Wild is the Wind - I

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Like the leaf clings to the tree
Oh my darling, cling to me

*

Il giorno in cui finì il lockdown splendeva il sole più bello che Savino avesse mai visto.

O almeno, gli sembrava il più bello. Per ovvie ragioni.

Avrebbe voluto uscire di casa subito, appena sveglio, ma il quattro maggio era un lunedì e c'era la didattica a distanza da frequentare: non saltare le lezioni, e soprattutto prendere buoni voti, faceva parte della sua strategia di mostrarsi un ragazzo studioso e assennato, nella speranza che questo inducesse i suoi a ridurre l'entità della punizione (specialmente per quanto riguardava il fattore economico).

Quella mattina, però, faticava a restare concentrato, e non era il solo: i suoi compagni di classe sembravano altrettanto distratti, ed era probabile che quei cinque o sei assenti registrati in prima ora avessero deciso di mollare la DAD per godersi fin da subito quella che Conte aveva denominato la Fase Due.

"Avete manifestato tutti forza, coraggio, senso di responsabilità, di comunità," si era complimentato il Presidente del Consiglio. "Adesso inizia per tutti la fase di convivenza con il virus e dobbiamo essere consapevoli che in questa nuova fase, la Fase Due, la curva del contagio potrà risalire in alcune aree del paese. Dobbiamo dirlo chiaramente, questo rischio c'è. Nella Fase Due, quindi, sarà ancora più importante mantenere le distanze di sicurezza."

Niente da eccepire, tranne per il fatto che c'era una persona dalla quale Savino non voleva mantenere alcuna distanza di sicurezza. Desiderava, anzi, l'esatto contrario.

Come era loro abitudine, lui e Rebecca si erano tenuti compagnia via messaggi per tutta la mattina. Savino scalpitava dalla voglia di rivedere la sua vicina di casa (anzi, la sua ragazza: era ufficiale!) e le aveva chiesto se quel giorno sarebbero riusciti a incontrarsi.

Rebecca gli aveva dato appuntamento per le cinque.

Avvertendo una fitta di delusione, Savino era stato sul punto di scriverle Perché non prima? ma aveva cancellato il messaggio dopo aver digitato le prime tre lettere. Non aveva una grande esperienza in fatto di relazioni sentimentali, vero, ma non intendeva fare subito la figura del fidanzato possessivo e soffocante.

Avrà le sue ragioni per darmi appuntamento a quell'ora, si disse, complimentandosi poi per la sua maturità.

Ciononostante, finite le lezioni del giorno e consumato il pranzo con la famiglia, sentì che doveva uscire. I colori sfavillanti di quella giornata lo chiamavano dalla finestra. Non avrebbe resistito un secondo di più chiuso in casa.

"Posso prendere la bici e andare in giro?" chiese, mentre sparecchiava (la mountain bike era stata recuperata intatta da sua madre, il giorno dopo la sua fuga). "Pensavo di vedere Fabrizio. Con la mascherina e stando molto attenti, ovviamente. Magari passo in edicola o al minimarket, se vi serve qualcosa." Dosò molto attentamente le parole e il tono della voce, per comunicare che ci teneva molto a ricevere il permesso ma, qualora non gli fosse stato concesso, avrebbe accettato la decisione senza piantar grane.

Cazzo, che fatica fare il figlio modello!

Mamma e papà si consultarono con lo sguardo.

"Ok," disse sua madre. "Non tornare tardi, però. Alle quattro e mezza viene a trovarci zia Alina. Staremo giù in cortile, ovviamente."

"Non vedo l'ora!" esclamò Cecilia, saltellando in giro per la stanza con un sorriso che sfiorava le orecchie. Per tutto il pranzo, non era riuscita a stare zitta e ferma un momento. Savino pensò che la sua felicità per la fine della quarantena non era nulla in confronto a quello di sua sorella e provò un insolito moto di affetto nei confronti della marmocchia capelluta.

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