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Sono trascorsi tre anni da quando Armin ha iniziato a passare ogni giorno davanti al cancello arrugginito di casa di Eren. Con la coda dell'occhio provava a sbirciare tra le serrande tirate giù, cercando anche solo un minimo movimento provenire dall'interno di quelle quattro mura, tornando a casa sempre insoddisfatto.

I due si conoscevano da quando avevano otto anni e vivevano nello stesso quartiere.  Spesso all'imbrunire si ritrovavano a giocare a nascondino tra le giostre malridotte del giardino sotto casa, altre volte Armin passava interi pomeriggi a casa dell'amico e insieme giocavano a fare i supereroi. Eren era solito presentarsi con più di qualche cerotto buffo in faccia e un broncio bello lungo, che solo il sorriso radioso dell'amico riusciva a scacciar via. Si divertivano molto insieme, non c'era un singolo giorno in cui i due bambini non si incontrassero anche solo per parlare del più e del meno; Eren, il più coraggioso, si faceva sempre avanti per proteggere Armin che molte volte veniva preso di mira dai bambini più grandi, e si giuravano, dondolando avanti e indietro sulle altalene del giardino, che sarebbero rimasti migliori amici per sempre.

Quattordici anni dopo, Eren sembrava essersi dimenticato di quella promessa, o almeno così credeva Armin, che non riusciva più a raggiungere il suo amico se non attraverso lo schermo del cellulare, dove gli rispondeva sempre verso le tre del mattino. Eren iniziava a uscire sempre di meno, a sorridere un po' per finta, ad assentarsi in compagnia e questo Armin lo aveva notato, ma non si era mai preoccupato di fargli domande, o semplicemente non sapeva come aprire il discorso. Pensava che prima o poi Eren sarebbe tornato a scherzare con lui ma, al contrario, qualche mese dopo si chiuse silenziosamente dentro casa, lasciando fuori anche l'unico amico che aveva.

Eren passava intere giornate al buio sotto le coperte, gli occhi fissi sull'intonaco rovinato del soffitto. Fazzoletti usati erano sparsi per tutto il pavimento, a terra in un angolo i vestiti sporchi si accumulavano. Non sapeva che giorno fosse, neanche se fosse scesa la notte; il telefono era spento da qualche giorno e non aveva voglia di alzarsi per cercarlo. La stanza era completamente avvolte dall'oscurità, tant'è che il ragazzo non riusciva a vedere neanche i palmi delle sue mani. Si sentiva al sicuro in quella stanza, nessuno poteva vederlo e a lui andava bene così.

Si girò sul fianco e chiuse di nuovo gli occhi, quando il suono del campanello risuonò per la casa. Si mise a sedere sul letto e si passò le mani tra i lunghi capelli arruffati. Trascinandosi fino all'entrata, guardò attraverso l'occhiello.

Armin era appoggiato al cancello, insieme a lui c'erano due ragazze mai viste prima.

Eren aprì leggermente la porta, affacciandosi. La luce del sole si poggiava sul suo viso pallido, facendogli socchiudere gli occhi .

<è questo il ragazzo di cui parlavi?> sussurrò una delle due, abbozzando al contempo un sorriso forzato nella sua direzione

<Eren! Eren... Posso- possiamo entrare?> esclamò Armin senza risponderle.

Senza pensarci due volte, Eren aprì il cancello facendo spazio ai tre ospiti. Abbassò poi lo sguardo per rendersi conto che indossava la stessa maglietta e la stessa tuta da forse una settimana. I capelli avevano superato la lunghezza delle spalle. Chiuse la porta e fece strada ai ragazzi tra le scartoffie e le scatole che occupavano ogni angolo della casa, poi li fece sedere al tavolo in cucina.

<Eren, queste sono Annie e Mikasa. Frequentano il mio stesso corso di studi>

Eren guardò le due ragazze, che di rimando accennarono un saluto. Annie, seduta vicino ad Armin, aveva i capelli biondi legati e gli occhi azzurri come quelli del suo amico. Mikasa al contrario aveva occhi scuri e capelli corti e corvini. Non disse niente ai tre, non sapeva proprio cosa dire in quella situazione; certamente provava imbarazzo per le condizioni in cui era ridotta la casa e per il suo aspetto trasandato. Si portò le mani ai capelli per provare ad ordinarli un po'.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 17, 2022 ⏰

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