Genesi dell'(anti)eroe

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I like it, I'm not gonna crack
I miss you, I'm not gonna crack
I love you, I'm not gonna crack
I killed you, I'm not gonna crack

'Lithium' - Nirvana

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Inorridii quando capii cos'avevo appena fatto.

Mi alzai in piedi di scatto e scappai verso Elisa.

<Andiamocene>

<Ma, Zeke, lui->

<Non ti farà più male. Ti prego, non farne parola con nessuno. Ti scongiuro>

<Ma... è vivo?!>

<Sì, respirava, tranquilla. Ora non darà più problemi>

Lo dissi in maniera stranamente soddisfatta, e mentre ci stavamo incamminando per la via principale mi rispose.

<Zeke, questo non sei tu... cosa ti è successo? Non sei mai stato violento... stai bene?>

<... Ergh, scusa... mi sono fatto prendere dal panico e ho reagito in maniera esagerata. Mi dispiace di averti fatto spaventare. Loro ti hanno fatto male?>

<No, no sto bene. Ma loro? Cosa è successo ai due che ci inseguivano?>

Mentii.

<Non lo so, prima mi sono nascosto e li ho seminati. Si vede che non ci hanno più visti e avranno lasciato perdere>

Arrivò il padre di Elisa in macchina, e prima che lei salisse le diedi uno sguardo d'intesa. Mi guardò preoccupata, ma sapevo che non avrebbe detto nulla. Per quanto potesse essere rimasta inorridita da ciò che era successo, non mi avrebbe messo allo scoperto così facilmente.

Suo padre mi chiese se volevo un passaggio. Accennai un sorriso

<No, grazie mille, tra poco arrivano i miei. Buona serata!>

Se ne andarono, e rimasi solo. Controllavo in giro per essere sicuro che non tornassero quei ragazzi.

Poco dopo arrivò mio padre a prendermi.

<Allora, com'è andata?>

<Tutto bene>

<Vi rivedrete ancora?>

<Sì, tra qualche giorno>

In realtà non sapevo cosa pensasse di me Elisa dopo ciò che era successo.

Ma, in fondo, di quella serata ne avevo avuto abbastanza.

<Appena arriviamo a casa mi stendo nel letto. Ho sonno. E un gran mal di testa>

La mattina dopo mi svegliai pieno di dolori alla schiena e con un bernoccolo sulla nuca. L'effetto dell'adrenalina era ovviamente cessato e mi era stato presentato il conto della rissa di ieri sera. Mi alzai a fatica e andai in bagno.
Mi guardai la schiena allo specchio:
Avevo un livido grande quasi quanto tutta la scapola. Non credevo sarebbe stato così grave.
Faceva male, sì, ma era sopportabile. Non sentivo nulla di rotto.

I miei erano usciti. Andai in cucina a fare colazione, provando a schiarirmi le idee sulla sera prima per capire cosa fosse accaduto:
Non me l'ero sognato, avevo davvero preso a botte quattro persone, poco più grandi di me, da solo. Da un lato ero preoccupato per eventuali ripercussioni su di me o Elisa, dall'altro ero contento di aver sistemato dei malintenzionati. Se non fosse successo a noi, avrebbero preso di mira qualcun altro. E, comunque, era troppo buio perché mi avessero potuto vedere chiaramente in faccia.

A proposito di Elisa, le scrissi per accertarmi che stesse bene. Dopo mezz'ora mi rispose, dicendo che era tutto a posto. Voleva rivedermi in giornata per parlare, ed accettai.

In effetti non capivo perché io fossi stato così violento con quei ragazzi. Ok, se lo meritavano, ma perché ho avuto questo cambio repentino di personalità? Ho voluto difendere me ed Eli facilitato dalla scarica di eccitazione che mi dava la situazione o c'era qualcos'altro? Dovevo solo sfogarmi? Ero abbastanza preoccupato per me.

Tra le notifiche lessi il messaggio di Mike: "Allora? È andata bene?"

Non avevo voglia di rispondere.

Il pomeriggio andai in centro a piedi per incontrarla. Mentre camminavo, fuori dall'edicola vidi qualcosa che attirò la mia attenzione.

Uno degli strilli in prima pagina diceva:

"RISSA TRA RAGAZZI O C'È DI PIÙ?"

E poco sotto:

"Banda di vandali trovata in condizioni gravi al parcheggio del Multisala, uno di loro riesce a dire solo "trauma". Il fenomeno delle gang sta aumentando sempre di più negli ultimi mesi, e la polizia non riesce a fare nulla."

Senza volerlo mi scappò un sorriso. Avevo fatto la differenza, rendendo un minimo di giustizia in questo paesino di merda. In maniera un tantino violenta, ma ehi, non mi lamento.

<Ehi, Zeke...>

Mi voltai

<Elisa! Ciao!>

Sembrava preoccupata. Non sorrideva come ieri sera. O almeno, non come faceva prima che accadesse il fattaccio.

<...Andiamo verso il parco?>

<Certo>

<Ho letto il giornale. Sto ancora cercando di processare cos'è successo. Mi hai detto che gli altri due erano scappati, invece li hanno trovati tramortiti tra le auto. Perché mi hai mentito?>

Sospirai.

<Non volevo farti preoccupare più di quanto non lo eri già. Hai rischiato tanto ieri, e me ne assumo la colpa. Avrei dovuto agire subito>

<No Zeke. È proprio questo il punto. Non sei un eroe, sei un ragazzo normale. Non fraintendermi, non ti sto sminuendo, ma non puoi fare il passo più lungo della gamba e agire come hai fatto ieri, di punto in bianco. Mi hai fatto paura. E credo a quello che hai detto a quel ragazzo, sul fatto di non aver mai picchiato nessuno. Ma questo mi fa sorgere ancora più domande>

<... non... non lo so... ero ancora preso dal film, e mi è salita una rabbia tale che non ci ho più visto. Era la prima volta che agivo in questo modo, e so di aver esagerato. Ma volevo proteggerti, e avevo paura che potessero farti del male... altrimenti non me lo sarei mai perdonato>

<Ma... scusa, ti rendi conto di cosa dici? Non sei come i personaggi del film di ieri, Zeke. Sei una persona! Un ragazzo senza poteri. Neanch'io ho poteri. Nessuno li ha. E possiamo farci male. Ieri poteva finire molto peggio, è stato un caso se ci siamo salvati. Ti conosco da poco, va bene, ma non credo tu abbia mai fatto a botte. Ho ragione?>

<...sì, hai ragione>

Rimanemmo in silenzio per un po', passeggiando nel parco.

Cosa potevo dirle? Avevo torto. Non ho mai praticato sport di combattimento. Sì, mi allenavo un po' a casa, con i pesi, la sbarra e dando pugni all'aria finché non mi stancavo le braccia, ma non avevo un fisico scolpito, e neanche la minima traccia di conoscenze tecniche di lotta.

È stato un caso, ieri sera. Soltanto fortuna.

Me la sarei cavata se fosse successo di nuovo qualcosa di simile?

Ci pensavo, e ad un tratto ebbi l'opportunità di dimostrarlo.

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