Arrivo a New York

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Charlotte, è una ragazza di diciassette anni, occhi azzurri, capelli biondi e con un carattere timido e riservato. Suo padre, Bob, è un architetto ed ha appena ricevuto una richiesta di lavoro dalla ACNY, Architects Association of New York. Una richiesta irrefutabile, quindi la famiglia è costretta a trasferirsi. Charlotte, da una parte è emozionata, dopo tutto vedrà New York, però d'altra parte deve lasciare Jane e Luke i suoi migliori amici con cui ha passato la maggior parte dei più bei momenti della sua vita. Frequenterà la Abraham Lincoln High School, una delle scuole più prestigiose della città. Il giorno del trasferimento sta arrivando e Charlotte è sempre più in crisi con se stessa. Insieme al sabato sera è arrivata anche la notte prima dell'inizio di una nuova vita. Sono le dieci di sera quando...
-Drin- suonò il campanello
-Apri Charlotte perfavore, ho da fare!- disse la madre, Kate.
-Chi è?-
-Come chi è? Siamo noi Jane e Luke, ti sei scordata della festa di Fulton?-
-No, dieci minuti per vestirmi e arrivo!-.
Charlotte corse in camera, aprì l'armadio prese la prima cosa che trovò e poi corse in bagno. Un velo di trucco, poi la borsa, le chiavi ed un ciao generale.
-Eccomi, sono pronta!-
-Ce ne hai messo di tempo...-
-Vabbè l'importante è che ora sono pronta e possiamo andare a fare festa, non posso credere che è l'ultima sera che stiamo insieme!-
-Basta! Non pensiamoci, se no mi viene da piangere e poi non mi fermo più- disse Jane.
-Si parte!- disse Luke.
Arrivarono a casa di Fulton, un quarto d'ora dopo. Una casa stupenda villa con piscina e giardino, un'infinità di stanze e un salone con un impianto di casse che faceva vibrare tutta la casa. C'era tutta la scuola, dai più fughi ai normali come eravamo noi. Entrammo e chi ballava di qua, chi beveva di là, poi chi nuotava, chi si baciava ed, a giudicare dalle parte chiuse a chiave, c'era anche qualcuno nelle stanze del piano di sopra. Allora i tre si buttarono nella mischia. Presero una birra ed iniziarono a ballare. Poi, a poco a poco, una birra dopo l'altra si spinsero un po' troppo oltre e per evitare di creare situazioni irreversibili, tornarono a casa. La mattina dopo Charlotte si svegliò non ricordando cos'era accaduto la sera precedente.
-Dai Charlotte, ti devi preparare dobbiamo partire! Jane e Luke sono già qui!- disse la madre.
-ok! Mamma sarò pronta in cinque minuti!-
Charlotte non aveva per niente voglia di alzarsi e così chiudi un occhio chiudi l'altro riprese a dormire. Si svegliò qualche minuto dopo con Jane e Luke difronte.
-Sveglia, dormigliona!- dissero i due.
-Devi preparare quasi tutto!-
Allora Charlotte si diede forza e si alzò, si fece una doccia fredda e quando uscì dalla doccia si era effettivamente svegliata. Si asciugò, poi si truccò e poi si mise gli unici abiti che non erano già stati inscatolati chissà dove. Poi raggiunse la famiglia e rivolgendosi a Jane e Luke disse -Questa è per voi! È una lettera in cui ho raccolto tutti i miei sentimenti, tutto quello che abbiamo passato... Promettetemi che l'aprirete solo quando sarò partita-.
-Ok- risposero.
Così dopo aver abbracciato affettuosamente per minuti e minuti i due amici, Charlotte partì.
-Il viaggio durerà molto tesoro, quindi ti conviene dormire, almeno il tempo passerà più velocemente- disse la madre.
Ma poco dopo la madre, giratasi poiché non aveva ricevuto una risposta, vide che Charlotte era caduta in un sonno profondo.
-Come non detto-.
-Charlotte svegliati, siamo a New York!- disse il padre qualche ora dopo.
Svegliatasi si rese conto che aveva dormito per tutto il viaggio, e già si trovava tra grattacieli e taxi gialli. Charlotte non poteva credere di essere a New York. Non riusciva a immaginare come sarebbe stata la sua vita lì, ma a breve l'avrebbe scoperto. Faceva caldo molto caldo, e c'erano moltissimi turisti che mischiati ai cittadini, formavano un solido umano che si muoveva con una velocità stupefacente.
-Sei tornata tra noi. Bene!- disse la mamma.
-Ricorda il tuo indirizzo sarà: 322 Lexington street. Vicino al mio ufficio... Purtroppo per te dovrai prendere la metro per arrivare a scuola, ma non preoccuparti le fermate sono molto vicine alle mete.- disse il padre.
-Ok! Basta che mi dite la linea giusta da prendere...- rispose Charlotte.
-Ahahahahah, tranquilla!-
Fermarono la macchina difronte al palazzo, dove avrebbero abitato, pochi minuti dopo.
-Buongiorno, cara signorina. Io sono Pit, e sarò il vostro portiere 24 h su 24!-
-Ehi, ciao Pit, mi aiuti a portare i bagagli perfavore?-
-Ma certo!-
Pit era un ragazzo di ventisei anni, alto capelli castano chiaro ed occhi, splendidi, di un verde brillante misto ad un grigio intenso.
Entrarono e chiamarono l'ascensore. L'appartamento era il numero 703. La casa era bellissima, grande e aveva un vista spettacolare da cui si scorgeva perfino Central Park.
Allora Charlotte si mise a disfare le sue valigie. Ormai si era fatta sera, così Charlotte si mise a letto, e si sentiva sempre più agitata al solo pensiero del primo giorno di scuola. Domani sarebbe iniziata la sua nuova vita.

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