▪️Claudia - All'ultimo

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🗓Mart. 3 Settembre

"No, come <<vediamo>>?", continua Giovanni, nonostante mi sia già voltata per attraversare il vialetto.

Infatti ha aperto lo sportello, e ora sta fermo in piedi, vicino alla macchina.

Io mi giro sorridendo. Vedo Giovanni che ancora mi guarda con la testa inclinata di lato e un sorrisetto, con le labbra socchiuse, come se dovesse continuare a parlare.

Ah non era finita la conversazione? Okay, mi va benissimo.

"Eh, sì, vediamo. Dipende...", continuo, ma questa volta sono ferma: non riprendo a camminare, appoggio il peso su un fianco, e aspetto la sua prossima mossa.

Blocca un sorriso passandosi la mano davanti alla bocca, e spostando la testa di lato.

Strizzo gli occhi...

Ovviamente devo vedere bene.

Interrompe il contatto visivo per un momento, e chiude lo sportello, ma poi torna subito a guardarmi.
Ricomincia a parlare venendo verso la mia direzione.

Ora non mi sento più così sicura, non so se la mia posizione attuale sia coerente con il mio nuovo stato d'animo.

"E da cosa dipenderebbe?", continua.

Ora è lui ad assumere una posizione bella salda davanti a me, anche se comunque non ancora troppo vicino.

"Mah, dipende dagli impegni e da quando abbiamo tempo...", faccio un passo indietro, e cerco di sembrare il più disinvolta possibile gesticolando per enfatizzare ciò che sto dicendo.

"Capisco... Ora? Staresti a casa, giusto?", chiede come se sapesse già la risposta.

"Mmh, sì?", forse sto capendo dove vuole arrivare.

Speriamo ci arrivi presto...

"Allora puoi anche uscire con me adesso", e sorride.

Ha la testa leggermente abbassata, ma le sopracciglia e lo sguardo sono alzati su di me.

BEH CI È ARRIVATO PRESTO VERAMENTE.

Io esito prima di rispondere, non so come continuare senza risultare troppo impacciata o troppo impaziente.
In tutto ciò non posso fare altro che concentrarmi sulla domanda, mettendo momentaneamente da parte tutti i dubbi e i turbamenti.

"Tanto ora non avevi niente da fare, no?", continua senza darmi il tempo.

"Mmh, no. Ma...", ora sorrido anche io e faccio un cenno con la testa.

"Allora andiamo", fa un passo indietro, e con la testa indica la macchina dietro di lui.

Inizia ad indietreggiare sempre di più, ma non si volta e continua a mantenere lo sguardo fisso su di me (come per accertarsi che io non fugga dentro casa) con un sorrisetto compiaciuto stampato sul viso.

Gli sorrido e faccio un passo avanti, per rispondere implicitamente al suo invito, ma non appena lui arriva davanti al cofano della macchina interrompo la sua sicurezza:

"Conosco un bar qui vicino...", dico per fargli capire che non importa salire in macchina. E mi fermo di nuovo.

Giovanni si blocca e socchiude gli occhi. Non appena concludo la frase, lo vedo che strizza le spalle con le braccia rigide, e con le mani ancora in tasca fa per continuare a parlare.

"Improvvisando così l'uscita, ci adattiamo... Va bene?", chiedo precedendolo.

Ovviamente la mia battuta è anche un po' una frecciatina: magari <<l'appuntamento>> (se così si può chiamare) veniva organizzato meglio, se ci davamo più tempo. Meglio tenerlo per la prossima volta.

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