4. Il nuovo Zar

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A Mosca capirono subito l'importanza delle mie indagini e venni convocato nel giro di pochi giorni al Cremlino, a notte inoltrata, in una delegazione formata da diversi ministri, da due generali e da Putin in persona

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A Mosca capirono subito l'importanza delle mie indagini e venni convocato nel giro di pochi giorni al Cremlino, a notte inoltrata, in una delegazione formata da diversi ministri, da due generali e da Putin in persona.

Era la prima volta che lo vedevo. Le fotografie non gli rendevano giustizia. In immagine me lo figuravo basso e un po' tarchiato. Era invece alto più del normale e robusto. Il suo viso era sempre sorridente. Mi avevano parlato di lui (ex colonnello dei servizi segreti) come di una belva assassina. Sarà anche stato, benché io non ci credessi molto e fossi piuttosto convinto che egli agì sempre per necessità e nell'interesse del paese. A quella prima riunione io guardavo soltanto Putin. Era l'uomo sovraumano,  l'erede di Aleksandr Jaroslavič Nevskij , il discendente di Pietro Alekseevič Romanov, era colui che, cancellando definitivamente la memoria del comunismo, aveva trasformato l'ex Unione Sovietica in un paese al passo coi tempi, fortemente patriottico e pieno di lucrose opportunità economiche.

In fin dei conti il mio vero datore di lavoro.

Dopo molte dichiarazioni, quasi tutte di principio, come succede sempre nella prima seduta di una delegazione, Putin decise che il giorno dopo ci sarebbe stata una riunione ristretta

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Dopo molte dichiarazioni, quasi tutte di principio, come succede sempre nella prima seduta di una delegazione, Putin decise che il giorno dopo ci sarebbe stata una riunione ristretta. Io, lui e Jossif Vissarionovic, il suo segretario particolare.

L'incontro si tenne presso un ufficio appartato della Bibliotecka Imeni Lenina (dove si diceva che studiasse le qualità del grande leader sovietico).

Volle sapere se ero legato affettivamente e con chi (inutile nasconderlo), e se ciascuno, nel suo campo specifico, godeva di indipendenza.

Gli dissi che, nelle mie amicizie amorose, ciascuno era libero di fare quello che voleva e di impiegare il suo tempo nel modo che preferiva. Ne apparve soddisfatto. Probabilmente il tema della parità di genere rientrava nei suoi studi sebbene non del tutto nella pratica politica. Del resto, pensai, non mi sentivo diverso da lui. L'amore femminile per me, nonostante gli sforzi, rappresentava ancora un mistero. E, si sa, quando una cosa non la si conosce è meglio governarla.

Rispose, con uno strano sorriso, che la donna non potrà mai essere parificata all'uomo perché per natura è in grado di esprimere l'amore materno ovvero l'amore incondizionato, ancora più evoluto dell'amor patrio, della fede religiosa o politica. Mi raccomandò, come esempio, un libro del 1923: Vassilissa di Alexandra Kollontai. Notai che mentre pronunciava tali parole i suoi occhi  ebbero un lieve tremore.

Mi chiese ad un certo punto se nelle mie ricerche compariva un certo Alexander Brodsky. Non potei che confermare e riferii di una sua frase estrapolata sul web che mi aveva colpito: "Sentimento e romanticismo non mi convincono, ma se qualcuno prova emozioni e si commuove, allora sono felice".

Si irrigidì di colpo e disse:

- Capisce, Sig. Vladimir Vladimirovic Vinograd, che in due parole è stato espresso un'intero programma sovversivo!? Il mio Governo non permetterà l'annientamento dei sentimenti e delle tradizioni

Poi, volle capire i contorni specifici di una TAZ e se si trattava di un evento di costume o piuttosto un fenomeno radicato nella tradizione rivoluzionaria russa o peggio ancora, una ingerenza interculturale.

Bene – disse – eccellente. Mi piacerebbe sfruttare la cosa per un qualche fine propagandistico, per contrastare l'avanzare del multiculturalismo

 Mi piacerebbe sfruttare la cosa per un qualche fine propagandistico, per contrastare l'avanzare del multiculturalismo

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