28.~Consapevolezza~

43 7 0
                                    

KIM NAMJOON

Il sacco da boxe ormai non aveva più forma, piccoli granelli di sabbia scorrevano ininterrotti su quel materassino blu, che stava sotto i piedi nudi di Namjoon. Un ultimo calcio e finalmente la sabbia frusciò velocemente. Il sacco ora vuoto era lo specchio dell'anima di quel ragazzo. Il sonno era completamente sparito, la fame non era sicuramente sua amica, gli restava solo ed esclusivamente quel sacco che ora era diventato il nulla. Nella mente erano limpide le immagini di quel viso scosso e impaurito, quel viso dolce rovinato dal terrore, la paura, la paura di lui. Questo lo lacerava dentro, questo era quello che lo distruggeva, che lo consumava lentamente, la consapevolezza che tutto quel maledetto casino era colpa sua. Non riusciva a spiegare il perché di quello scatto, il perché di quell'ossessione, il perché tutto doveva essere sempre come diavolo voleva lui e se così non fosse avrebbe solo creato o imposto le sue intenzioni.

"Namjoon..." una voce troppo famigliare aveva preso possesso di quel silenzio. "Ehy Nam... Che succede?"

Rm voltò la sua alta e prepotente figura verso quella del suo amico, Min Yoongi. La sua nodosa figura era posizionata nella penombra del portone d'ingresso, jeans skinny scuro che fasciava le sue scheletriche gambe, una camicia altrettanto nera che fasciava larga il busto nascondendosi nella cinta, un stivaletto in pelle del medesimo colore ed un giubbotto in pelle che dava l'aria da duro. Con estrema lentezza si levò i guantoni, non dando retta al moro che stava lentamente avvicinandosi a lui. Massaggiò le nocche fasciate, cercando di dar un minimo di sollievo, ma una mano fredda si posò sulla sua spalla sudata ed estremamente calda. Si voltò di scatto, con sguardo duro e minaccioso.

"Nam... Smettila di ferirti" puntualizzò Min con altrettanto sguardo accusatore e autoritario.

Di una cosa era sicuro, Yoongi non aveva paura di niente e nessuno, anche se Namjoon era molto più alto di lui, non gli dava nessun tipo di problema, alle volte era proprio Rm ad essere quasi terrorizzato da quel tipo. Il moro lasciò la presa sulla sua spalla, prendendogli le mani e delicatamente cominciò a sfasciarle. Il sangue secco era lì, presente oramai da giorni, da quando quella ragazza aveva scomposto il suo cervello, facendone un Tetris irrisolvibile.

"Joon cazzo... guarda che tagli ti sei inflitto!" decretò inchiodandolo con lo sguardo.

"Min... non sono affari tuoi" rispose con tono infastidito.

"Certo che sono affari miei!" alzò la voce avvicinandosi con prepotenza "Sei un mio fottuto amico cazzo! E se stai o ti fai del male sono FOTTUTAMENTE CAZZI MIEI!" Urlò alla fine minacciandolo con l'indice puntato contro.

Namjoon non parlò, per la prima volta abbassò la testa, lasciandosi scappare un sospiro frustrato, scompigliò i capelli sedendosi poi con svogliatezza sulla panchina, continuando a sbuffare. Poggiò i gomiti sulle ginocchia sorreggendo la testa con entrambe le mani. Min si affiancò a lui, osservandolo e aspettando.

"Parlami" commentò.

"Yoon sono un casino" scivolò.

"No non lo sei Joon" soffiò il moro portando una mano sul bicipite scolpito di lui "Sei umano" continuò.

"Lei... credo mi odi" sussurrò per paura che quelle parole si rivelassero più vere di quello che erano "L'ho terrorizzata... ho rivisto quello sguardo..." tremò leggermente, ricomponendosi "Era lo stesso che ebbe mia madre... quando..." la voce si incrinò, lasciando trasportare con sé mille emozioni incatenate.

"Joonie non credo proprio che lei ti odi..." sbuffò un sorriso "Vi ho osservati insieme e non ho visto nessuno più innamorato di lei" confessò Yoongi lasciando di stucco Rm.

"Ci hai visti?" domandò un pò perplesso.

"Non fraintendere... Non vi ho pedinato né nulla... ma vi ho beccati due volte insieme ed io penso che i suoi atteggiamenti e le sue parole dicano più di quello che tu abbia effettivamente capito" spiegò portando le mani in avanti "E sì... ho origliato quindi non chiedere" sorrise.

L'instabilità che tutta quella situazione stava portando rendeva il suo stato d'animo ansioso, preoccupato e con una sorta di eccitazione non del tutto piacevole. Yoongi era sempre lì, pronto a raccogliere quello che ne restava di quel ragazzo ormai consumato, era lì come amico, come persona fidata e disponibile, era lì per consigliarlo e supportarlo. Forse per una volta poteva lasciarsi scivolare nella disperazione e chiedere aiuto, forse per una volta poteva mostrarsi debole davanti a qualcuno senza doversi nascondere.

"Che devo fare Yoon... Io non mi capisco" tirò i capelli leggermente.

"Chiedile scusa per quel che è successo e mettiti a nudo Joon..." lo accarezzò cercando di rilassarlo un minimo "Falle capire cosa senti e non aver paura di te stesso... le cose vanno vissute o non ne vale la pena".

Avvilito da tutta questa situazione, sbuffò e si alzò di scatto, prendendo la borsa e avvicinandosi al portone. Nella sua testa risuonava solo il suo nome, Rhea. La sua mente e il suo corpo erano completamente collegati, tutto si muoveva solo per raggiungere quella casa e poter riavere quella donna con sé. Nulla lo avrebbe fermato.

"Joon!" urlò Yoongi facendolo voltare "Amala senza paura!" sorrise scuotendo la testa e facendoli segno di andarsene.

[...]

Dopo giorni di agonia e dolore stava davanti a quella porta, quel uscio che divideva il suo cuore dalla sua anima, quel portoncino che nascondeva una creatura meravigliosa, mitologica e magicamente irresistibile. Il fiatone e il cuore a mille stavano riecheggiando nella sua mente. Stava cercando di creare un discorso, anche solo una frase per riuscire a rompere il ghiaccio. Voleva davvero chiederle scusa, voleva davvero che lei restasse, voleva solo che quel bagliore di luce non scomparisse e lasciasse quel vuoto, voleva davvero che lei non avesse paura di lui. Si appoggiò pesantemente alla porta, sbattendo la testa più di una volta, senza rendersi pienamente conto di aver involontariamente bussato.

"Si?... Chi è?" la sua voce ovattata si stava avvicinando. Per la prima volte il panico prese possesso di quel corpo muscoloso e imponente.

Il cigolare della porta fu pesante e assordante, ma quello che si presentò davanti a lui fu subito la quiete. La tranquillità che dava quella figura lo rese ulteriormente consapevole che nulla poteva funzionare senza di lei, che un gesto valeva più di mille parole. Gli fu addosso.


YU RHEA

Travolgente, sensazionale, passionale e intimo. Quelle carnose ed irresistibili labbra furono accolte con prepotenza e indecisione dalle sue, ma appena quell'inebriante profumo di miele e tabacco sopraffò la sua mente si annebbiò, lasciandosi completamente rapire e accompagnare in una dimensiona sconosciuta. Namjoon era lì, davanti la sua porta, con le mani strette nei suoi fianchi che spingeva quell'esile corpo sempre più vicino al suo petto muscoloso. Lo stomaco era completamente ribaltato, e la sua mente era completamente vuota, non c'era nulla di sicuro o di essenziale, nulla, il vuoto. La stretta si intensificò alzando leggermente la sua felpa nera, lasciando uno spiraglio per far intrufolare le calde e grandi mani di Namjoon che presero ad accarezzare la sua vita. Il percorso era lento e rilassante, dal fianco saliva verso lo stomaco e poi tornava alla vita per poggiarsi poi alla fine della schiena. Le labbra si muovevano in sincronia, lei seguiva lui e viceversa, fino a quando una presenza umida picchiettò sul labbro inferiore di lei invitandola ad aprirle. Lo fece e fu un'esplosione di menta che si insinuò al suo interno dove le loro lingue si sfioravano impaurite di farsi del male, fino a legarsi con il terrore di doversi separare per troppo tempo. Il respiro cominciò a scarseggiare, aveva bisogno assolutamente di prendere una boccata d'aria, ridando ossigeno al suo corpo. Premette le fredde mani sul petto scultoreo di Rm, con una leggera pressione lo allontanò sfarfallando le ciglia e abbassandosi lentamente, senza però chiudere le palpebre.

"Perdonami Rhea" fu silenziosamente rumoroso. 

Teach Me ~ K.NamjoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora