è niente di male ad essere docili. E non dimenticare che io ho imparato a cavalcare in sella a Vega, sua madre."

Quando entrarono nel cortile delle stalle, un uomo anziano andò loro incontro. Haroon arrestò lo stallone e il ragazzino, borbottando qualcosa, scivolò a terra e scomparve prima che il vecchio li avesse raggiunti.

"Quel ragazzino è una peste," disse il vecchio, ma gli brillavano gli occhi per l'orgoglio.

"Un giorno tuo nipote diventerà un ottimo maestro di equitazione, come suo nonno..."

"Va bene a scuola. Impara molto di più di suo padre o di suo nonno. Inglese. Informatica. Tutti gli abitanti del villaggio dicono che siamo fortunati."

Haroon liquidò i suoi ringraziamenti con un gesto della mano.

"Era ora, Ali."

Quanto più Electa imparava a conoscerlo tanto più scopriva le complessità del suo carattere. La scoperta che suo marito era capace di gesti così generosi come occuparsi dell'istruzione dei giovani, la commosse più di quanto avrebbe ritenuto possibile. Un giorno sarebbe stato un padre meraviglioso... e un marito perfetto. Un giorno... Quando lei se ne sarebbe andata da molto tempo.

Il loro matrimonio non aveva come scopo la creazione di una famiglia. Lei non era altro che una moglie temporanea. E, malgrado il caldo della giornata, quel pensiero le serrò il cuore in una morsa gelida.

Distogliendo lo sguardo dall'uomo che occupava un posto sempre più grande nella sua vita, Electa smontò dal suo stallone. Era l'ultimo giorno della loro fuga. L'indomani sarebbero ripartiti perché Haroon doveva partecipare ad un consiglio di amministrazione nella capitale.

Dopo aver cenato, si ritirarono nella biblioteca, come facevano ogni sera. Electa era troppo nervosa per sedersi. La sua mente continuava a rivivere la giornata trascorsa a visitare villaggi con i loro caratteristici mercati.

Invece di raggiungere Haroon sul divano, si avvicinò alla libreria che occupava tutta una parete. C'erano volumi per tutti i gusti. Di politica, di storia, di letteratura, classica e moderna, nonché una selezione di popolari libri gialli.

Lo sguardo di Electa cadde su uno scaffale di volumi più piccoli. Di poesie. Ne scelse uno che, sul dorso, recava in lettere dorate il titolo: Piaceri. Quando lo aprì, una poesia brevissima attirò il suo sguardo:

Non rassomiglio agli altri tuoi amanti, mia signora.
Se un altro ti donasse una nuvola
io ti darei la pioggia.
Se ti desse un lume
io ti donerei la luna.
Se ti offrisse un ramo fiorito
io tutti gli alberi.
E se un altro di donasse una nave
io ti darei l'intero viaggio.

Una poesia d'amore... Letta spesso, a giudicare da come si aprivano le pagine. Letta da Haroon?

"Che cosa stai guardando?" le domandò lui, facendola sussultare.

SCELTA D'AMORE NEL DESERTO (5 LIBRO- LA SAGA DEI POWELL)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora