Patto

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    -Devi mangiare qualcosa, Sillen. Ti prego.- Emlinel si accomodò sul bordo del letto, con una scodella in mano.
La stella, seduta a gambe incrociate tra le coperte calde, voltò lo sguardo dall'altra parte: -Non mangerò un bel niente finché quell'elfo non mi lascerà andare.-
Erano già passati tre giorni dalla sera in cui era venuta a conoscenza della sua identità, finendo per litigare con il Re, e da allora si era rifiutata di mangiare o di alzarsi dal letto. Seppur vantasse una straordinaria resistenza, cominciava persino ad avvertire i morsi della fame, ma non le importava.
Thranduil non l'avrebbe lasciata morire, si sarebbe arreso all'idea di farla partire per le terre degli Uomini, ne era certa.
Emlinel, invece, non era dello stesso avviso: il Re era ancora più testardo e orgoglioso della giovane, per quanto incredibile potesse sembrare, e lei, con quell'atteggiamento infantile, avrebbe solo peggiorato le cose.
La dama perse la pazienza, a quell'ennesimo rifiuto: -Sii realista, Sillen! Non puoi andare contro la volontà del Re. Se anche stasera ti rifiuterai d'incontrarlo si arrabbierà moltissimo e sono io quella che dovrà dirglielo!-
La stella tenne ostinatamente lo sguardo nel vuoto, stringendo i denti. Emlinel si alzò dal letto e le tolse le coperte di dosso, con gesti secchi: -Esci da questa stanza, avanti.-
Sillen ringhiò piano, troppo decisa per desistere: -Esci tu.-
La dama la guardò ancora un attimo, furente, poi se ne andò davvero, sbattendo la porta. Si diresse verso la Sala del Trono senza fermarsi un attimo: voleva togliersi in fretta il pensiero di quell'ingrato compito. 

    Salì i gradini e avanzò dinanzi al Re, scompostamente seduto sul Trono rialzato.
Lui seguì i suoi movimenti con sguardo serio, battendo nervosamente le lunghe dita sul bracciolo ornato.
Battendole con tanta stizza che, per un attimo, la dama credette di vedere il legno cedere.
Emlinel si fermò a debita distanza, il respiro veloce per la ripida scala e si inchinò profondamente: -Mio signore Thranduil.-
Il Re elfico strinse i pugni, quando notò la sua eloquente espressione: -Lasciami indovinare. Non ha intenzione di presentarsi. Di nuovo.-
-Mi dispiace. Ha giurato di non alzarsi dal letto e non mangiare nulla fino a quando non la lascerai andare, anche a costo di morire.- Thranduil contrasse la mascella, cercando di controllare la rabbia che gli ribolliva nel petto.
Quella Sillen stava cercando di ricattarlo.
Doveva ammettere che era una trovata molto teatrale.
Ad ogni modo, nessuno poteva contraddire i suoi ordini, specie qualcuno che rispondeva solo al suo volere. Le aveva dato troppa libertà lasciandola stare per quei tre giorni, forse avrebbe dovuto farle capire chi dettava legge sin da subito.
Respirò a fondo e si passò una mano sugli occhi. Si era sempre definito paziente ma i rifiuti della giovane stavano mettendo a dura prova la sua calma.
Rifletté un attimo sul da farsi e convenne che farla portare lì di peso sarebbe stato oltremodo controproducente.
Non voleva liberarla e non poteva costringerla, quindi era rimasta solo una cosa da fare.
Una cosa che mai avrebbe preso in considerazione, prima di lei, non dopo tutto quel tempo passato a vivere il suo freddo e imparziale distacco.
A quanto pare, le cose stavano cambiando.
E non era certo fosse un bene.
Congedò Emlinel con un gesto della mano: -Non farle visita fino a domani mattina.-
La dama si portò le mani al petto, apprensiva ma un ordine era un ordine e si allontanò mesta, senza osare un fiato.

    Thranduil attese finché non rimase solo, poi si alzò dal Trono e si diresse nei corridoi a grandi passi, diretto alle Sale d'Opale.
Superò le guardie, ordinando loro di non lasciare il posto assegnato e attraversò il cortile opalescente.
In un attimo, fu davanti alla porta della stanza della stella e non si premurò nemmeno di bussare. Spinse il battente con un gesto secco e fece correre rapidamente lo sguardo tra gli arredi, fino ad individuare Sillen, ancora ostinatamente seduta sul letto.
Quando lo vide entrare, la stella sgranò gli occhi, sorpresa.
Cercò di protestare, la bocca piegata in una smorfia quasi oltraggiata ma Thranduil non glielo permise: -Tre giorni. Per tre giorni ho aspettato che ti degnassi di presentarti e per tre volte hai ignorato i miei ordini. Con chi credi di aver a che fare?- Il suo volto era livido, la voce profonda che alzava via via il tono.
Sillen sussultò, stringendosi istintivamente le coperte sul petto.
Dal canto suo, il Re non sembrava volersi calmare: -Che tu sia o no una stella non mi importa. Io sono il Re di questo luogo e finché rimarrai qui sarò io a decidere della tua esistenza.-
Sillen sgranò gli occhi, avvertendo la prepotenza di quelle parole sulla pelle, come uno schiaffo.
Non riuscì a trattenersi, nemmeno dinnanzi al temibile Re elfico: -Finché rimarrò qui contro la mia volontà, non è così? Non credo esistano prigionieri che non vogliano ribellarsi al loro carceriere!- Si alzò dal letto in un nugolo di capelli neri e anche Thranduil avanzò di un passò, gli occhi chiari che saettavano su di lei: -Tu mi chiami carceriere ma dovresti solo ringraziarmi. Guarda dove sei, come vieni trattata. Potevo decidere di gettarti nelle caverne sotto queste colline e lasciarti lì a marcire!-
Lei non si lasciò intimidire e si avvicinò ancora, tanto da dover gettare indietro la testa per non distogliere lo sguardo dal viso contratto dell'elfo: -Fai quello che vuoi! Io non smetterò di ribellarmi, te lo assicuro. Puoi picchiarmi, incatenarmi o gettarmi nelle prigioni, non m'importa!-
Il petto di lui sussultò a quelle parole e si zittì, stringendo gli occhi gelidi in due fessure e fissandoli in quelli viola della stella.
-Dunque è questa l'opinione che hai di me? Credi davvero che io potrei picchiarti, ferirti?- Soffiò quell'ultima parola con voce profonda, il tono contrariato.
Sillen, suo malgrado, si sentì avvampare dall'imbarazzo, ritrovandosi così direttamente sotto lo sguardo del Re, che la inchiodò al suolo. –Non lo faresti?- Chiese, il cuore che le martellava nel petto.
Thranduil, per un motivo a lui del tutto sconosciuto, non riuscì ad interrompere quel contatto visivo, umettandosi inconsciamente le labbra: -Meriteresti una lezione per la tua ingratitudine.- La voce dell'elfo risuonò in modo completamente diverso da qualsiasi precedente situazione e Sillen sentì lo stomaco serrarsi.
Non seppe spiegarsi il perché di quella strana agitazione dentro di sé ma era certa che non fosse provocata dalla paura, non questa volta. Deglutì a vuoto, cercando di regolare il respiro che si era fatto inspiegabilmente più veloce.
Anche lui parve accorgersi solo in quel momento di quanto le fosse vicino e, più scosso di quanto volesse ammettere, respirò a fondo per riacquistare un po' di contegno, facendo un passo indietro: -Però no, non lo farei. Tuttavia, chiuderti nelle caverne non è propriamente farti del male, quindi ringrazia la tua buona sorte se sei ancora qui.-
I suoi occhi scivolarono involontariamente dal viso di Sillen per andare a posarsi sul suo corpo, ancora avvolto dalla sua vestaglia verde allacciata stretta in vita.
Quel dettaglio lo sorprese e, suo malgrado, lo sorprese anche il fatto di non aver mai notato quanto fossero sinuose le forme della stella, di solito celate dal dritto vestito bianco.
Questa volta, distolse lo sguardo velocemente.

La Stella dei ValarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora