Capitolo unico

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Sentiva freddo Albus Silente quella mattina di
novembre, seduto alla  scrivania del suo ufficio. Con un colpo di bacchetta attizzo ' il fuoco del camino anche se si rendeva conto che il freddo che sentiva veniva da dentro. Con un sospiro si guardò la mano destra, annerita da una maledizione mortale che lo avrebbe portato alla tomba da lì a breve. Sorrise stancamente, tante cose aveva ancora da fare e così poco tempo per farle, ma forse era giusto così: tante battaglie aveva combattuto nella sua lunga vita, troppe, ed era stanco, terribilmente stanco. Harry stava crescendo, avrebbe portato a termine il suo compito egregiamente, e Severus, il suo grande amico e silenzioso complice, lo avrebbe continuato ad aiutare anche quando lui non ci fosse stato più. Era giusto così, così doveva andare. Rabbrividì e si strinse ancora di più nella veste. Era il 2 novembre, una data che era  rimasta impressa a fuoco nella sua anima e nel suo cuore. In quel momento entrò un gufo nella stanza, bello e maestoso, con una lettera legata alla zampa. Si fermò gonfiando orgoglioso il petto per aver portato a termine la sua missione mentre il vecchio preside di Hogwarts gli sfilava la lettera, grattandogli la testa. -Vediamo cosa mi porti amico mio.- Ed il cuore parve fermarsi vedendo il sigillo con cui era chiusa la busta. Aveva le allucinazioni, forse la Morte stava venendo a prenderlo prima del previsto. Chiuse gli occhi e li riaprì. Non era un'allucinazione, la lettera era sempre lì fra le sue mani, e il sigillo era quello. Impossibile sbagliarsi e non riconoscerlo. Il sigillo di Gellert Grindelwald. Diede velocemente un biscotto al gufo che riparti', fissando la lettera non riuscendo ad aprirla, le mani tremanti. Grindelwald era prigioniero a Nurmengard  da ormai 57 anni, lui stesso aveva apposto tutti gli incantesimi affinché nulla potesse entrare o uscire dalla dorata prigione in cui lo aveva rinchiuso dopo la loro ultima epica battaglia. Eppure quella busta era lì, fra le sue mani. Il suo sigillo, la sua calligrafia. Il cuore iniziò a battere all' impazzata mentre apriva la busta, nemmeno fosse stato ancora il 17enne che si era perdutamente innamorato di lui. Be, 17enne non lo era più da molti, troppi anni, ma innamorato lo era sempre. "Caro Albus "iniziava la lettera:"so che ti stupirai molto di ricevere questa mia missiva, malgrado tutti gli incantesimi formidabili che mi imprigionano qui a Nurmengard ho sempre avuto uno spiraglio. Sarei potuto fuggire mille volte se lo avessi voluto, forse un po' mi hai sottovalutato, ma non ho mai avuto intenzione di farlo. Mi hai battuto, hai vinto, ed ho accettato la sconfitta. Potevi spedirmi ad Azkaban o peggio in una delle nostre prigioni qui in Austria, ma hai deciso di lasciarmi a casa, circondato dai comfort... circondato dalla solitudine. Questa è stata la mia vera prigione, la solitudine, ma so che è stata anche la tua. Credevi di avermi tolto le mie visioni del futuro con i tuoi potenti incantesimi, ma non ci sei riuscito. Forse mi hai davvero sottovalutato o forse i tuoi sentimenti hanno influenzato la tua magia. Chissà... ho sempre visto quello che facevi, hai sempre fatto parte della mia vita e questo ha reso migliori questi anni di solitudine. Eri con me ogni momento anche se non lo sapevi. Se ti scrivo solo ora è perché ho visto che stai morendo. Stupido idiota di un Silente, farti incastrare così da una maledizione mortale per poter indossare quello stupidissimo anello! Ti scrivo per ricordarti quei due giovani ragazzi che si sono conosciuti in una calda giornata di giugno a Gotric's Hollow, che hanno capito di amarsi al primo sguardo, che hanno provato insieme i primi palpiti del cuore, i primi brividi del desiderio, il fuoco ardente della loro passione. Volevo cambiare il mondo, ma volevo farlo con te. Dopo quel che è successo: la morte di tua sorella che non avrei mai voluto, ho continuato da solo il mio cammino, ho avuto anni di potere, di gloria, ma che non hanno mai avuto senso perché era un cammino solitario. Colpa mia, forse avrei dovuto fermarmi quando potevo, prendere la tua mano e continuare con te un cammino diverso. Non l'ho fatto, condannando me e te a una vita di solitudine e dolore. Non si può cambiare il passato, ma si può decidere il futuro. So che tu te ne andrai prima di me, ma io ti raggiungerò prima di quel che credi. Oh si so perfettamente come morirò e per mano di chi, ma non te lo dirò. Non ora... ci sarà tempo Albus. Avremo tutta l'eternità per parlare, per prenderci per mano e non lasciarci più. Quindi continua sereno per la strada che stai intraprendendo, per la morte che hai pianificato, il tuo piano funzionerà alla grande fidati. E quando sarai nell'infinito aspettami che ti raggiungerò, e finalmente non ti lascerò mai più. Ti amo Albus Silente, ora, come allora, per l'eternità. Gellert."Le lacrime del vecchio preside bagnavano l'inchiostro sbiadendolo, ma ormai non importava più, perché quelle parole scritte erano ormai indelebili dentro di lui. Strinse forte a se la lettera, non sentiva più freddo.

La nebbia piano piano si stava diradando. Quella nebbia in cui Albus Silente era vissuto, se così si può dire, per quasi un anno. Harry era partito, era tornato in vita, alla sua battaglia, al suo futuro. Il vecchio preside aveva finito il suo compito, ora poteva riposare , sicuro che il mondo magico sarebbe finalmente vissuto in pace. Fu solo quando tutta la  nebbia del limbo dove aveva aspettato Harry per tutto quel tempo si fu completamente dissolta che vide la luce. Un bagliore forte, ipnotico, a cui era impossibile resistere. E con quel poco di forze che gli restavano, Albus Silente lascio' il limbo e ci si gettò dentro, pronto al sonno eterno. Quello che non si aspettava di certo è che una volta oltrepassata quella luce, quasi come avesse attraversato una specie di portale magico, si ritrovasse su un sentiero  acciottolato, in una strada che conosceva fin troppo bene. Era la strada principale di Gotric's Hollow. Il cuore di Albus parve fermarsi ...strana sensazione per un uomo morto già da tempo. Si guardò le mani e non vide più quelle raggrinzite da vecchio. Si tocco' la faccia e non senti' la barba. Con un brivido si specchio' ad una pozza d'acqua lì vicino e si vide: aveva l'aspetto del giovane 17enne pieno di sogni, di ambizione e d'amore che era stato. Con un altro brivido capi' ed iniziò a correre lungo la strada,come tante volte aveva fatto in passato, verso la casa di Bathilda Bath, con il cuore mai così vivo che gli martellava in petto. Si soffermò solo un attimo davanti la sua vecchia casa e si affacciò un solo istante alla finestra. Vide il lungo tavolo della sala da pranzo in legno scuro, vide i suoi genitori che serenamente stavano bevendo il tè e, poco più in là, seduta sul piccolo divano, sua sorella Ariana rideva felice mostrando a un giovane ragazzo sorridente seduto vicino a lei, un libro di fiabe. Credence aveva finalmente trovato la sua famiglia. Un giorno sicuramente anche Aberforth li avrebbe raggiunti. Più tardi sarebbe andato da loro... ma non ora. Ora doveva riprendere a correre verso la casa di Bathilda. E al termine della sua folle corsa lo vide, lui era la, appoggiato alla porta d'ingresso sotto al portico, le braccia conserte, con quel suo sorriso ironico e i luminosi occhi così particolari. I suoi occhi erano la prima cosa che Albus aveva notato di lui quando lo aveva conosciuto, e i suoi occhi furono la prima cosa che guardò di nuovo. Anche lui aveva l'aspetto di quando si erano conosciuti, come se il tempo avesse fatto un giro su se stesso riportandoli esattamente dove dovevano essere. Non parlavano in quel momento, non ce n'era bisogno. Gellert gli porse la mano, Albus l'afferro' saldamente consapevole che non l'avrebbe mai più lasciata per tutta l'eternità. E sempre senza bisogno di parlare, finalmente tornarono l'uno fra le braccia dell'altro, in un bacio che suggellò la loro promessa di vita eterna insieme .

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