Mereth en Gilith

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    Emlinel passò delicatamente le mani tra i capelli della stella, intrecciandoli con maestria, riempendo l'aria della stanza con la melodia armoniosa della sua voce.
Nelle Sale d'Opale, le serate passavano lente, trascinate, inconcludenti, una uguale all'altra.
E, come se non bastasse, neppure il giorno speso con il Re in giro per il Palazzo riusciva ad acquietare la stella.
Thranduil, dall'ultimo litigio, le rivolgeva a stento la parola, dimostrandosi sempre distante e freddo nei suoi confronti, quasi ci provasse gusto.
Sillen non poteva escluderlo, in effetti.
L'agitazione cresceva inesorabilmente nella giovane, che ancora si domandava quando quell'elfo arrogante l'avrebbe lasciata libera di compiere il suo dovere verso la Terra di Mezzo.
Ogni minuto passato in quel luogo cominciava a pesarle sul petto come un macigno. Si sentiva inutile.
Intanto Emlinel, che non conosceva quegli scomodi retroscena, pareva davvero felice di prendersi cura della giovane e Sillen proprio non se la sentiva di inquietarla.
Anche quella sera, preferì sviare il discorso, decidendo di soddisfare una curiosità che, dalla sua discussione con il Re, non aveva trovato risposta.
Seduta sul basso sgabello, si appoggiò con i gomiti alla specchiera, scrutando la dama dietro di lei attraverso il riflesso.
-Thranduil mi ha permesso di seguirlo ovunque in questi giorni, tranne quando si assenta al tramonto. Quando torna sembra sempre così... triste. Dove va? Lui non vuole dirmelo.-
Emlinel interruppe il suo canto, ricambiando lo sguardo violetto della giovane: -Se non te ne ha parlato è perché non vuole che tu lo sappia, evidentemente.-
Ma la stella, troppo curiosa per desistere, si girò verso la dama, afferrandole le mani morbide. -Ti prego Emlinel, ho bisogno di sapere qualcosa di più sul suo conto. L'ho visto occuparsi di documenti, di allenamenti della guardia, ma non mi ha mai parlato di sé stesso o del suo passato.-
Emlinel addolcì il suo sguardo, comprensiva: -Mia dolce Sillen, lui è il Re. Non stupirti se cerca di ricoprire il suo ruolo nel migliore dei modi. Credi sia giusto che il nostro temuto signore riveli le sue debolezze così facilmente?-
A quelle parole, la stella sbatté le palpebre: -Debolezze? Perché giudichi il suo passato una debolezza?- La dama si portò subito una mano alle labbra, maledicendosi mentalmente. Tentando di rimediare al suo errore, scosse la mano davanti al viso, con noncuranza: -Non so perché l'ho detto, lascia perdere!-
Ma la stella era di tutt'altro avviso.
Non staccò gli occhi dalla compagna quando questa si apprestò a rassettare la stanza, palesemente a disagio. -Emlinel. Dimmelo.-
Quella scosse la testa, continuando a riordinare, imperterrita.
–Dove va tutte le sere? Dimmelo, avanti.- Sillen si alzò per raggiungerla, cominciando a spostare ogni cosa sistemasse, per infastidirla: -Sto aspettando! Dimmelo, non fare la difficile!-
La dama si voltò verso di lei, esasperata: -Va nella tesoreria! Adesso smettila di insistere!-
Sillen sorrise, vittoriosa: per far parlare Emlinel non serviva mai insistere davvero. Incrociò le braccia, alzando il mento con fare provocatorio. -Immaginavo che c'entrassero cose tanto futili come i suoi amati tesori.-
Emlinel le lanciò uno sguardo severo ma, in quel momento, qualcuno si affacciò alla porta della stanza.
Sillen sbuffò nel vedere il volto saccente di Galion, che da qualche tempo era diventato la sua ombra al posto del caro Felon, e lui si schiarì la voce, soddisfatto. -Domani non vedrai il Re.- Esordì. La stella si bloccò sul posto, presa in contropiede.
-Perché? Cosa è successo?-
L'elfo sospirò, guardandosi le unghie con evidente disappunto. -In effetti non potevo aspettarmi che tu lo sapessi: domani è Mereth en Gilith, una festa molto cara a noi elfi.- Lei allargò le braccia, alzando la voce: -Meraviglioso, non ho mai partecipato ad una festa. Non vedo l'ora!-
Questa volta fu il turno di Emlinel di interrompere Galion, già pronto a rispondere alla stella in modo ben poco gentile: -Sillen, questa è una festa sacra, non una festa come quelle di cui hai letto nei tuoi libri. È un momento fatto per riflettere e pensare. E il Re passa la giornata di Mereth en Gilith da solo.-
La stella parve non capire ma Galion liquidò la faccenda sbrigativamente: -Confido nel fatto che rimarrai qui senza fare storie. Buona notte.- Sillen lo guardò allontanarsi, le braccia abbandonate lungo i fianchi. Anche se le cose tra loro erano ancora tese, avrebbe preferito che Thranduil stesso si fosse presentato per darle la notizia. Scosse la testa, scacciando i brutti pensieri.
In fondo, doveva stare da sola per un solo giorno, avrebbe pazientemente aspettato.
–Che cosa si festeggia a Mereth en Gilith?- Chiese, rivolta ad Emlinel. Sapeva che quel titolo elfico significasse "Festa delle Stelle" ma non riusciva a immaginare perché gli elfi festeggiassero il firmamento. La dama sedette sull'unica poltroncina della stanza, lisciandosi il vestito: -Non si "festeggia" semplicemente... Le stelle, per noi elfi silvani, sono importanti per molti aspetti. Uno fra tutti, è il modo in cui la loro luce è portatrice delle nostre memorie. Attraverso essa, i ricordi delle nostre lunghissime vite immortali rimangono vivi, cristallizzati nel tempo. Per tutti noi è il momento in cui ricordiamo il passato, capisci?-
Sillen annuì, riflettendo su quelle parole.
–Non avrei mai immaginato che noi stelle fossimo in grado di custodire delle memorie. Che sia per questo motivo che ricordo sempre tutto così dettagliatamente?-
Emlinel alzò le spalle, serenamente: -Forse, chi può dirlo. Purtroppo non ricordi nulla di quando ancora abitavi il cielo. Ma non pensarci troppo, mia cara.-
Sillen annuì, mordendosi però il labbro inferiore: -Thranduil pensa alla sua famiglia?- Chiese, a mezza voce. Emlinel sospirò seccamente, tirandosi indietro i capelli color rame abilmente intrecciati: -Smettila di chiedermi di lui.-
-Non ce la faccio.- Si sedette a terra l'altra, posandole la testa sulle ginocchia con fare amareggiato. -Emlinel, perché il Re si reca nella tesoreria ogni sera?- E la dama le accarezzò la testa, indecisa se mettersi nei guai raccontando tutto alla stella o interrompere subito la conversazione.
Era da tempo che non si prendeva cura di qualcuno con tanta dedizione e, inevitabilmente, finì per sentire l'affetto che provava verso la giovane stella sciogliere ogni sua remora. –Prometti che se adesso ti racconto tutto non lo dirai a nessuno?-
Sillen strinse le labbra, seria: -Ti ascolto.-
Ed Emlinel, a bassa voce, le raccontò del Re e della sua Regina, morta molto tempo prima, e della collana di gemme bianche che lui le aveva donato per il loro così felice matrimonio.
Spiegò con quanta disperata ostinazione facesse visita a quel gioiello ogni sera e di come un tempo il Re fosse diverso, sereno. Le parlò addirittura del giovane Principe Legolas, adesso così lontano da casa, di cui lei stessa si era presa cura sin da quando era un bambino, dopo la morte della Regina.
Sebbene il racconto fosse stato breve e confuso, Sillen non poté fare a meno di restarne emotivamente coinvolta.
Prima ancora di accorgersene, lacrime salate finirono per bagnarle le guance dorate. Non avrebbe saputo dare un nome a quello che stava provando ma faceva male.
Così male da radicarsi nelle ossa.
L'aveva sempre saputo, l'aveva letto negli occhi del Re così tante volte da sentirsi una stupida per non averlo compreso prima.
Quanta sofferenza doveva aver indurito il suo cuore immortale...
Voleva correre da lui, dirgli che non poteva nemmeno lontanamente capire quello che provava ma che l'avrebbe raggiunto al di là del dolore pur di aiutarlo.
Perché, dopotutto, lei desiderava la sua compagnia e, in un modo che non comprendeva, voleva vederlo sorridere davvero.
Se solo non si fosse intestardita, se non avesse sempre cercato un pretesto per litigare...
Era stata cieca ed egoista.
Lo erano stati entrambi.
Si sentì persa in quei sentimenti così potenti e Emlinel la lasciò piangere a lungo, accarezzandole i capelli neri e mormorandole parole gentili.
Quando anche gli ultimi singhiozzi della stella cessarono, la dama si sporse per posarle un bacio sulla fronte liscia: -Non puoi proiettare su di te tutte le pene del nostro Re, mia dolce Sillen. Affronterà Mereth en Gilith come facciamo tutti, con coraggio. Cerca di farlo anche tu, per lui. Ora dormi. Tornerò a trovarti appena la festa sarà terminata.-
Sillen l'abbracciò con slancio, asciugandosi le guance con il dorso della mano: -Ti ringrazio, per tutto.-

La Stella dei ValarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora