𝑱𝒖𝒏𝒈𝒌𝒐𝒐𝒌

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01.
...

Qualche ora prima 

Jin non si trovava spesso a dover accendere il forno, se non per dimostrare quanto fosse un bravo figlio autosufficiente.

Quel giorno, tuttavia, decise di girare con poca grazia la rotella fino a una temperatura di centosessanta gradi centigradi e di gettare, dopo una decina di minuti, la teglia sul ripiano centrale.

Svolse una rapida ricerca su Naver, per verificare di star seguendo in modo corretto le indicazioni della ricetta, poi chiuse la pagina con fare sbrigativo.

Il motivo per cui stava cucinando un tacchino, da solo in casa il giorno dopo Natale, era a lui quasi sconosciuto.

Aveva solo rimpinzato il povero volatile di ingredienti, in maniera casuale e rabbiosa, mormorando qualcosa come: “assecondiamo lo spirito del Natale”. 

Pensò, con poca attenzione, a cosa avrebbero mangiato i suoi genitori.

Avrebbe dovuto chiamarli, sfoggiare il consueto tono affabile per rassicurarli del fatto che non stava dando fuoco a casa.

Inoltre, avrebbe dovuto fingere di preoccuparsi di come fosse andato il viaggio e di quanto si stessero divertendo con i loro amici dalla faccia tirata.

Era certo che sua madre gli avrebbe ripetuto per l’ennesima volta quanto le sarebbe piaciuto averlo lì con loro; lui si sarebbe scusato, adducendo come pretesto lo studio, e lei avrebbe emesso un sospiro comprensivo.

In realtà, Seokjin poteva dire di essersi fatto un regalo, non salendo sulla macchina che li avrebbe condotti in montagna dai Song. Il pensiero di dover fingere anche quel giorno, come se i due precedenti non fossero stati abbastanza, gli induceva un terribile senso di nausea.

Sentiva le guance fargli male per via di tutti i sorrisi che era stato costretto a piazzarsi sul volto, inchiodati sotto il naso come delle insegne di legno su un muro bianco.

Almeno per un breve lasso di tempo, sarebbe stato libero di non fingere.

Quante volte avrebbe avuto l’occasione di avere la casa sgombra persino dai domestici?

Aveva incoraggiato lui stesso i signori Kim a concedere alla governante e alle cameriere dei giorni liberi, facendo leva sullo spirito natalizio e sul fatto che poteva badare lui a mantenere in ordine per un po’.

D’altronde, quanto disordine poteva creare un solo ragazzo intento nello studio? Di certo, preparare qualcosa da mangiare e fare qualche lavatrice non l’avrebbero ucciso.

Suo padre era stato subito d’accordo e aveva annuito convinto, asserendo che sarebbe stata un’occasione in più per responsabilizzarsi in vista dell’università. 

Il ragazzo si chinò appena, guardando il vetro illuminato del forno.

Il tacchino avrebbe impiegato delle ore per cuocere: almeno quattro, secondo il ridicolo sito internet per casalinghe appassionate di cucina. Era probabile che avrebbe mangiato quello per tutto il fine settimana, fino a quando i suoi non sarebbero tornati.

Qual era il punto di cucinare così tanto cibo per una sola persona? Non ci aveva pensato quando aveva aperto il frigo.

Tra il preparare un panino e il cucinare un pennuto da cinque chili aveva scelto la seconda opzione. Se la sarebbe presa comoda, dunque.

𝐈𝐥 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐞𝐬𝐭 𝐝𝐢 𝐍𝐚𝐭𝐚𝐥𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora