Ventiquattro ore passarono in fretta, neanche il tempo di mettermi il pigiama, scostare le coperte dal letto, infilarmici sotto, poggiare il capo sul cuscino, chiudere gli occhi e godermi quel senso di pace e rilassamento che si era già fatto giorno e il mio telefono aveva preso a squillare.
Quella notte poi dormire sembrava essere divenuta una vera impresa, in quanto diverse furono le volte in cui mi svegliai in un bagno di sudore; fu un continuo coprirmi e scoprirmi, rigirarmi a destra e sinistra e le ore passate immobile, con il viso rilassato e il respiro cadenzato furono meno di quelle che avevo previsto di dormire.
Dunque non c'era da sorprendersi se iniziai a maledire in tutte le lingue che conoscevo chiunque mi stava buttando giù dal letto a una ora così precoce del mattino, strappandomi dal tanto amato e bramato profondo e tranquillo letargo.
Come sempre, non guardai il nome di colui che prese la decisione di finire, seppure temporaneamente, nella mia lista nera anche perché non ebbi nemmeno la forza di aprire gli occhi divenuti pesanti quanto un lingotto d'oro. Allungai semplicemente la mano e con un colpo di fortuito, decisamente strano da parte mia in quanto donna perennemente sfigata nella vita, riuscì ad accettare quella telefonata seppure con tanta, molta controvoglia.
<< Mh>> mugolai. Ecco come iniziai quella coversazione telefonica colta in quell'esatto momento da uno sbadiglio, erano anni che non mi sentivo così stanca; ripensai al pomeriggio precedente, avevo ballato ininterrottamente per almeno un'ora quasi due, l'adrenalina aveva preso possesso del mio intero corpo privandomi della stanchezza, avevo parlato con i ragazzi, riso e scherzato con i loro giovani allievi e solamente una volta tornata a casa dopo una doccia rinfrescante, la sensazione di eccitamento che mi aveva abbandonato dando spazio a stanchezza; i segnali mandati dal mio corpo erano chiari: dormi o rischio di non reggerti una volta in piedi. Allora mi alzai dirigendomi in camera mia, altrimenti ero più che sicura che mi sarei addormentata sul divano e al momento del risveglio sarei stata più dolorante che riposata.
<< La tua accoglienza mi commuove sempre, amore mio>>
Youngjo.<< Mh amore mio, dammi una buona ragione per non finire nella mia lista nera>> risposi ancora ad occhi chiusi, la bocca che si muoveva appena, impastata dal sonno e la voce che assunse i toni più di un brontolio.
<< Potrei essere dietro la porta di casa tua. Da solo>> fu la sua motivazione.
Mi alzai dal letto tenendo sempre il telefono attaccato all'orecchio. Inciampai, ondeggiai contro qualche stipite, pestai braccia e cosce contro qualche spigolo accuminato ma alla fine raggiunsi la porta ne aprì la serratura e abbassai la serratura incrociando il viso di Youngjo.
Sorrise mettendo via il telefono e facendo un passo verso di me.
<< Come siamo allegre>> ironizzò vedendo la mia espressione da morto vivente.
<< Simpatico>> risposi storcendo il naso, facendomi da parte così che potesse entrare << mi hai letteralmente tirato giù dal letto>> aggiunsi chiudendo la porta.
Quando mi voltai verso di lui, il mio viso venne catturato dalle sue mani e le mie labbra furono sovrastate dalle sue.
<< Buongiorno>> mi disse poco dopo sorridendo sulle mie labbra.
<< Buongiorno>> dissi con un pizzico di vitalità.
<< Stavi dormendo?>> chiese passando le sue braccia attorno alla mia schiena.
<< Mh stanotte non ho dormito molto, nonostante fossi
stravolta>> risposi poggiando le mani con i palmi aperti sul suo petto. Mi era mancato sentire la sua tonicità sotto le mani.
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•Incomplete•
FanfictionSkylar è una ragazza madre abbandonata dai genitori, costretta a lasciare il suo paese natale si trasferisce in Italia, dove inizierà un nuovo capitolo della sua vita. Youngjo è un giovane ventiseienne che ha paura di amare e di innamorarsi. Cosa ac...