CAPITOLO DODICI

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Dopo le parole di Jeanine siamo tutti rimasti turbati. Ciò che ci ha maggiormente impressionato non è il dover fare una cosa non prevista, quanto l'interrogativo finale che ci ha posto. Cosa voleva dire? Questo è il pensiero che mi tormenta durante l'arco della giornata. Dobbiamo assistere a tre lezioni al giorno della durata di due ore l'una, che sembrano stranamente trascorrere veloci. La lezione d'informatica è molto interessante. Non ho mai utilizzato un computer e come me molti altri, quindi l'insegnante ci spiega innanzitutto il suo funzionamento. Ci illustra la sua funzione e le parti dalle quali è composto. Domani, invece, ci insegnerà come adoperare i programmi installati al suo interno. La lezione seguente è Storia delle fazioni. Non mi aspettavo di riprenderla, dal momento che, anche ai Livelli Superiori, la studiavamo. Dopo la prima ora di lezione mi accorgo perché ritrovo questa materia pure qui: viene molto più approfondita. L'insegnante ci illustra la divisione in fazioni sin dalla sua origine, ovvero dalla guerra. Ci mostra molti aspetti che prima nemmeno prendevo in considerazione, ma soprattutto parla dal punto di vista degli Eruditi, i quali ne sanno sicuramente di più rispetto alle altre fazioni. Ho dovuto ricredermi riguardo questa lezione. È davvero interessante. Ma, la mia preferita è proprio l'ultima: la lezione sui sieri. A contribuire nel rendere ancora più speciale questa lezione è l'insegnante. Daniel. Quando ci guardiamo sorride ed ammicca. Non potrebbe esserci lezione migliore! Oggi, ci spiega la funzione, la composizione e le proprietà del siero più semplice da creare, ovvero quello dei Pacifici. Ci dice anche che viene richiesto in gran quantità e che quindi noi Eruditi dobbiamo produrlo continuamente. Anche grazie a questo siero, che ha una funzione calmante, i Pacifici sono così pacifici. Mi affascina il lavoro che si nasconde dietro la creazione dei sieri. Sarebbe il lavoro dei miei sogni: poter creare qualcosa che giova alla società.
Quando le due ore di lezione terminano, Daniel mi ferma «Vuoi farti un giro?» mi chiede. Sono un poco stanco, data anche la serata di ieri, ma annuisco e rispondo «Certamente». Vedendo Greg che mi aspetta gli dico «Vuoi venire anche tu?» ma lui con sguardo assonnato mi dice «Grazie ma no, amico. Il letto mi chiama» e poi aggiunge «Magari un'altra volta» riferendosi a Daniel, che gli sorride con un cenno della testa. «A dopo» saluto quindi Greg che ormai è sulle scale e ricambia agitando la mano. «Andiamo dai. Voglio portarti in un posto che ti piacerà sicuramente» mi dice poi Daniel iniziando ad incamminarsi.
* * *
«È strabiliante!» esclamo quando varco la soglia del luogo in cui sono stato condotto. Abbiamo camminato molto, imboccando fortunatamente anche qualche scorciatoia che ci ha fatto, anche se di poco, accorciare il tempo. Quindi era questa la sorpresa. «Ecco a te il Laboratorio dal quale provengono tutte le tipologie di siero» mi dice con sguardo fiero. Sono rimasto a bocca aperta. Non so che dire. È davvero incredibile. È un sogno. Il Laboratorio occupa un intero edificio il quale è composto da almeno dieci piani. È un grattacielo immenso e luminoso con pareti bianco latte e grandi finestre. Da quello che deduco percorrendo i corridoi, mi accorgo, grazie anche alle targhe che contrassegnano le porte, che in ogni piano vi stanno solo quattro stanze corrispondenti ad un tipo di siero. «Ogni stanza corrisponde ad una tipologia differente di siero» dico ad un certo punto «Sei molto perspicace» segue Daniel continuando a parlare «Adesso ti porterò nel laboratorio che sicuramente tu preferisci». So già dove mi porterà: nel laboratorio in cui si sperimentano i sieri per i test attitudinali. La prima volta che ci siamo incontrati, infatti, era proprio il giorno del mio test ed ho chiesto lui la funzionalità del siero. Sembra passata una vita, mentre in realtà tutto questo è accaduto solo l'altro ieri. Prendiamo l'ascensore, dato che il laboratorio si trova all'ultimo piano. Quando arriviamo davanti l'ingresso, mentre osservo la targa nera che contrassegna la porta bianca con "Test attitudinale", Daniel digita un codice su un piccolo schermo che fa sì che la porta si apra.
Appena varcato l'ingresso vengo invaso da un'ondata di luce intensa. Il laboratorio è ancora più luminoso del corridoio, ma non per via delle finestre, bensì delle luci. L'intera stanza è percorsa da due file di tavoli sui quali sono posizionate centinaia di fiale fumanti e colorate. «Daniel chi è il tuo amico?» chiede un ragazzo alto dalla carnagione scura e della sua stessa età. Il mio momento di estati da laboratorio viene quindi interrotto dalla voce del mio amico che esclama «Un nostro "quasi nuovo" collega». Esatto. È questo ciò che mi piacerebbe tanto fare. Aiutare, anche con una cosa effimera come un siero, i ragazzi come me a scegliere il proprio futuro.

The Divergent series: CalebDove le storie prendono vita. Scoprilo ora