| CAPITOLO 8 - MATT |

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Essere morto, dodici anni fa, ha permesso alla mia famiglia di cambiare. Sono diventati tutti delle persone migliori. River è un campione di boxe. Memphis ha trovato la sua strada. Jackson e Dayton hanno smesso di fare i mocciosi col grilletto facile. E Diana...

Sono intrappolata in una gabbia, Matt. E non so come uscirne.

Diana ha realizzato il suo sogno, rinunciando però alla sua vita.

Ecco, lei è l'unica a non esserne uscita migliore.

È cambiata. Ha cancellato tutte le emozioni che una volta provava.

I miei migliori ricordi sono con lei. Il Natale, i compleanni, l'estate, le vacanze. Quando ero in me, Diana aveva sempre il sorriso sulle labbra. E anch'io. Ma quando l'alcol prendeva il sopravvento, diventavo un'altra persona. Ero violento. Alzavo la voce. La trattavo male. E lei abbassava la testa, in silenzio e aspettava che mi calmassi.

Ma sono felice che oggi sia in grado di reagire. Non ha esitato a picchiarmi, sul ring. Mi ha detto le parole che meritavo, anche se hanno fatto più male dei suoi pugni.

Fermo la moto davanti al pub di Milly. Sicuramente sa già del mio miracoloso ritorno. È come una sorella maggiore, per Diana. Si sono sempre dette tutto.

Apro la porta, venendo subito invaso dall'aria fresca e dal profumo del caffè irlandese. Dietro al bancone c'è Evan, il figlio maggiore di Milly. Dovrebbe avere diciotto o diciannove anni, adesso. Veniva spesso a casa mia con Diana. Ma lei lo portava solo quando ero nel periodo di sobrietà e gliene sono grata.

Mi siedo su uno sgabello, schiarendomi la voce. - Buongiorno. -

Evan si gira di scatto verso di me. I suoi occhi verdi passano dalla sorpresa allo stupore e poi dritti allo shock più totale. - M-Matt... -

- Ciao, Evan. -

- Ma...ma sei tu? Cioè, so che sei tu, ma... -

- Milly non sapeva niente? -

- Cosa non sap... - zia Milly si ferma davanti la porta della cucina, a bocca aperta. - Matt... -

- Zia Milly. -

Sbatte le palpebre. - Io...wow, che botta... -

- Non ti sono mancato? -

- Sei mancato di più a qualcun altro. - si avvicina e preme le mani sul bancone. - Dì un po', quel vecchio bastardo di tuo padre lo ha sempre saputo, vero? -

- Sì. -

- E non ha detto niente a Diana. Diceva di considerarla come una figlia e bla bla bla... -

- Non sapeva se ce l'avrei fatta. -

- In che senso? -

- Cinque anni di coma non sono pochi. -

- Sei stato... - la sua bocca si spalanca di nuovo. - Mio dio... -

- Acqua passata. - giocherello con una bustina di zucchero. - E non sono più la persona di una volta, comunque. -

- Ma non sei tornato per caso. -

Sospiro. - Vorrei ordinare una colazione per... - conto mentalmente tutte le persone che dovrei trovare a casa di Memphis. Dunque: Memphis, Tara, River, Amanda, Alex, i due cagnolini che porta sempre dietro, Jackson e Dayton. - ...dieci persone. -

- Stai andando da Memphis? -

- Indovinato. -

- Mmh. Allora, la colazione è per undici persone. -

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