XXVII

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<Non c'è un cazzo! >Proruppe Massimiliano interrompendo il silenzio nella stanza.
Sbatté i fogli sul piccolo tavolino in vetro davanti ai suoi piedi e si abbandonò sullo schienale del divano.
I tre uomini erano rinchiusi dall'alba nell'ufficio alla ricerca di qualche indizio importante sulle sparizioni dei bambini, ma fino a quel momento non erano riusciti a trovare nulla.
Nicolas alzó lo sguardo dal plico di fogli che aveva tra le mani e lo posò sul ragazzo che si massaggiava le tempie stizzito.
Anche se non poteva ammetterlo apertamente si trovava d'accordo con Massimiliano.
Dopo ore a leggere e rileggere quella miriade di documenti si erano ritrovati senza un nulla di fatto. Se quello era tutto ciò che aveva tra le mani la polizia non sarebbero andati molto lontano.
<Perché non lasciamo fare a loro? >Chiese ad un certo punto poggiando i gomiti sulle ginocchia<Non è il nostro lavoro. >Aggiunse poi con lo sguardo fisso sulla parete davanti a se.
<Penso che dietro questa storia ci sia qualcosa di più. >Affermò Nicolas posando i pezzi di carta sulla scrivania. <Comunque per il momento va bene così. Porta le ragazze a comprare delle cose,ma tienile d'occhio. >Ordinò a Massimiliano che lo guardò confuso.
L'uomo riprese in mano i documenti e non disse altro.
Il ragazzo si grattó la nuca e dopo qualche istante lasciò la stanza.
Dall'altra parte della casa Nadia si dondolava annoiata sotto i raggi caldi del sole.
Quella mattina si era svegliata nella camera di Nicolas, ma quando aveva aperto gli occhi di lui non c'era traccia. Era consapevole di non doversi creare troppe aspettative sulla strana relazione che si stava instaurando tra di loro, ma non riusciva a fare a meno di sperare in qualcosa di più di un semplice contatto di corpi.
Perché, nonostante fossero passati solo pochi giorni da quando si erano incontrati, quel sentimento così improvviso stava crescendo sempre di più senza che lei potesse fare alcunché per fermarlo.
Si concesse un sospiro carico di incertezze e guardò la sua amica raggiungerla.
Si alzó mettendosi a sedere e lasciando lo spazio per Carlotta sul piccolo dondolo.
<Vedo che siamo sulla stessa barca eh?>Chiese ironica la ragazza alzando lo sguardo verso il cielo terso<Non avrei mai immaginato di trovarmi un giorno in una situazione del genere. >sbuffó sonoramente poggiando la testa sulla spalla di Nadia che si sentì sollevata di condividere con lei lo stesso stato d'animo.
<Siete pronte? >La voce di Massimiliano che si affacció dalla portafinestra attirò la loro attenzione.
<Pronte per cosa? >Chiese subito Carlotta con aria perplessa.
<Per andare a fare shopping. >Spiegò il ragazzo.
<Sho..... Pping? >Si ritrovò a balbettare scattando in piedi. <È opera tua?>domandò a Nadia con un misto tra eccitazione e curiosità.
<Vi muovete o no? >Massimiliano incroció le braccia prima di lasciare la cucina e proseguire verso l'esterno.
A carlotta non interessava più chi, cosa né perché dato che l'unica parola che il suo cervello riusciva ad elaborare in quell'istante era shopping.

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<Comunque ancora non riesco a capire come tu abbia fatto per convincerlo. >Disse Carlotta spostando la tenda del camerino e posizionandosi davanti la sua amica<Voglio dire... Stiamo parlando di Nicolas. Un uomo tanto bello quanto terrificante. Quindi qual è il tuo segreto? >
<Nessuno. >rispose soltanto alzando le spalle.
Seduta sopra quella sedia in realtà si era già pentita di aver proposto quell'accordo, perché andare a fare compere con Carlotta era persino peggio di stare rinchiusa in quella casa.
Erano già state in innumerevoli negozi, l'aveva obbligata a provare ogni tipo di abito e sembrava non esserne ancora stanca, mentre lei si sentiva sfinita.
<Voglio saperlo. >protestó la ragazza con le braccia sui fianchi e gli occhi assottigliati.
<Io non centro te l'ho già detto. >Mentì Nadia che non voleva continuare quella discussione.
<Ed io non ci credo! Secondo me c'è qualcosa sotto. >insinuó l'amica con lo sguardo malizioso.
<Quel vestito ti fa grassa. >Commentó Nadia che sapeva perfettamente come riuscire a cambiare discorso senza troppa fatica.
Carlotta infatti guardò il suo riflesso nello specchio e con il viso imbronciato tornó nel camerino.
La ragazza si rilassó un po' ed estrasse lo smartphone dalla borsa che non smetteva di vibrare.
<Greta. >Ripose alla chiamata, ma dovette allontanare il telefono dall'orecchio a causa del volume troppo alto della sua voce.
<Oh quindi ricordi chi sono? Bene mi fa piacere!>Commentó sarcastica la donna <Sei semplicemente sparita e non hai avuto la decenza di farmi neanche una chiamata per dirmi che stai bene. >
<Hai ragione! È solo che sono stata molto occupata. Tu come stai? >Nadia si affacció dalla tenda rossa per far segno a Carlotta che sarebbe andata fuori per poter parlare al telefono.
<Oh la signorina era troppo occupata certo! >asserì risentita Greta.
<Ti ho già chiesto scusa. Come va con il dottorino? Qualche novità? >Chiese spingendo la porta di vetro e uscendo dal negozio.
Sentì una risatina stridula provenire dall'altro capo del telefono e si appoggiò al muro pronta ad ascoltare il lunghissimo racconto che avrebbe seguito la sua domanda.
<Beh.. Diciamo che.. Qualcosina è successa... >Iniziò la donna tra l'imbarazzo e il fremito<Quando sono tornata in ospedale per il controllo ci siamo incontrati casualmente... >
<Casualmente?>Ripeté la ragazza<Ma non era un cardiologo? >
<Si si... È capitato che io passassi per il suo reparto e l'ho visto... >
La voce di Greta passò in secondo piano quando un'ombra si posizionó proprio davanti a lei.
Nadia alzó il viso per trovarsi di fronte un uomo in giacca blu che la osservava interessato.
Gli occhi dello sconosciuto la scrutaronocon attenzione, passando in rassegna ogni centimetro del suo corpo.
Lei lo guardò dapprima con fastidio, mal sopportava  quando le persone quel modo così manifesto di fissarla , poi qualcosa la colpì.
Sulla mascella sinistra, nonostante lo strato di barba, riusciva a vedere una cicatrice.
Un solco profondo di una tonalità più scura rispetto alla pelle chiara, che partiva dallo zigomo andando a finire al di sotto del lobo.
Sgranó gli occhi solo per un attimo sperando che l'uomo di fronte a lei non si fosse accorto di nulla  e tentò di mantenere un'espressione indifferente.
<Mi scusi signorina ci siamo già incontrati prima? >Chiese lo sconosciuto portandosi il sigaro ormai consumato tra le labbra.
Quando udì la sua voce non ebbe più dubbi. Quel timbro basso e rovo, che ebbe la capacità di riportarla indietro nel tempo.
<N...non credo proprio. >Nadia balbettó incapace di contenere il panico che quell'incontro le aveva suscitato.
Si maledì mentalmente per la sua poca lucidità e strinse forte i pugni.
Il signore inclinó il capo di lato con un sorriso compiaciuto <Eppure ha proprio un viso familiare.>Insistette avvicinandosi di qualche centimetro.
Nadia fece un respiro profondo e affiló lo sguardo, il suo passato non sarebbe tornato a torturarla e lei in quel momento era più forte di una povera ragazzina impaurita anche solo di parlare <Mi dispiace ma non la conosco. Se abbiamo finito io... >
<Nadia? >La voce gioiosa di Carlotta attirò entrambi nella sua direzione. La nuova arrivata alzó un sopracciglio quando vide lo sconosciuto vicino alla sua amica.
Nadia approfittó di quella interruzione prendendo sotto braccio Carlotta e a passo svelto raggiunsero Massimiliano.
Solo allora la ragazza si sentì nuovamente serena, almeno finché il suo sguardo non incroció quello di Nicolas.
L'uomo da dentro la sua auto la osservò tutt'altro che felice della scena alla quale aveva appena assistito.
<Cosa ci fa Nicolas qui? >Chiese Carlotta posando le varie buste sui sedili posteriori.
<È venuto a prendere Nadia! >Rispose semplicemente Massimiliano aprendo lo sportello e poggiandovi sopra il braccio.
<Cosa? Non torni con noi? >domandó  questa volta in direzione della sua amica.
<No entra forza! >Fu Massimiliano però a risponderle sedendosi al suo posto e Carlotta dopo qualche esitazione lo raggiunse lasciando Nadia in piedi sul marciapiede che con un pò di timore si avvicinò all'auto di Nicolas.
Entrò nella vettura notando la mascella contratta dell'uomo che senza dire una parola accese il motore e partì.
<Chi era? >Chiese dopo qualche minuto.
<Non lo so. >Rispose lei che non amava mentire, ma non avrebbe mai potuto raccontargli la verità.
<Non lo sai?>Ripeté lui incredulo <Quindi permetti a chiunque non conosci di avvicinarsi a te in quel modo?>Sbottó irritato schiacciando a fondo l'acceleratore.
<No... È che mi ha preso alla sprovvista.. Io.... >
<Io cosa? Eh? >
<OK hai ragione, ma non c'è bisogno di andare così veloce. >Disse tenendosi forte al sedile<Non è successo niente non c'è motivo di essere gelosi.. >Aggiunse sempre più impaurita.
Nicolas frenó di colpo sterzando verso una piccola piazzola.
Avanzó verso Nadia intrappolandola con il suo corpo.
<Io non sono geloso, sono arrabbiato.>Sentenzió con voce gutturale.
Nadia lo guardò incapace di dire nulla. Quegli occhi iniettati di sangue, le sue iridi non erano più come il ghiaccio, ma sembravano mare in tempesta e lei ebbe paura.
Quegli stessi occhi l'avevano tormentata per anni e proprio come allora erano in grado di pietrificarla.
Le ci volle qualche minuto prima di riuscire a sopraffare quel senso di inquietudine. La sua espressione tramutó contrapponendo allo sguardo duro di lui, il suo carico di delusione.
<Non mi piace. >Affermò scuotendo il capo. <Non mi piace tutto questo. >Disse ancora spostando il suo braccio e aprendo lo sportello, che chiuse dietro di lei una volta scesa.
Strinse le braccia intorno al petto e tentò di cancellare quel pensiero. Non poteva credere di averlo paragonato a lui, non poteva accettare il fatto che per un attimo in lui avesse visto suo padre.

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