l'ultimo cassetto

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Era tutto incastrato perfettamente.
Tutto il contenuto di quel fatidico ultimo cassetto era posto in modo che ogni singolo pezzo fosse del tutto complementare agli altri.
Era stato escogitato alla perfezione,
pensato nei più minimi dettagli.
Non si era mai presentato il bisogno di mettere un avvertimento al suo esterno per fare in modo che nessuno lo aprisse,
tutti ci stavano alla larga naturalmente.
"Ci metto dentro roba vecchia" dicevo,
"tra un po' non si riesce neanche ad aprire".
Non era una menzogna;
l'ultimo cassetto era come un puzzle completato e impossibile da rompere per prelevarci i pezzi singolarmente.
Non osavo provare a mettermi in mezzo a quell'apparente perfezione,
spaventato da quelle che sarebbero potute essere le conseguenze di anche solo un minimo passo falso.
Aprire l'ultimo cassetto era un'azione troppo rischiosa;
significava ridare una luce a un qualcosa prossimo alla morte ma al contempo non abbastanza vicino a essa,
e con un'aura negativa troppo imponente e del tutto impenetrabile.
L'ultimo cassetto conteneva quelli che erano i fantasmi del mio passato,
i quali fui costretto a rinchiudere senza potermene sbarazzare sul serio.
Stavano cercando di porre fine alla mia vita terrena,
con lo scopo di rapirmi e costringermi a trascorrere un'esistenza miserabile in loro compagnia,
nel limbo che separa i morti dai vivi.
Ma io non avevo intenzione di ascoltare le loro immonde parole mascherate da dolci canti,
prendendo l'amara decisione di esiliarli proprio nell'ultimo cassetto della mia scrivania.
Rimase tuttavia una sottile catena, pesante quanto il macigno che mi portavo dietro sin dalla nascita, a collegare gli spiriti alla mia anima.
Una catena impercettibile all'occhio umano,
ma della quale sentivo il peso ogni singolo giorno,
provando a sostenerlo e a resistere alla tentazione di riaprire quel maledetto cassetto.
Tuttavia la mia coscienza era assolutamente consapevole che, un giorno, quel cassetto si sarebbe aperto.
E quel giorno arrivò prima del previsto.
Il cielo era costellato da nuvole nere e prossime a scatenare la peggiore delle tempeste,
mentre il mio udito cominciava a sentire in lontananza qualche timido tuono che ben presto si sarebbe avvicinato per far tremare la mia abitazione.
Quando un improvviso lampo mi abbagliò completamente seguito poi da un boato infernale,
in un istante mi resi conto che quel momento era arrivato.
Non potevo più scappare dal mio destino.
Non mi era rimasta alcuna possibilità.
Mi alzai in fretta, e accompagnato dal frastuono provocato dal temporale quasi inconsciamente aprii con forza l'ultimo cassetto.
Non potei fare altro che posare lo sguardo sui 30 diari pieni dalla prima pagina all'ultima,
rivivendo con la mente tutto ciò che avevo scritto e immortalato in ognuno di essi.
Tutta la mia disperazione.
le persone sbagliate e le sostanze in cui cercavo in modo miserabile rifugio.
L'odio irrefrenabile che provavo verso me stesso e verso ogni mia azione.
In quelle pagine era racchiuso il mio fallimento come persona, in ogni aspetto della vita, negli ultimi 4 lunghi anni.
4 anni che percepii più interminabili di 4 secoli,
4 anni in cui il peggio di me si è scatenato senza alcuna pietà per nessuno,
tantomeno per il sottoscritto.
Presi in mano le agende una per una, riponendole al di fuori del cassetto una sopra l'altra, creando una specie di torre.
Una volta estratta anche l'ultima,
il secondo strato del cassetto era finalmente visibile.
Un accendino rosso con incise la mia iniziale e la sua e una scatola colma di lamette cosparse di vecchio sangue.
Deglutii rumorosamente,
riportando alla memoria l'utilità che avevo dato a quei taglienti pezzi di acciaio,
e alla persona alla quale apparteneva l'iniziale;
entrambi mi avevano rovinato la vita irrimediabilmente.
Ancora più in profondità si trovava ciò che era più arduo da digerire.
La busta.
Era trasparente, segnata dalle parole "BURN IT" con un pennarello indelebile nero.
Al suo interno avevo riposto una decina di foto mezze bruciate,
varie lettere,
delle mie canzoni,
un album fotografico e un CD.
Era l'apice della mia angoscia.
Il vertice del passato che cercavo così irrefrenabilmente di cancellare dalla faccia della terra.
Il passato che cercavo di nascondere a chiunque.
Il passato da cui cercavo di distaccarmi.
La persona che non avrei mai più voluto tornare a essere.
Riuscivo a percepire i fantasmi prendersi gioco di me,
udendo le loro stridule risate unite dal rumore metallico dell'oggetto che ci teneva uniti.
Facevano oscillare le catene obbligandomi ad alzare i polsi per non opporre troppa resistenza,
creandomi comunque dei segni abbastanza dolorosi nel punto in cui l'invisibile ferro incontrava la mia pelle candida.
Sentivo le mie energie mano a mano svanire,
prelevate dagli stessi spiriti che avevo lasciato fuoriuscire dall'ultimo cassetto.
Ormai era vuoto.
Era tornato a essere un cassetto qualunque.
Tuttavia, sapevo che i miei compiti non erano ancora giunti al termine.
Dovevo mantenere la promessa che mi ero fatto.
Non potevo concludere il tutto seguito da degli sciocchi rimpianti.
Con uno scatto piuttosto violento mi alzai da terra,
cercando di concentrare tutte le mie poche forze rimaste in modo da agire coscienziosamente.
Aprii la tasca anteriore del mio zaino e presi un accendino nero, lo stesso che mi aveva assecondato nei miei vizi ma che in quell'istante avrebbe posto fine ai miei lamenti.
Corsi velocemente in bagno,
cercando velocemente la bottiglietta dell'alcool;
le mie intenzioni erano chiare.
Volevo lasciarmi tutto alle spalle,
in modo da cominciare un'esistenza completamente nuova.
Cosparsi gli oggetti del liquido infiammabile, ormai posti sul pavimento della mia stanza, per poi arrivare all'atto finale.
Sentivo la soddisfazione accrescere al mio interno mentre osservavo tutte le testimonianze delle mie esperienze trasformarsi in cenere,
e le fiamme avanzare senza lasciare scampo al minimo oggetto presente.
Mi potei ritenere soddisfatto solo quando quel fuoco ardente non mi permise più di distinguere ciò che avevo intorno.
Nei miei occhi era presente solo e unicamente quel rosso intenso che per sempre mi avrebbe accompagnato,
dalla fine di questa disastrata vita fino al fondo dell'inferno.

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