Capitolo 7 - Qualcosa di speciale

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Punto di vista di Severus

Abbiamo finito il pic - nic. Ha insistito per pranzare all'aria aperta. La tovaglia rossa sotto di noi è piena di briciole di pane. Caccio accigliato le formiche che arrivano per cibarsi. Stupidi insetti! È da quando ho avuto voglia di baciarla che sono di pessimo umore. Odio che abbia tutto questo potere su di me. La riguardo. Ha gli occhi chiusi. Si gode il sole. È poggiata sui gomiti, le gambe distese. Mi ha chiesto di trafigurarle questo particolare abbigliamento. Indossa un vestito azzurro con maniche a tre quarti. La gonna morbida ha preso la forma di un ventaglio. Porta ai piedi delle scarpine dello stesso colore dell'abito, che ha chiamato ... come? Ballerine? Sì, è questo lo strano nome. Si muove e prende una margherita da terra. Se la mette tra i capelli. Mi guarda e sorride. È incantevole. Ciò mi rende ancora più incazzato.

"Mi sento bene oggi professore. Questo sole e l'aria tiepida rendono il mio animo sereno."

Se solo fosse lo stesso per me. Ridacchia. Perchè?

"Resti fermo."

Che vuole fare? Sedendosi prende un altro fiore. Si sporge verso di me. Lo mette tra i miei capelli. Non l'ha davvero fatto cazzo!

"Et voilà."

Dice allargando con eleganza le braccia. La fisso disgustato.

"Ah! Ah!"

Ride. Come mi sono ridotto. Farmi prendere in giro così! Dov'è il Severus Piton che terrorizzava tutti?!

"Oddio professore! Dovrebbe vedersi. Tutto vestito di nero con la sua minacciosa rendigote! E il dolce fiorellino tra i capelli. Ah!Ah!"

Ha detto le ultime parole, facendo un gesto eccessivamente effeminato. Cosa usare? Un crucio? Cosa?!

"Potrei vomitare."

Dico e tolgo quell' affare dalla mia testa lanciandolo a terra. Continua a ridere. Eh no, adesso basta!

"Granger. Ricorda che sono il tuo insegnante. Smettila subito!"

"Ok ok, scusi."

Si asciuga le lacrime mentre continua a fare dei risolini. Un momento. Lei ha...!

"Granger, ti sei accorta che ...?"

La guardo sorpreso.

"Cosa?"

Chiede allegra.

"Che ti sei avvicinata a me, toccandomi senza alcuna ansia?"

È colpita da ciò che le ho fatto notare. Ci guardiamo in silenzio. Adesso sorride.

"È grazie a lei se è successo. Mi mette a mio agio. Però da stamattina ha un'aria arrabbiata. Mi domando perchè."

Devo cambiare discorso.

"Hai fatto un grande passo avanti."

"Sì è vero, ma ora è il momento di farne un altro."

Dei. Eccoci di nuovo alla maledetta terapia.

"Cosa dobbiamo fare?"

Abbassa lo sguardo timidamente. Passa un dito sulla tovaglia.

"Non sarà semplice. È qualcosa di più intimo."

"Dimmelo."

Insisto con volto impassibile, ma dentro sto fremendo. Mi riguarda.

"Ecco lei deve ... ."

"Sì?"

"Darmi un bacio."

Intende ...?

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