Il ragazzo del corridoio

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"Tutti gli esseri umani vogliono essere felici; ma, per poter raggiungere una tale condizione, bisogna cominciare col capire che cosa si intende per felicità." 
(Jean-Jacques Rousseau)

Che cosa intendiamo con felicità?
Essere innamorati?
Avere un partner che ci ama?
Essere ricchi?

Non è niente di tutto ciò.

Se provassimo a chiedere a ogni singola persona presente sul pianeta terra cos'è per loro la felicità,probabilmente non riceveremmo risposte uguali.
Per molti,la felicità è una sensazione,per altri è una persona,per altri un oggetto materiale.
Nessuno può sapere cosa potrà mai renderlo felice,e nonostante ciò,si è in una continua cerca di questa tanto famigerata felicità.

Per chi passa la propria intera vita soffrendo,la felicità è un privilegio.
Un qualcosa di irraggiungibile,di impossibile o raro.

Per me la felicità era sempre stata mia mamma,ma purtroppo,si era spenta senza lasciare nulla di se.
Ed ecco che forse qui,concordo con chi dice che la felicità è una persona.
Per me era così,la mia dolce mamma era la mia felicità.
Quando la vedevo sorridere ai pranzi di famiglia nonostante tutto ciò che stesse passando,ero felice.
Quando mio padre partiva per lavoro e lei poteva permettersi di stare tranquilla e passare del tempo con me e mio fratello,ero più che felice.

Mia mamma emanava gioia e felicità da ogni singolo poro,lasciando delle energie positive in ogni luogo in cui metteva piede,rallegrando tutti con il suo sorriso smagliante e perfetto.

Ma ora che la mia amata mamma mi aveva lasciata,chi sarebbe stata la persona a cui avrei associato la mia felicità?

Mi sedetti sul letto e appoggiai i miei piedi scalzi sul tappeto soffice e colorato. Portai una mano alla fronte e strizzai forte gli occhi.
Il giorno prima andai a letto davvero tardi,e non essendo abituata a ciò,il mio corpo ne risentì.

Dopo diversi minuti passati a fissare il muro dinanzi a me,decisi di uscire dalla mia camera per lavarmi il viso,nell'intento di svegliarmi.
Raggiunsi il bagno e dopo essermi lavata e resa presentabile,scesi in cucina per fare colazione.

«Hai pulito tutto?! Ma come diavolo hai fatto!»
Rimasi immobile,osservando il piano di sotto perfettamente pulito e ordinato dopo la festa del giorno prima.
«Mi sono svegliato presto per pulire»

Era visibilmente stanco. I suoi occhi erano arrossati e portava delle occhiaie sul viso che mettevano paura.

«Vado in macchina. Ti aspetto fuori,cerca di fare in fretta»
Mi avvisò chiudendo il portone di casa.

La casa senza David era piuttosto silenziosa.
Lui amava tanto la musica jazz,così diverse volte dalle nostre camere,sentivamo David ballare e canticchiare.
Da piccoli io e Liam amavamo spiarlo mentre ballava ascoltando le sue canzoni preferite,ridevamo senza riuscire più a smettere.
Mia madre pure amava quel tipo di musica. Era una passione che avevano in comune.
La nonna aveva cresciuto entrambi con la musica jazz,e perciò volevano che pure io e Liam crescessimo così,ma non ci era mai piaciuta.
Ci prendevano sempre in giro per questo.

'Ormai i ragazzi di oggi non sanno più cosa sia la musica!'

Sorrisi ripensando a quei momenti e dopo aver preso lo zaino,raggiunsi Liam in macchina.
Rimanemmo muti per tutto il tragitto,eravamo entrambi esausti dal giorno prima.
Io perché non ero minimamente abituata ad andare a delle feste e addormentarmi tardi.
Lui perché rimase sveglio tutta la notte per ripulire il caos che crearono le persone presenti alla sua festa.

«Ci vediamo dopo?»
«A dopo»
Salutai Liam e raggiunsi la classe di letteratura inglese.
Mi sedetti sul banco e portai le mani davanti al viso,sbuffando.
Ero davvero stanca e non avevo la minima voglia di subirmi un'intera ora di letteratura inglese.

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