10. Variazioni in fa diesis

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[Quest'ultima settimana sarò intermittente: sono messa male con il lavoro e devo recuperare un mese di fancazzismo.

Ma vi leggo sempre, grazie]



Riccardo non dice – che a volte le parole hanno meno senso di qualunque dimostrazione e, allora, Riccardo non dice. Fa.

Fa, la nota stonata del suo pentagramma, quella che stecca ogni volta alle prove e Alessandro vorrebbe scolpirgliela in testa: fa, fa, fa. Fa schifo quando ami qualcuno e non lo sai dire, non è vero?


10. Variazioni in fa diesis


Si sveglia tutto abbarbicato ad Alessandro, come se avesse ancora (sempre) paura di lasciarlo andar via – Ale, dal canto suo, conta i secondi: si dice che è una stronzata, rimanere in balia dei propri pensieri quando hai un moccioso insopportabile aggrappato al petto che nel sonno sbuffa qualcosa e quando canta stona in fa diesis anche quando non ce ne sta mezzo, di fa diesis. Conta i secondi al momento in cui la realtà, viscosa e intollerabile come quel gelato di fango che copre i copertoni delle auto quando nevica troppo, si scoprirà negata e Riccardo vorrà tornare indietro.

Ma Riccardo, che gli strofina il naso sul cuore, non sembra essere del medesimo avviso – quando gli sale addosso, come una fastidiosissima coperta troppo pesante (e non solo psicologicamente), e ride come se fosse strano, avere quella familiarità con lui. Ma l'ha sempre avuto – il diritto e il dovere di spogliarlo fino all'anima senza dover emetter fiato.

«Buongiorno» sbiascica, divertito. «Eh no Ale, non mi guardare così, sai?».

«Non ti sto guardando in nessun modo» commenta Alessandro, alzando gli occhi al cielo. «Cosa stai macinando, in quel cervello da psicopatico?».

«Che te lo ridico per davvero: lascio Giulia, voglio stare con te».

«Non è un capriccio, lo sai vero?» domanda Alessandro, in un sbuffo. «Se decidi di mollare tutto, non... non è facile, okay?».

«Se fossi un capriccio, pensi davvero che ieri sera mi sarei fatto ficcare... aspetta, prendo un righello, voglio essere preciso nella mia esternazione».

«Devi per forza fare il deficiente anche adesso?».

«E tu devi per forza rovinare tutto?» è la risposta. «Mi aspettavo almeno due coccole, considerando che per tutto oggi sedere sarà una sofferenza indicibile, non un risveglio a seghe purtroppo mentali!».

Lo fa ridere – che è buffo, perché Alessandro è davvero uno che non ride molto: ma, da quando conosce lui, ride decisamente più di quanto non abbia fatto fino ad adesso. Lo fa ridere e, quando finalmente lo stringe a sé, fa sorridere anche Riccardo.

«Solo mentali» commenta Alessandro, divertito. «Oggi abbiamo ben due interviste da fare, ricordi?».

«Posso sempre farle in piedi, no?».

«Smettila, marmocchio: non possiamo goderci il momento e basta?».

Riccardo sospira, accucciato sul suo petto – non glielo dice: ha il cuore che batte in fa diesis e fa male sentirlo – e gli sfiora la pelle con la punta delle dita, tracciando ghirigori immaginari e facendolo sbuffare, con aria stanca.

«Stai giocando a un gioco pericoloso, lo sai?».

«Stavo aspettando le mie coccole» ribatte Riccardo, con finta calma. «Alternativamente io farei la doccia e, lo sai, detesto stare da solo».

Nudo con i brividi || BlamoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora