Everything you don't know.

21. Questioni di orgoglio ||Noah.

Noah's POV.

Uscii da quella casa come un fulmine.
Detestavo quando qualcuno non ascoltava ciò che avevo da dire, soprattutto se la persona in questione era la mia ragazza.
Le avevo sputato addosso tutto quello che mi passava per la mente e ad essere sincero mi ero anche trattenuto.
Ancora una volta non avevo pensato alle conseguenze e non mi interessava farlo.
Aveva sbagliato, non aveva ascoltato ciò che le avevo consigliato e non avevo più voglia di stare ad ascoltare ciò che aveva da dire.

Entrai in macchina e con un gesto fulmineo misi in moto partendo verso casa mia.
Nella mente era ancora vivida l'immagine del suo viso magro impallidire improvvisamente e i suoi occhi chiari riempirsi di lacrime nel momento in cui avevo pronunciato quella frase.
Non mi ero pentito neanche di quello.
Mentre guidavo le mie mani stringevano il volante con una forza tale che le nocche diventarono bianche.
Parcheggiai nel vialetto di casa, prendendo fiato prima di scendere.
Sapevo cosa c'era ad aspettarmi tra quelle mura: la solitudine.
Non avrei dovuto lasciare casa di Faith, ma non potevo sopportare l'idea che mi avesse disubbidito.

Mi richiusi la porta alle spalle con un tonfo assordante, lasciandomi cadere su quel piccolo divano scuro a due posti.
Lasciai scivolare la testa tra le mani, stringendomi i capelli.
Cos'avevo fatto?
Le avevo detto tante cattiverie, ma la cosa più brutta era che non mi pentivo di nulla. Ero ancora incazzato con lei.
A riscuotermi da quei pensieri fu la suoneria del mio cellulare che avevo distrattamente poggiato su un tavolino nero posto di fronte al divano.
Risposi senza neanche controllare chi fosse a chiamarmi, quando una voce nervosa mi richiamò.

«Noah Scott, sei uno stronzo» strepitò Paige senza darmi il tempo di reagire.
«Che cos'hai fatto a mia sorella?».

«Io nulla. Piuttosto cosa lei ha fatto a me» pronunciai serio sollevando un sopracciglio.

«Beh, raccontami cos'è successo allora. Quando ho chiamato Faith l'unica cosa che ha detto prima di riattaccare è stata “mi ha lasciata”» disse evidentemente scocciata dal mio comportamento.

«Le avevo espressamente chiesto di non vedere Lucy. Ma non solo è uscita con lei, le ho anche trovate a bere insieme. Sai cos'ha fatto Lucy quando ho detto a Faith di andarcene?  L'ha abbracciata! L'ha stretta a sé, mi guardava e Faith non reagiva. Stava lì davanti a me con gli occhi sgranati, non si muoveva né le chiedeva di smettere.
Quando siamo tornati a casa ero talmente nervoso che le ho detto tutto ciò che mi passava per la testa e poi sono andato via» dissi tutto d'un fiato, stringendo un pugno.
Ci fu un attimo di silenzio, così pensai che Paige avesse riattaccato quando sentii la sua voce rimproverarmi.

«Cioè fammi capire: tu hai lasciato Faith perché è uscita con una persona che a te non andava a genio, ma nonostante lei non avesse fatto nulla di male tu le hai comunque urlato contro?».
Detta in quel modo non suonava tanto carino.
Immaginai Paige con la fronte corrugata e i pugni stretti sui fianchi mentre mi urlava contro quanto Faith fosse sensibile in realtà.

«Esattamente».
Avrei potuto dire qualunque cosa, ma quella parola fu l'unica che mi sentivo in grado di pronunciare.

«Spero vivamente tu stia scherzando, Noah» disse lasciando che la sua voce si riducesse ad un mormorio deluso.

«Voleva portarsela a letto, Paige. Tu non capisci, non hai visto la scena e se...» mi interruppe.

«“E se” cosa, Noah? Credi davvero che lei possa tradirti? Faith non lo farebbe mai e questo lo sai anche tu. Forse ancora non la conosci bene, ma posso assicurarti che il suo ultimo obiettivo è quello di ferirti. Ci tiene a te, Noah. Perché non le hai dato neanche il tempo di spiegarti la situazione?». Era delusa, delusa da me.
«Va da lei e risolvi, Scott. Non lasciarla in quel modo, è capace di tutto quando è da sola» chiuse la chiamata lasciandomi perplesso.