12. Scacco al re (l'amore egoista)

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Riccardo festeggia il proprio compleanno a birra e ginseng – non c'era bisogno di berli in quest'ordine, uno di fila all'altro, ma lo fa lo stesso: dice ad Alessandro che la vita è fatta anche di esperimenti, e chi cazzo c'ha mai provato a mischiare birra e ginseng assieme?

Uno psicopatico, commenta Alessandro quietamente, quindi ha senso che ci provi te.

Riccardo non risponde: quando gli sorride, e la schiuma della birra gli disegna una smorfia in volto, ha qualcosa che inquieta.


12. Scacco al re (l'amore egoista)


Riccardo lo sa – che è arrivato a quel punto, il famoso punto morto dove o è morto lui o morirà inevitabilmente il suo rapporto con Alessandro. Il punto in cui deve fare quella telefonata, per forza, e deve rompere quell'equilibrio precario che è la sua vita normale.

Giulia deve saperlo.

Giulia deve saperlo perché lo sospetta, sicuramente quel dubbio le mastica la mente in un sussurro, e adesso che la verità smangiucchia ogni contorno lo deve accettare – Riccardo no. Riccardo non lo sa accettare, il fatto che Alessandro è molte cose e anche rottura.

Definitiva e disperata, come il fatto che debba buttare in pattumiera tutte le volte in cui s'è sentito sé stesso – senza di lui. Definitiva, disperata e inevitabile: tutte le volte in cui s'è dovuto cercare nel bidone dell'umido prima di scoprire d'esser finito sul fondo e di dover cominciare a scavare.

Ha detto a Giulia la verità meno dolorosa possibile – le ha detto che è stanco di dover essere qualcosa che non è, una persona in grado di mancarle: lei ha risposto di no, ha pianto, gli ha detto che non si butta via una relazione per una para mentale. Ma la verità quella vera, quella più viscerale, Riccardo era riuscito a dirgliela per davvero: è stanco.

È stanco di doversi comportare come se tutto filasse liscio come l'olio, quand'è tutto riccio e bagnato come una busta di rucola lasciata sul fondo del frigorifero da troppi mesi – il suo amore per Giulia, che stupidamente aveva pensato (con la vanagloria dei diciannove anni) che sarebbe durato per sempre, s'era rivelato fragile come un petalo di margherita: m'ama, non m'ama, lo ama e lo cerca e lo vuole e rompe tutto pur di fargli cancellare via dalla faccia quell'espressione che non sa decifrargli. A Giulia non lo dice ma, quando lei ride tra le lacrime sullo schermo del telefono, si rende conto che l'ha sempre saputo.

Che ci sono punti morti e dolorosi in cui ti fermi – quando Riccardo aveva allungato le braccia, come per spiccare il volo, e semplicemente s'era aggrappato alla camicia di Alessandro: inizialmente, non aveva compreso. Poi sì.

Che lo vuole troppo per una sanità mentale di cui non si sa vantare, lo vuole al punto da poter smettere di pretendere d'essere la persona che avrebbe voluto per divenire altro – quella che sa mancargli e, quando Alessandro lo bacerà per una volta che sarà la prima o l'ultima, saprà di quello. Mancanza.

Riccardo lo sa per davvero: che con Giulia era finita, doveva finire, nel marasma di riccioli di carote che era diventata l'insalata mista dei suoi sentimenti. Gli è scoppiato il cuore e un pomodorino tra le labbra, cosa è rimasto? Tutto il tempo che ha perso a cercare di venire a patti con il fatto che non ce l'ha veramente più, la sanità mentale, che è tutta una giravolta e si gira per poterlo guardare ancora un'ultima volta e urlargli.

Capisci?

Ma Alessandro, che quella chiamata non la sente e non viene travolto da quell'onda d'urto di lacrime e suppliche, non capisce proprio niente: l'amore è egoista, gli sussurra quando Riccardo (scosso) si stende sul letto e chiude gli occhi. Io voglio esserlo un poco di più.

Nudo con i brividi || BlamoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora