7. Santa Madre Russia

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Catherina parlava

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Catherina parlava. Parlava di cose come se non avessero importanza. Con quel sorriso.

E non perdevo una sillaba e tutto si incastrava ferramente dentro la mia memoria. Specie quando si rivestiva con quelle mani tremanti.

La guardavo. Lei non si sottraeva ma il rosso si impadroniva della sue guance fino ad invaderle tutto il viso. Un cerchio bianco le attorcigliava le labbra i cui angoli si piegavano. Gli occhi le si riempivano di lacrime.

E poi capii che non era tutto una questione di tecnica

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E poi capii che non era tutto una questione di tecnica. Né di esaltazione interessata.

Cominciai a provare una vera passione per lei. A partire dai suoi capelli. In certi momenti ci giocavo, li arricciolavo, li distendevo, li pettinavo con le dita, strappandoli anche quando trovavo qualche nodo. Le mie mani erano sempre sul suo capo non appena ci apprestavamo a fare l'amore o subito dopo aver finito.

Per me era bellissima e meravigliosamente libera. In lei tutto il mio corpo era come la Russia, come la grande Madre, con tutto ciò che la agita, dalla tempesta allo stormire delle betulle, dai venti impetuosi alle onde dei grandi laghi e degli immensi mari.

Tutto si irradiava in me, a partire da quel dito, da quella mano, da quel braccio che era fra me e lei come un ponte elettrico.

Come una linea lungo la quale correva una voluttà che sconvolgeva i pensieri, che portava ai limiti più inconcepibili una gioia profonda che andava ad installarsi negli angoli più nascosti di questo mio corpo che era come la Santa Madre Russia: tutta irrorata di languori estivi, di tepori autunnali, di violenze invernali e di ansiti creativi di primavera.

Come una linea lungo la quale correva una voluttà che sconvolgeva i pensieri, che portava ai limiti più inconcepibili una gioia profonda che andava ad installarsi negli angoli più nascosti di questo mio corpo che era come la Santa Madre Russia: tu...

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