Pagnotta Nel Forno

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Una cosa che mi rilassava sempre, anche nei momenti no, era la pioggia. Amavo guardarla scendere per i grandi finestroni seguendone la traiettoria, amavo camminare per strada e sentirla sul mio viso, amavo preparare la cioccolata e accollarmi insieme a Dario sul divano durante gli acquazzoni.

La pioggia era anche stata più volte una medicina, riusciva sempre a calmare i miei nervi anche quando tutto il mondo andava a rotoli. Quel ticchettio sul vetro, quel infrangersi sui tetti delle case rotolando giù e quel profumo di terra bagnata, mi infondevano tranquillità e benessere, facendomi ritornare sulla retta via non andando di matto.

Ma non quel giorno.

Dopo una settimana rocambolesca fatta di impegni con la Wedding Planner, e il lavoro fitto in agenzia, non avevo ancora avuto l'occasione o per meglio dire, la voglia di dire a Dario della presenza di Edoardo nella nostra vita.

Sì, lui era entrato prepotentemente nella nostra vita, ed io non sapevo davvero come comportarmi. Avevo paura della reazione di Dario, avevo paura che Edoardo potesse dire qualche parola di troppo sul nostro passato, ma ancor di più, avevo paura di litigare ancora una volta con Dario in quel modo.

No, non l'avrei permesso.

Quindi l'unica idea che mi venne in mente fu temporeggiare. Magari quel mese sarebbe passato senza intoppi, ed Edoardo, da come era venuto se ne sarebbe andato.

« Taty ci sei? », la voce di Edoardo rimbombò nelle mie orecchie facendomi tornare a quella spiacevole realtà alla quale cercavo di sfuggire ogni santo giorno.

« Ehm, si, si ci sono... », farfugliai distogliendo lo sguardo dalla finestra con annessa pioggia. « E poi ti ho detto mille volte di non chiamarmi così... mi innervosisci! », chiarii prendendo tra le mani i fogli che erano sparsi per tutta la scrivania cercando di non guardarlo.

« Come vuoi tu Taty! », continuò lui imperterrito facendomi uscire il fumo dalle orecchie.

« Ok! Ho bisogno di una pausa! », esclamai alzandomi di scatto rigettando i fogli che avevo recuperato un momento prima sulla scrivania.

« Bellissima idea! Ho bisogno di un caffè! », enfatizzò lui seguendo i miei movimenti.

« Bene! Ci vediamo qui tra dieci minuti! », mi affrettai a dire recuperando la mia borsetta che si trovava sulla sedia.

« Ma io pensavo di prenderlo con te il caffè... »

« Beh, pensavi male! Addio! », affermai frettolosamente cercando di uscire in fretta da quella stanza, quando lui, passando dietro la scrivania si lanciò davanti alla porta.

« Ascolta Taty...», mi fermai portando le mani sui fianchi sull'orlo di una crisi di nervi osservandolo stanca. « Volevo dire Anita... non possiamo essere amici? »

« No! », feci per uscire prendendo la maniglia, quando fui fermata ancora una volta da lui.

« Ok, ok, amici no... ma possiamo essere dei semplici colleghi? », chiese lui quasi implorando. Mi aveva presa per scema?

« Noi non siamo colleghi... stiamo solo collaborando insieme ad un progetto! E se tutto va bene ti toglierai dalle scatole presto! », sbraitai cercando di aprire la porta con lui ancora lì.

« Però così mi ferisci! »

« Ah, io ti ferisco?! Ricordati come mi hai lasciata per strada dopo che sei andato via! Ricordati come mi hai lasciata senza dire una parola! Ricordati quanto sei stronzo e, poi forse possiamo riparlarne! »,

Presi finalmente la maniglia e, abbassandola, uscì fuori come una furia dirigendomi verso i bagni femminili. Iniziai ad imprecare contro me stessa, contro lo stronzo e contro tutto quello che lo aveva riportato sulla mia strada.

Ogni Parte Di NoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora