Epilogo: La notte in cui finalmente dormi (ma Riccardo ti sveglia)

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[Io sono in lutto per la fine di questa storia, perché adesso devo aspettare un momento casuale per droppare quella che sto preparando, in modo da causare una rivolta ai miei danni, un  plico di querele e qualche insulto.

In ogni modo, ecco, spero che vi piaccia (anche se ricordiamo che se mi conosco tra cinque secondi starò a domandarmi perché non ho riscritto tutto da 0, perché sono così scema  ma soprattutto perché continuo a infestare Wattpad e AO3 manco fossi il fantasma del Natale passato): lasciatemi un commento, se vi va, e una stellina.

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17.40, Gianluca ripetizioni: Ciao Riccardo, ricordi che oggi abbiamo lezione? Ti aspetto alle 18!

18.10, Hai 3 chiamate perse.


Epilogo: La notte in cui finalmente dormi (ma Riccardo ti sveglia)


Sua madre lo libera dalla prigionia a patto che si metta a studiare sodo per la maturità da privatista – Riccardo sorride e dice che lo promette, di impegnarsi sui libri, ma non ci crede manco per un secondo: non sua madre, suo padre e, sinceramente, nemmeno Alessandro. O, meglio, per la prima settimana Riccardo resiste stoicamente e ci prova per davvero, a mettersi sotto con lo studio, e impara una pagina di storia (dal libro di due anni prima) e scopre che Urbino non si trova in Basilicata, poco prima di domandare in che cazzo di stato si trovi la Basilicata, per poi dichiarare la propria resa nel momento in cui gli è toccato aprire il testo di letteratura italiana e si è dovuto girare per chiedere Alessandro un caffè, una bustina di Oki e soprattutto perché cazzo Petrarca non sapesse scrivere manco il nome della sua amata: ti posso chiamare Al'Essandro?

Alessandro bestemmia silenziosamente e si domanda come cazzo sia finito a far ripetizioni a un ragazzino di diciannove anni che manco distingue la poesia dai cognomi sui citofoni – che poi, Riccardo paga anche un dottorando in letteratura italiana per farsi spiegare il programma, o magari prima in cosa effettivamente consista il detto programma, per poter quantomeno fare una figura dignitosa all'esame di stato. Il povero dottorando, tale Gianluca, Alessandro lo ha anche visto al colmo della propria disperazione cercare di far stare fermo e buono Riccardo mentre gli spiegava la parafrasi del primo canto del Paradiso (fallendo miseramente).

Di fatto, Riccardo ha cominciato a dare buca a quel povero cristo una volta riguadagnata la libertà: si è trasferito a Milano, portandosi dietro una valigia piena di libri e quaderni, in pianta stabile a casa sua, ricordandosi di chiamare la madre quantomeno a giorni alterni giusto per rassicurarla sul fatto che mangia, dorme, studia e che ancora Alessandro non è andato a farsi fare un TSO per causa sua. Alessandro si è adeguato, inforcando tutta la pazienza che gli rimane e provando a far entrare nella testa di Riccardo mezza nozione che sia mezza. Riuscirci? Manco per sbaglio.

Il ragazzino non ha una cazzo di voglia di impegnarsi in qualcosa che non sia rompergli l'anima e pure i coglioni e trova mille e una scusa per rimandare il momento dello studio: studio dopo colazione, possiamo prima guardare un film, vabbé ma ti aiuto a preparare il pranzo (non serve a niente urlargli di non provarci nemmeno), sì ma possiamo giocare alla play mezz'oretta, e dai ma studio dopo cena, no senti domani studio, vieni a letto?

Alessandro lo odia a morte e glielo dice chiaro e tondo, che è un moccioso irresponsabile e che domani se non studia lo caccia a calci in culo – domani, però.

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