La luce cauta ma spigolosa del mattino preme sui miei occhi per un tempo che sembra sufficientemente lungo.
Li schiudo appena, sentendoli bruciare.
Mi prendo un'altra manciata di minuti prima di aprirli definitivamente, per trovarmi davanti il muro con all'angolo una pianta finta.Sbadiglio, scostandomi distrattamente i capelli dal viso. Allungo il braccio, tastando l'altra parte del letto, sopra e sotto le coperte.
Due o tre volte, poi di nuovo.È vuota.
Mi volto di scatto, provocandomi un giramento di testa. Scott non c'è.
Il cuore prende a battere spaventosamente forte, colorandomi le guance di rosso e le pupille di nero.Mi metto bruscamente seduta. Strizzo le meningi per cercare di far funzionare il cervello ancora assonnato.
Passano alcuni minuti prima di ricordare, quindi riprendo a calmarmi.Sono scene sfocate, confuse. Non so esattamente come mi facciano sentire o cosa dovrei pensare.
In casa non si sente alcun rumore. Me ne accorgo subito, accertandomene con calma prima di alzarmi dal letto ed andare in bagno.
Dov'è andato? Da quant'è che è sveglio?
Non ha lasciato nemmeno un messaggio o fatto uno squillo. Mi sembra strano non averlo sentito alzarsi.La casa è così silenziosa da farmi quasi paura.
Mi preparo la colazione, restando seduta ad un tavolo troppo grande per una sola persona.
Mangio in silenzio, sentendo lo stomaco chiudersi ad ogni boccone.L'orologio sembra essere fermo. Forse si sono rotte le pile.
Lo guardo per tutto il tempo, alternando lo sguardo al telefono, che non squilla nemmeno per sbaglio. Trattengo l'impulso di mandargli un messaggio. Non voglio essere opprimente.Sto lavando i piatti, quando la porta di casa si apre all'improvviso, prendendomi alla sprovvista.
È proprio Scott ad entrare. Indossa soltanto il costume da bagno e le scarpe da ginnastica.
La pelle è tremendamente sudata e i capelli scompigliati sul viso grondante. Ha il respiro affannato, cammina lentamente.Anche lui sembra sorpreso di rivedermi.
Forse pensava che mi sarei rinchiusa in camera per tutto il resto della vacanza. Avrei di certo potuto farlo, ma non è da me.Distolgo lo sguardo, indecisa, quando si avvicina di alcuni passi. Il profumo di sudore e bagnoschiuma mi fa arricciare il naso. Percepisco, in aggiunta, un sentore amaro di salsedine.
«Ciao» sussurra con affanno, «Sono andato a correre. Volevo dirtelo, ma stavi dormendo profondamente. Mi è dispiaciuto svegliarti, scusami».
Mi rilasso immediatamente, dandomi perfino della stupida per essermi preoccupata tanto.
Lui non è una persona che sparisce e non si fa più sentire. Mi era sembrato strano, ma pur sempre non impossibile.Annuisco, «Non c'è problema».
Mi lascia i miei spazi, senza provare ad avvicinarsi bruscamente o portarmi vicina.
Ora come ora, lo respingerei. Quello che è successo ieri me lo porto ancora sulla pelle.
Vorrei non doverci più pensare o riuscire a far finta di nulla, ma non ci riesco, specialmente quando siamo così vicini, e pretendere che tra di noi sia tutto a posto sarebbe sleale, nonché infantile.Devo essere io a schiodarmi per prima. Se lui insistesse, mi allontanerei ancora di più.
Quindi restiamo una di fronte all'altro, a fissarci con un po' di imbarazzo immaturo.«Vado a farmi una doccia» avvisa, sparendo nel corridoio ancora prima che possa rispondere.
Vale tutto quello che ho pensato prima, eppure il mio cuore è più tranquillo al saperlo a casa con me, ma ingiustamente triste nel sentirlo così distante.
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PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.
Teen Fiction«Scott... posso assaggiare?» «Io sono più dolce.» «Mi avevi promesso fragole fresche.» «Siamo fuori stagione.» Si avventa sulla mia bocca. «Dovrai accontentarti delle mie.» La vita di Amanda Grace è caratterizzata da due grandi passioni: il cibo e i...