C'è un essere che cammina all'alba con quattro zampe, a mezzogiorno con due e al tramonto con tre. Quando il numero delle zampe è maggiore, minore è la sua forza.
Non é semplice essere
chi si vuole essere, non trovate?
Viviamo secondo dei canoni presta-
biliti, stabiliti da coloro che vengono
chiamati "i nostri avi" o per semplicità,
o per pigrizia, "i nostri antenati".La nostra società si basa
sul fatto che ci siano delle "orme"
da seguire. Per esempio, se si é figlio
di un avvocato allora si diviene avvocati,
se si é figlio di uno scarpaio allora si diverrà
scarpaio e se si nasce figlio di un nessuno
allora , nella vita, si diverrà nessuno.
É ingiusto, non siete d'accordo?La mia vita per esempio
é stata decisa in quella fredda
e torbida
notte del due dicembre di...
Eh no! Gli anni non ve li dico.
Non si chiede l'età ad un gentiluomo;
è maleducazione.
Sono nato in un tendone lercio e malandato,
su un sacco colmo di paglia secca,
quella che sarebbe stata
la cena dei poveri cavalli.
Nel mentre fuori si era scatenata
una tempesta mai vista prima e
difatti mio padre si prese la briga di annunciare,
facendo preoccupare mia madre, che di grilli
per la testa ne aveva già troppi, che forse
il tendone sarebbe ben presto volato via.
Nacqui dopo quella sparata di mio padre.
La mia nascita non fu l'unica.
Non ero il solo, nella sacca, bensì
c'era una neonata, la mia sorella gemella.
Crescemmo separati, poiché,
secondo mio padre,
ella non era figlia sua. Mia madre non sapeva
come spiegargli che era pressoché impossibile
che mia sorella Irina non fosse sua
in quanto, ed era evidente, eravamo gemelli.
Ma lui non volle smuoversi.
Per lui mia sorella non era figlia sua;
capii in quel momento che mio padre non
sapeva come ricoprire il suo ruolo.
Avevo cinque anni.Crescendo mi resi conto di quanto mio padre
fosse poco rispettato e di quanto la gente,
che fossero del circo o semplici ospiti,
lo ritenesse inutile.
Mio padre era definito un fantasma,
secondo la sua mente malata, poi, la colpa era
di mia madre e del fatto che il suo numero
lo mettesse in ombra in qualche modo.
Cosa non vera.
A causa di questa gelosia morbosa,
e della voglia di mio padre di essere qualcuno,
fui testimone dell'omicidio di mia madre.
Crebbi così, con l'odio represso per mio padre,
odio che cresceva giorno per giorno,
un odio che trasmisi poi a mia sorella.
Avevo solo dieci anni.Da adolescente imparai
a fare trucchi d'ogni tipo.
Magia, illusionismo,enigmi.
Facevo di tutto,
ero la colonna portante del circo ; tuttavia
il denaro tornava nelle tasche di mio padre
e venivano sperperati in alcool e puttane.
Avevo quindici anni quando capii.
Capii che volevo ucciderlo, volevo porre fine
alla vita di quel nessuno.
Capii che io volevo essere qualcuno.Era la vigilia di natale,
avevo sedici anni.
Mio padre era lì, appisolato sul divano
del suo ufficio e con in mano una delle sue
tante, vuote, bottiglie di birra ;
presi coraggio e lo feci:
diedi fuoco al suo ufficio e
una grande risata soddisfatta
lasciò le mie labbra.
Finalmente ero libero da quella gabbia.
Una gabbia camuffata da famiglia.—
Passarono anni da quel momento, la vita del biondo era cambiata e sia lui, che sua sorella,
si erano fatti un nome.
Tutta la città tremava al solo sentire la risata del più alto e chiunque avesse a che fare con lui pregava che il suo indovinello fosse abbastanza semplice da poter rispondere subito e senza probabilità di morte." Fratello, hai visite."
Disse un giorno la sorella di lui mentre il biondo beveva del vino; egli la guardò e annuì come per acconsentire alla sua entrata in casa.
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Soupir de mort .
General Fiction"Tu sai...perché un corvo assomiglia ad una scrivania?"