9th; Sottomessi.

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Harry e Cara si avvicinano sorridenti al tavolo, le loro mani ancora intrecciati. Appena prima di sedersi lei mi rivolge un'occhiata, squadrandomi il più possibile.

Quando finisce noto che fa una smorfia di disgusto, sistemandosi poi sulla sedia e appoggiando la testa sulla spalla di Harry, che le si era seduto affianco. "E tu che cosa saresti?"

Io alzo un sopracciglio, senza togliere quel sorriso di sfida che ora occupa la mia faccia. "Una ragazza."

Gli altri trattengono una risata, mentre le sue guance si tingono di un rosso abbastanza evidente. "E cosa ci fa una ragazzina cicciottella al tavolo con gli One Direction?

Gli altri la guardano ad occhi spalancati, come se non potessero credere alle sue parole.

"Faccio colazione." Dicono sorridendo e continuando a mangiare il panino alla nutella che avevo in mano.

Lei alza un sopracciglio, con un sorriso che mi fa venire voglia di pigliarla a schiaffi. "Non pensi che sia l'ora di mettersi a dieta?"

Mormoro un fleibile no, continuando a mangiare.

Harry mi guarda per la prima volta da quando è entrato, ma quando i suoi occhi incontrano i miei subito torno a guardare il panino. Lentamente si sporge verso l'orecchio di Cara, "Potevi essere più gentile." Le sussurra, e penso che tutti lo sentiamo dato il silenzio.

Lo lo guarda con uno sguardo di sfida. "Perché avrei dovuto?"

Scuoto la testa, e sorridendo mi alzo. "Vado a fare un giro." mormoro, prima di perdere quel poco di autocontrollo che mi è rimasto.

E mentre esco borbottando qualcosa che assomiglia ad un " fanculo a quella troia, scateniamo lo spettro." sento qualcuno nella sala urlare "sei sempre la solita stronza."

Dio, chiunque tu sia ti amo.

***

Non avendo niente da fare, e non volendo incontrare quella specie di cagna decido di fare un giro per l'albergo, finché non vado a sbattere contro qualcuno.

"Scusa." dico, alzandomi, ma.

"Niente."

Quella voce mi sembra stranamente familiare; alzo lo sguardo e quasi riconosco subito il volto del mio amico. "Andrew."

Lui mi guarda, quasi imbarazzato. "Ci conosciamo?"

Ed è in momenti come questi che ringrazio quella specie di parrucchiere gay che mi ha resa irriconoscibile.

Lo guardo, fingendomi offesa e passandomi una mano sulla pancia, accarezzandola con movimenti circolari. "Ma come, non-non ti ricordi me?"

Lui sembra pensarci un po', alternando lo sguardo fra me e la mia pancia.

Prima che possa dire qualcosa lo interrompo, con voce debole. "I-io qui c'è tuo figlio, come fai a non ricordarti!?"

Lui spalanca gli occhi, fissi sulla mia pancia, iniziando a blaterare frasi sconnesse. "Ma come.. cosa-non è possibile, io sono.."

Gli scoppio a ridere in faccia, e lui mi guarda confuso. "Idiota, sono Nat." Dico, sussurrando il nome.

appena comprende la frase mi abbraccia stretta a lui, fino a farmi perdere il respiro.

"Dio, quanto sei stronza..." Dice, fermandosi prima di dire il mio nome, sapendo che non è sicuro, e che sicuramente sono li sotto altro nome.

"Avril." Una voce dalle nostre spalle ci distrae, e quando mi guarda gli faccio capire che stanno parlando con me.

Their secret bodyguardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora