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"Perche non capisci!?"
"che cosa devo capire? Spiegati non ti seguo!"
"Jungkook ti sei chiesto perché a me all'improvviso mi piaceva il musicista? Ecco! era per farti ingelosire! Perché tu in realtà mi piac-""Jungkook! Rosalinda! Cosa fate qui? Vi cercano dovete preparavi per questa sera!" la voce di Alfred spezzò il discorso di Rosy anche se io avevo già capito; la sua mano era ancora sul petto e aveva la testa chinata e il suo singhiozzare mi spezzò l'anima.
"andiamo" disse lei mentre lentamente tolse la mano dal mio petto
"Rosy io-"
"non dire niente. Promettimi che resteremo per sempre amici anche se io non dovessi ritornare qui."
avvolse le sue braccia attorno al mio petto; mi sentì strano in quel momento, capì perché in quei giorni ci eravamo distaccati, del suo atteggiamento strano nei miei confronti che in un certo senso capì anche Alfred che nel frattempo se ne andò forse capendo cosa stesse succedendo.
Rosy la mia migliore amica, provava qualcosa per me chissà da quanto tempo, e solo diventando grande era riuscita ad esprimere i suoi sentimenti, ed io mi sentivo un pezzente perché non riuscivo a dargli quello che lei meritava; perché lei meritava di essere amata ed io non ero capace. Non era colpa di nessuno.
"Rosy" la strinsi forte a me "ti prometto che ci rivedremo come ti prometto che resteremo per sempre amici." sentì che anche lei mi strinse forte. "ma non posso darti quell'amore, non ne sarò mai capace."
"lo so, ti conosco. Non dire più niente adesso. Dovevo dirtelo, non riuscivo più a mentirti."
spalancai gli occhi quando sentì quelle parole, l'aveva capito e nonostante tutto mi era rimasta al mio fianco senza dire niente, soffrendo del fatto che era consapevole che il suo amore era unilaterale.Ci staccammo da un lungo abbraccio sotto il sole ormai tramontato, e ci dirigemmo verso l'hotel: per tutto il tempo non ne parlammo e non scese neanche al concerto-Prima di scendere bussai in casa di Rosy che si trovava vicino alla mia, lei preparava la valigia per l'indomani, mi disse che era stanca e che non sarebbe venuta, gli diedi un altro abbraccio; non ero pronto a lasciarla andare.
Mi incamminai verso il giardino dove si teneva il concerto di Tae quella sera, "il giardino degli oleandri", così lo aveva intitolato mia madre: era un giardino che si trovava poco dopo la piscina ed era immenso con tante piante di oleandro che regalavano un profumo dolce.
Per l'occasione indossai una camicia bianca infilata dentro dei pantaloni neri e una cravatta prestata da mio padre dello stesso colore; anche se non ero tanto in vena dopo quello che era successo, pensai di andarci solo per Tae che neanche lo vidi quando si fermò davanti a me e mi richiamò con un: "wow! Stai davvero benissimo!" mi disse guardandomi dall'alto verso il basso; quasi sembravamo uguali per come ci eravamo vestiti solo che lui indossava un gilet nero uguale ai pantaloni. Arrossì al suo complimento e ringraziai il buio della sera così da nasconderlo:" anche tu stai bene Tae." gli dissi mentre mi avvicinai a lui.
"sei pronto? Per il concerto intendo?"
"per me è un piacere, anzi sono contento che per la prima volta mi ascolti suonare."
"per me è un onore" mi sorrise ed io inevitabilmente ricambia, era una calamita per me quel sorriso. Lui per era magnetico. Tutto di lui mi attirava e aveva la capacità di eliminare ogni mio pensiero e di concentrarmi solo su di lui.Arrivati al giardino, tutta la gente si voltò non appena mio padre annunciò il suo arrivo ed io mi allontanai e lo osservavo mentre si prendeva tutti gli applausi delle persone che lo guardavano ammirati; Tae fece un leggero inchino e si incamminò verso la sua compagnia musicale e incominciarono a suonare facendo muovere ogni persona che era lì, anche chi era al tavolo senza alzarsi, batteva i piedi sotto al tavolo, fischiettava a ritmo di musica, picchiettavano le mani sul tavolo e le donne si radunarono vicino al soppalco per ballare e sentire meglio Tae suonare.
Era così bello, che ogni persona aveva gli occhi puntati verso di lui e le ragazze gli sorridevano mentre ballavano sulle note della sua musica.
Quando smise di suonare, gli applausi non finivano di cessare e lui si inchinava sempre di più verso quel pubblico prive dell'hotel novecento.
"vorrei dedicare una canzone ad una persona che in poco tempo, è diventata speciale per me" disse mentre cercò il mio sguardo tra le persone che risero teneramente alla sua affermazione, mi sorrise indicandomi senza farsi beccare ed io sfregai il mio viso con le mani cercando di togliermi quel sorriso che mi si era formato sulla bocca; mi sentì come un ebete in quel momento.
"Questa è per te. " stand by me di Ben E. King" disse ridendo e un applauso avvolse le note musicali.Quando finì, si avvicinò al tavolo dove io ero seduto e dove ero rimasto tutto il tempo a godermi lo spettacolo; arrivo con due calici di champagne e me ne offrì uno facendo tintinnare i vetri.
"allora? Ti è piaciuto lo spettacolo?"
"si" feci scendere lo champagne dolce "soprattutto la dedica" gli dissi ridendo e lui mi seguì a ruota.Nel frattempo, si avvicinò un signore che in mano aveva una macchina fotografica e ci disse:" signor. Kim! Posso scattarle una foto?"
"Si! Con piacere!" Tae mi sussurrò un: "scusa" mentre appoggiò il bicchiere sul tavolo e si mise in posa poco più distante da me e sentì che l'uomo gli chiese anche un autografo e per un attimo realizzai quanto fosse assurdo il fatto che lo avevo conosciuto, che eravamo diventati "amici".
Assorto nei miei pensieri non sentì che Tae chiese al signore di scattarci una foto a noi due e all'improvviso sentì il suo braccio stringermi le spalle e le sue dita mi accarezzarono un lato del collo; sussultai neanche fosse arrivata una gelata di vento.
"ce ne scatti due! Una per me e una per il mio amico" il signore annuì e non ebbi neanche il tempo di replicare che il flash della macchina ci colpì due volte.
Quando si asciugò la pellicola guardammo entrambi quelle foto dove eravamo noi due io seduto sullo sgabello di legno, e lui in piedi di fianco a me e la sua mano attorno alla mia pelle. In quella foto entrambi sorridevamo, al conto alla rovescia del fotografo tae sottovoce mi sussurrò:" il signore ha un neo-enorme sul naso." ed io scoppiai a ridere e cercai di trattenermi mentre lui di fianco a me rideva di gusto sotto i baffi.
Ringraziammo entrambi il signore che ci salutò con sorriso e un'ultima stretta di mano a Tae."è venuta bene però!" mi disse mentre osserva le foto strette tra le mie mani, ne prese una sfiorandomi la mano; lo guardai prendere una penna all'interno del taschino del gilet e riappoggiò la foto sul tavolo e scrisse sul retro nella parte bianca: "per Jungkook, un ricordo di noi. Estate 1975. dal tuo Tae."
me la porse di nuovo e mentre leggevo quelle parole avrei voluto dirgli che in realtà speravo che lui non fosse solo un ricordo.Quella serata finì un sorriso stampato in volta e per un attimo dimenticai a tutto il resto ma, ogni volta che ci salutavamo immaginavo quanti giorni ci rimanevano da stare insieme, i dubbi su quelle parole.
Ritornai in camera mia e nonostante le ore mancate di sonno non riuscivo a dormire nuovamente; mi toccai il collo dove le sue dita erano appoggiate, una sensazione piacevole si estese sul mio corpo, il cuore che accelerava, il respiro affannoso, le pupille dilatate, mi sentivo adrenalinico sotto il suo tocco che mi sembrava essere stato inciso sulla mia pelle. Riguardai quella piccola Polaroid per tutto il tempo finché non l'ha misi nel piccolo cassetto affianco al letto.L'indomani però salutai Rosy che mi salutò con la mano dal finestrino della macchina e nonostante lei non scese dalla vettura, vidi i suoi occhi lucidi dal pianto. Lasciò la costa ed io non riuscì a frenare le lacrime non appena la vidi andarsene via voltare l'angolo, lontana da me, chissà per quanto.
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The Novecento Hotel| Taekook
ספרות חובבים1975: Tra l'azzurro del cielo che si univa al colore del mare e la brezza fresca della stagione, vi era il Novecento hotel. L'albergo più lussuoso della costa, dove, le persone di più alta borghesia da ogni parte del mondo, trascorrevano le loro vac...