CESARE'S POV
"Ooooh ma vuoi alzarti??"
Faccio capolino dalla porta, in accappatoio, mezzo assonnato, la doccia non mi ha svegliato per niente.
"Ti sto chiamando da mezz'ora, hai il pranzo con i parenti!"
Apre gli occhi, sbatte le palpebre più e più volte, richiude gli occhi.
Lo lascio perdere, la mia battaglia più grande ora, è farmi indossare dalla felpa, perchè nelle condizioni in cui mi trovo, felice e sconvolto, non ho le forze per iniziare una lotta libera con le maniche al contrario, o con la tuta e le sue gambe che se ne vanno per conto loro, tantomeno di discutere con Nels.
Entro faticosamente nelle scarpe, noncurante del fatto che impiegherei meno tempo a slacciarle. Lascio che il piede si deformi, si allunghi, fino a fargli trovare il suo spazio.
Poi l'altro piede, con la stessa andatura del primo, un bradipo oggi sarebbe più scattante di me.Mi sento stanco e nervoso, forse poche ore di sonno a lungo andare, non sono l'ideale.
Nelson si rigira nel letto, ignorandomi completamente, sento il suo respiro che si fa nuovamente pesante.
Le mani iniziano a sudare, mi sto spazientendo.
Salto sul letto, lo giro su un fianco e poi completo il giro, facendolo cadere a terra.
Copro la faccia con le mani.
"Ma vecchioo!! Ma che cazzo fai!?"
Si rialza e dolorante si passa una mano sul fianco.
È paonazzo, io mi sento una merda, ma ormai il dado è tratto.
Il concetto di dolce risveglio, tu non lo conosci proprio!"
Calmo i toni, almeno ci provo: "Mezz'ora fa ti ho svegliato con bacini e caffè."
Sbraita: "Bacini e caffè un paio di balle, mi hai buttato giù dal letto!"
Urlo, nuovamente spazientito: "Mi sono preparato e tu sei ancora a letto, io ti chiamo un paio di volte, dopodichè ti ribalto!"
Sguiscia dentro al piumino, in segno di sfida.
"Cesare sei proprio uno stronzo! Adesso mi alzo!"
"Alla buon'ora!"
Alza il dito medio e si mette seduto, occhi e bocca impastati dal sonno, fa per inforcare gli occhiali, ritrae la mano, si arruffa il ciuffo: "Tra cinque minuti!"
"Ma serioo? Fai come cazzo vuoi, io vado in palestra, ci vediamo quando torni!" Infilo la giacca pronto a uscire.
"Puoi anche non tornare!" Risponde freddo, poi si ricopre con il piumino.
Sbatto la porta, che si chiude con un tonfo secco alle mie spalle e mi ritrovo nell'androne delle scale, confuso per quello che è appena successo, e stordito dalla velocità che la situazione ci ha messo a degenerare.Ti odio quando fai così.
Mi odio quando non capisco perché fai così...Salgo in macchina mogio, con gli occhi acquosi, accendo la radio e Marcus attacca con le sue sofferenze.
Sono sicuro che la cosa migliore sarebbe quella di citofonare e risolvere il diverbio, ma l'orgoglio mi frena, la sensazione di voler avere ragione prevale e completamente assente di lucidità, do gas e parto schizzando nel traffico di una qualsiasi domenica mattina novembrina.
Arriva una notifica sul cellulare, alzo il volume.Parcheggio fuori casa e mi precipito al cancello, tastandomi le tasche della giacca, della tuta, senza trovare le chiavi.
Cerco nello zainetto, nulla.
Confido che in casa ci sia qualcuno o sono fregato.
Citofono. Dalla finestra si sente solo Chewbe che abbaia e difende casa.
Meeeh sono spacciato.
il cellulare emette un ulteriore suono che accresce il mio nervosismo.
Lo sfilo dalla tasca e sblocco la tastiera: è lui, sobbalzo: - Oltre ad essere stronzo, sei pure sbadato, le chiavi sono qui.
Sono sceso a cercarti ma non c'eri più. -
Sorrido amaramente e apro il secondo messaggio: - Se vuoi passo a portartele, il ristorante è di strada! -
- Grazie Nelsino, ti aspetto - Invio.
Evito il cuoricino, risponderebbe con un emoji poco dolcina.
Torno alla macchina e accendo una sigaretta, appoggiandomi sulla portiera.
Sento le vampate di calore defluire e nasce una nuova sensazione di benessere.
Una signora latino americana, passeggia con il figlio mentre giocano assieme al "telefono" con due bicchieri di plastica, uniti da un cordino e si sorridono.
Due figure, due puntini indistinti che attraversano un frangente del mio presente e si disperdono nell'oblio che è per me, il loro presente, infilandosi in un cancello poco più avanti e sparendo per sempre.
Se non avessi scordato le chiavi, non li avrei mai visti.
Sorrido.
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E io sento te
FanfictionNelson, un cuore spezzato; un'anima fragile; un continuo buco nell'acqua dopo l'altro; un continuo stato di disagio. Nelson si sente così dopo la brutta fine di una relazione, una storia che lo ha segnato profondamente, perché ci aveva messo tutto s...