1.
"Devi proprio andare?"
Seduti nel campo di lavanda, con la pelle arrossata dal sole e una tovaglia a reggere piatti di carta e una bottiglia di vino, Leo e Maggie scrutavano il cielo indaco.
La ragazza si voltò verso l'amico. Sua madre lo aveva costretto a sbarbarsi e farsi sistemare i capelli dal barbiere. Aveva buttato giù qualche chilo, era sempre corpulento ma la camicia bianca di lino che indossava gli donava molto. Leo, nel suo ambiente, sembrava il soggetto di un quadro di Milo.
Maggie gli scattò almeno la quinta polaroid in quel pomeriggio.
"Sì, devo andare dai miei."
"Potresti restare qualche giorno in più..."
"Sono dieci giorni che do fastidio, e non ti faccio concentrare."
"Invece sai? Ho composto qualcosa, canzoni brevi, ma ci sono riuscito."
"Non avevo dubbi" lei si accese una sigaretta e si stese, poggiando la testa sulle gambe del ragazzo.
"Devo darti una cosa" le disse lui, masticando le patatine fritte e allungando le braccia nel suo zaino.
Maggie annuì e continuò a guardare il cielo.
Aveva adorato l'Italia, ora amava la Francia: amava la lingua, amava il vino, amava la musica e aveva scoperto che la sorella di Leo era molto bella, molto simile a lei. Molto intelligente, più di lei. Aveva imparato a raccogliere le more e un pomeriggio avevano anche fatto la marmellata: lei si era ferita le mani con le spine ma la crostata che aveva cucinato era deliziosa e aveva conquistato la signora Brunet.
Leo le porse il taccuino nero di Jo.
"Lo hai preso, alla fine" sorrise la ragazza "lo avevo lasciato sul pianoforte apposta per te."
"Infatti l'ho letto, tutto quanto" asserì lui "ma dovresti leggerlo tu"
Maggie si accigliò. "Io non voglio leggerlo, non sono una delinquente come te."
"Dai"
"No"
"Maggie, dammi retta..."
"A te serviva per le tue canzoni ma a me non serve a niente. Quando Jo avrà voglia di farmelo leggere, lo leggerò."
"Per favore, non insistere, merde!"
Lei drizzò la schiena e lo fissò sbalordita.
"Va bene, ma non arrabbiarti" gli accarezzò la guancia un po' divertita "Gli darò un'occhiata in aereo. Perché dovrei farlo?"
"Perché sì" borbottò Leo prendendo una sorsata di vino "Sono...cose per te, più o meno. Cioè ci sei anche tu" "Ci sei anche tu? Ci siamo tutti?" Maggie lo sfogliò velocemente e incuriosita.
"Leggilo dopo, va bene? Però non dire a Jo che io l'ho letto."
"Ma non gli dirò neanche che l'ho letto io..."
Leo scrollò le spalle. "Come vuoi, ma tanto non sono più geloso di te..."
"Lo sei stato?"Il ragazzo sbuffò e non le rispose, tendendole un bicchiere di vino rosso e godendo l'ultimo pomeriggio che avrebbe trascorso in compagnia dell'amica. Il giorno dopo l'avrebbe portata fino a Marsiglia e lì Maggie avrebbe preso un aereo per Londra. Si sarebbero rivisti a fine Agosto; lei non lo disse, ma non vedeva l'ora.
2.
Dopo una breve sosta a Madrid di qualche giorno per ordinare l'itinerario e coordinare il vasto gruppo di amici, Jo era partito alla volta della Germania.
Il viaggio di laurea prevedeva l'intera nazione; avevano visitato Amburgo come prima tappa, ubriacandosi e poi pentendosi di quel mal di testa e del mal di stomaco. I suoi amici avevano provato a spingerlo nelle braccia di una ragazza che aveva tutto l'aspetto di una prostituta, "Siamo ad Amburgo cosa cerchi, una principessa?" gli avevano riso dietro, e Jo era finito per trascorrere la serata con la compagnia della barista e di tanti boccali di birra.
Avevano fatto una tappa a Norimberga solo per poter metter piede sul suolo del più grande processo mai svolto. Lì si erano riposati per un paio di giorni prima di rimettersi in cammino a bordo di un auto sgangherata e noleggiata costosamente.
Avevano convinto Jo a sviluppare un briciolo di senso dell'avventura trascinandolo nella Foresta Nera: il ragazzo non si era affatto goduto la visita, pensando all'incubo che avevano vissuto in quel luogo Hansel e Gretel e quindi guardandosi intorno sospettoso.
Avrebbe apprezzato la cascata di Triberg se solo non fosse scivolato su una pietra scoscesa, cadendo nell'acqua, infradiciandosi e storcendo una caviglia che era rimasta dolorante per il resto della gita.
Gli amici che lui aveva definito "Folli, dementi e suicidi" lo avevano trascinato di peso sulla funicolare dello Schauinsland di Friburgo. Lo spagnolo non si era affatto divertito e si era ritrovato a pregare per la prima volta dopo la cresima. Una volta in salvo, sul monte Schauinsland, si era seduto su una roccia e da lì aveva osservato il paesaggio mozzafiato rifiutandosi di alzarsi per almeno una decina di minuti.
Si era tranquillizzato sulla riva del lago di Costanza dove era crollato in un sonno profondo fatto di terrore e stress. Erano tornati nella civiltà solo una volta a Berlino; presi dall'esaltazione avevano girato la città per dieci ore filate prima di rendersi conto, in piena notte, di essersi perduti. "Diablo, dov'è il muro? Dov'è il muro?" Aveva sbraitato confuso Jo, rispondendo al dubbio dell'intera carovana di amici.
Il muro non c'era più e Maggie lo aveva avvertito. Erano stati costretti a prendere dei taxi fino ad Alexander Platz e si erano arrangiati in un hotel un po' costoso.
Ance lì avevano bevuto ed erano persino andati in discoteca; a Jo non era piaciuta neanche la discoteca e gli amici lo avevano insultato.
Si era fatto perdonare una volta a Dresda, offrendo a tutti la colazione sulla Brühlsche Terrasse.
Apprezzò moltissimo l'ultima meta, Monaco di Baviera: si trattennero una buona settimana per gustare tutti i giardini della birra, i pub, per stringere amicizia con delle ragazze belle e impudiche che li portarono mano nella mano fino alle loro abitazioni. Jo, piuttosto brillo, si lasciò spogliare da una bionda dal seno florido ma quando lui litigò con la chiusura del reggiseno di pizzo si spazientì e se ne andò brontolando, "Dai, non è serata" le disse anche "E poi io non voglio venire a letto con te." Quella bionda gli aveva ricordato troppo Colette e lui non voleva andare di nuovo a letto con Colette. Nonostante non volesse ammetterlo, lui non voleva andare con nessuna se non con la persona che amava.
Lo spagnolo tornò in patria i primi di Agosto, con le tasche vuote, delle enormi occhiaie e la barba di chi non aveva avuto né voglia né tempo di rasarsi.
Una volta nel bagno di casa, si specchiò e pensò che sarebbe piaciuto molto a Maggie con quella barba. Si riempì le guance di schiuma e si rasò.
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La Maledetta
RomanceÈ il 1991, Jo è di pessimo umore, i suoi coinquilini, invece, non fanno altro che ridere; una storia di amicizia e amore tra i lampioni di Cambridge, una storia di vita.