1. La Danza dei Maghi

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" E non ci sono né la Russia, né il mondo,
e non ci sono ne' angoscia, ne' offese,
Per l'azzurro regno dell'etere
Libero si libra il cuore..."     

Georgij Vladimirovic Ivanov

Da Londra, attraverso la Norvegia, la Svezia e la Finlandia, giunsi a Mosca, allora al culmine della speculazione e del patriottismo dopo gli attentati dei separatisti Ceceni. Ripresi il mio lavoro presso il giornale del quale ero stato corrispondente in India. Mi ci trovavo da circa tre settimane, quando accadde un piccolo fatto che doveva essere il punto di partenza di numerosi avvenimenti. Un giorno in cui mi trovavo alla redazione del giornale, mentre preparavo il numero del giorno seguente, scoprii, credo ne La Voce di Mosca, un trafiletto relativo alla messa in scena di un balletto intitolato "La Danza dei Maghi", che si diceva fosse opera di un "greco del Caucaso". L'azione del balletto doveva svolgersi in India e dare un quadro completo della magia dell'Oriente con miracoli di fachiri, danze sacre, ecc. Non mi piacque il tono millantatore, ma, dato che gli autori di balletti indiani erano piuttosto rari a Mosca, ritagliai il trafiletto e l'inserii nel mio articolo, aggiungendo semplicemente che vi sarebbe stato sicuramente in questo balletto tutto ciò che non può essere trovato nell'India reale, ma che i turisti vanno a cercarvi. Debbo confessare che tutto ciò — ogni sorta di prodigi di autosuggestione — mi interessò ben poco. Avevo troppo spesso sentito storie di quel genere e mi ero fatto un'opinione ben chiara al riguardo. ... Signore che vedono improvvisamente fluttuare nelle loro camere occhi che le affascinano e che esse seguono di strada in strada finché arrivano alla casa di un certo Orientale o Guru cui appartengono quegli occhi. Oppure persone che in presenza di quello stesso Guru hanno bruscamente l'impressione che egli le stia trapassando con lo sguardo e che veda tutti i loro sentimenti, pensieri e desideri; provano nelle gambe una strana sensazione, non possono più muoversi e cadono in suo potere fino al punto che egli può fare di loro tutto ciò che desidera, anche a distanza. Storie di questo genere mi erano sempre parse nient'altro che letteratura scadente. La gente inventa miracoli a proprio uso e inventa esattamente ciò che ci si può aspettare da loro. È un misto di superstizione, autosuggestione e debolezza intellettuale; ma queste storie, per quanto ho potuto osservare, non prendono mai forma senza una certa collaborazione delle persone a cui si riferiscono. La cosa che però colpì la mia curiosità fu quando, tre giorni dopo, la segretaria di redazione Irina Costantinova Feodorov mi fece avere un flayer che declinava l'evento senza precisarne il luogo, la data e l'ora. Vi si rappresentava una nota opera di Kandinsky vicino ad un cerchio con tre triangoli equilateri interni e una strana supplica:

"Signore Creatore aiutaci ad essere capaci a ricordarci di noi tutto il tempo per evitare azioni involontarie perché solo attraverso di esse può il male manifestarsi"

"Signore Creatore aiutaci ad essere capaci a ricordarci di noi tutto il tempo per evitare azioni involontarie perché solo attraverso di esse può il male manifestarsi"

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