Capitolo XV
ՑՑՑ
Se c'è una cosa in cui Joshua non è mai stato particolarmente capace, è di certo cercare qualcosa che è andato perduto. Se c'è una cosa ancora più difficile di questo, è il fatto che questa cosa perduta, non si sa nemmeno che diavolo sia. Non è molto convinto che riusciranno davvero a trovare un oggetto che racchiude, dentro di sé, l'anima di Janine e scoprire poi perché sia accaduto questo assurdo fenomeno – e soprattutto se sia stato volontario ma, a dire la verità, ci sono troppe dinamiche a cui non sa dare ancora alcuna risposta, in tutta quella storia e, dentro di sé, vorrebbe solo andare via e rifugiarsi sotto le coperte, come se solo quello potesse proteggerlo dal resto del mondo.
Joshua sa benissimo che non è così. Lo sarebbe, se lui fosse solo... ma lui non è mai solo.
Non più.
Morgen gli ha chiesto di trovare cosa tiene la bibliotecaria incatenata lì ma, sfortunatamente, semmai dovessero riuscire a trovare una risposta a quella domanda, non basterebbe a liberarlo da quella maledizione. La nota positiva è che, se anche il demone ha parlato di un ricettacolo, allora significa che forse sono sulla strada giusta, che padre Richard non ha elaborato un pensiero poi così campato per aria, anzi... e per quanto questo dovrebbe tirarlo su di morale, e permettergli di vedere una fine più vicina di quanto creda, Joshua non riesce a credere che qualcosa possa realmente cambiare finché non avranno una risposta esaustiva e, più importante, dopo l'ultimo incontro con Morgen, si sente dannatamente solo.
È vero che Robin si trova con lui, che non lo lascia solo in quell'impresa – specie perché ha preso a cuore la bibliotecaria, ma non può commettere lo stesso errore due volte, e non può mettere in pericolo anche la vita del figlio della signora Soria, dopo averlo fatto con quella di Fred.
Fred.
Si concede una pausa dalla ricerca – che ora è divisa in tre parti: Robin sta cercando nei grossi cassetti posti contro le pareti, spulciando tra moltissime carte e lettere datate; Janine è concentrata sulla zona nord della stanza, tra gli scaffali, ma è faticoso per lei concentrarsi e poter toccare e prendere tra le mani gli oggetti. Il suo lavoro procede più lento rispetto al loro, ma sembra piena di buona volontà. Lui, invece, interrompe le indagini negli scaffali della zona sud e, guardandosi prima intorno come se essere visto potesse essere un reato, tira fuori il telefono e apre la chat di Fred. Si sofferma per un attimo sulla foto profilo: è un suo disegno – uno schizzo, e si intravede la sua mano piena di anelli che impugna una penna digitale. Sorride leggermente; lo fa ogni volta che vede una sua opera e, prendendo poi un grosso respiro, gli scrive un messaggio.
«Come stai?» Tutto qui. Non è molto da loro chiedersi come stanno, cosa fanno. Non sono esattamente quel tipo di amici che tendono a comunicare spesso via chat – paradossalmente sente più spesso Robin che Fred. Il che quasi ne definisce l'intimità: predilige uscire con il suo migliore amico dal vivo e parlare per ore intere, nottate passate in macchina a chiacchierare: quella chat invece è solo un archivio di meme e faccine che ridono per le stupidaggini che si inviano, nel solo e unico scopo di dirsi "ho visto questa cosa e ti ho pensato, razza di idiota".
Fred entra immediatamente online e, dopo aver inviato un paio di faccine sconvolte, infine risponde.
«Accidenti, ho dovuto guardare più volte il nome sulla chat per assicurarmi che fossi tu. Certo che sto bene, che domande fai? Tu piuttosto, stai bene? Da quando in qua mi scrivi per sapere come sto? Sei impazzito?»
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Non Chiedermi dei Morti - Volume 1
HorrorQuando Joshua Foster si risveglia con la faccia schiacciata contro il volante della propria automobile, la prima cosa che il suo corpo reclama, è aria. Ingolla un lunghissimo respiro che gli raschia la gola e, non appena il suono del clacson a cui e...