1 Quei capelli sono familiari...

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Third person's pov

<Driiin Driiiin>

Sentì Mario prima di spegnere la sveglia che segnava le 6:30 di mattina. Si svegliò immediatamente scattando in piedi, era agitatissimo. Il suo primo giorno di quinta superiore era arrivato! Sì, al contrario di molti suoi coetanei non era svogliato, era agitato.

Erano le 7:30 e il nostro Mario stava finendo di sistemarsi i capelli. Dopo poco, fu pronto e uscì di casa con la cartella in spalla, un borsone che teneva in mano e il suo trolley nero con i bordi bianchi che trainava con la mano libera. 

Arrivò davanti scuola, era una scuola enorme che conteneva licei di tutti i tipi, la osservò mentre la folla di alunni, nuovi e non, lo spingeva per raggiungere i propri amici.

Stava aspettando che lo smistassero nella sua classe, non era molto attento, più che altro era immerso nei suoi pensieri, cosa che gli capitava spesso oramai, aveva capito il significato di "sognare a occhi aperti" e ormai era quasi la sua unica attività giornaliera.

Ma appena un certo Stefano Bianchi venne chiamato, si risvegliò improvvisamente dai suoi pensieri. Quel nome non gli era nuovo, ma non capiva dove lo avesse sentito... anche l'aspetto gli era familiare, più del nome gli erano familiari quei capelli rosa apparentemente molto morbidi e occhi di un verde intenso che percepì come confortevoli.

Per la prima volta era veramente curioso di scoprire l'identità di qualcuno, forse perché gli sembrava di conoscerlo?

<Non è questo il momento di pensare, Mario!>

Si disse mentre veniva detto il suo nome.

<MARIO MILITELLO!>

Venne urlato dalla professoressa che provava a chiamare l'appello in quel caos, di inizio sia mattinata che anno, dove ognuno faceva nuove conoscenze, ci si raccontava le vacanze con gli amici e si rincontravano persone con cui avevano perso i contatti durante l'estate.

Così andò verso l'entrata e, anche se non c'era minimamente silenzio, e non essendoci praticamente nessuno a guardare verso la sua direzione, si sentì tremendamente a disagio. In realtà non c'era da stupirsi, ormai era abituato all'imbarazzo che provava praticamente sempre in presenza di sconosciuti.

Iniziò a seguire il gruppo formato da ragazzi e ragazze che molto presto sarebbero diventati i suoi compagni di classe, per andare verso la stanza che l'avrebbe ospitato per tutte le mattine del prossimo anno della sua vita, per la fine del suo liceo, il liceo scientifico.

Sì, lo scientifico, aveva deciso di seguire questo percorso di studio perché era dall'età di 7 anni che si appassionava alla scienza, in particolare alla chimica, tanto che si ritrovò a fare esperimenti di ogni tipo con tutte le sostanze, ovviamente manovrabili da un bambino piccolo e senza aiuti da parte di adulti.

Era felice, era riuscito ad arrivare a fare quello che desiderava, anche se aveva ricevuto brutte critiche fatte da persone a lui care per le quali era rimasto male.

Una cosa ancora Mario non riusciva a fare: accettare con disinvoltura i commenti. Non quelli scherzosi, visto che era una persona molto simpatica, ironica nonché autoironica, ma quelli seri. Per quanto ci provasse, anche cercando di convincersi da solo, non ci riusciva. In più, era da un po' che gli pesavano più del solito.

Apparentemente, sembrava ignorarli ma ci rimaneva male perché si sentiva stupido e si chiedeva perché non riuscisse mai ad evitare cose per le quali successivamente veniva preso in giro.

Mario si risvegliò dai suoi pensieri, alzò la testa e vide il ragazzo che aveva notato prima - Stefano se non ricordava male - passare davanti alla sua classe insieme a un altro gruppo di ragazzi. Notò che era silenzioso e non chiacchierava con gli altri.

<Un po' come me...>

Pensò e, senza saperne la ragione, sorrise. 

Si ricordò che, verso quel lato dell'istituto, si trovava la parte del liceo artistico. La sua scuola, essendo una delle poche con i dormitori, conteneva molti dei licei più prestigiosi della sua regione, e infatti era molto difficile entrare.

Pensò che quel ragazzo dovesse essere molto bravo a disegnare per esserci riuscito, visto che l'artistico, in particolare, era uno dei licei che pretendeva di più per l'ammissione.

Anche questa passione per il disegno gli ricordava qualcosa, o meglio, più che qualcosa, qualcuno.

Nel frattempo, la lezione era iniziata e Mario dovette sussultare il più silenziosamente possibile quando collegò tutto e si rese conto di come stavano le cose.

Era fin troppo euforico per seguire le lezioni, quindi si perse nei suoi pensieri.

L'aveva rincontrato! Il SUO miglior amico d'infanzia!

Era felice, fin troppo felice, aveva ritrovato l'unica persona che, al tempo, l'aveva fatto sentire amato, apprezzato, importante per qualcuno. Insomma, una bellissima sensazione.

Aveva deciso. Ci sarebbe andato a parlare.

<Prima o poi...> 

Ecco che, di nuovo, la sua timidezza prendeva il sopravvento.

Stavolta non poteva farsi vincere da se stesso, sarebbe stato ridicolo!

Sentiva che questa cosa era troppo importante per essere fermata da un po' di timidezza.

Certo, in un certo senso, Stefano lo aveva salvato dal più brutto periodo della sua vita, quello in cui sua nonna, a cui era molto legato, morì. Ma non era solo questo.

<Stavolta no!> 

Pensò, e poi se lo ripeté innumerevoli volte.



Angolino della problematica 

⚠️AVVERTENZA⚠️

IL CAPITOLO E' PARECCHIO CRINGE

Buongiorno sono una persona che sta: impazzendo, sclerando, morendo, essendo troppo euforica e altro

A parte questo sono sclerata perché è il primo capitolo che scrivo e pubblico nella mia vita 😅

Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto ❤️

A presto 👋

Sterio/Mafano -Devo, per lui...-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora