La temuta mediocrità

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Come Dante nel bel mezzo del cammin della sua vita si trovò nel suo più grande periodo di crisi, tutti prima o poi riusciamo a conoscere un po' in quel suo malinconico sentimento per un motivo o per un altro. Arriva però per tutti un momento nella vita in cui, inaspettatamente, tutto si blocca intorno a noi e, soli come cani, ci troviamo a pensare:

"Cosa sto facendo nella mia vita?"

È arrivato questo momento anche a me. Le classiche domande della vita che, per quanto fondamentali, avresti forse voluto non porti. È così spiazzante che scoccia addirittura doversi autoflagellare con domande simili.

Subito ho reagito snobbando la domanda. D'altronde va tutto bene, no?

...

E per un momento giuro che ci ho creduto anche ma l'effetto è durato poco. Tempo 50 secondi e il mio intelletto mi stavava già risucchiando nel buco nero della paranoia.

Forse non sto sfruttando al massimo le mie potenzialità, potrei fare molto di più. Certo che se le avessi effettivamente uscirebbero da sole senza il bisogno di doversi spremere. E se semplicemente non ce le avessi? non posso permettermi di essere una persona mediocre.

È lì, in quel preciso istante, in quel preciso luogo, che il malato bisogno di essere qualcuno mi ha divorata.

Mi è caduto il mondo addosso. Tutto quello che era l'equilibrio nella mia vita è sparito in 1 minuto nemmeno di riflessioni. Quello che fino a quel momento mi aveva fatta andare avanti nel buio con una piccola candelina presa con una monetina di rame in chiesa non mi bastava più. Non volevo una stupida candelina, volevo il dannato sole. Ho sentito il bisogno di essere diversa da chi mi circondava. Avevo sete di sentirmi speciale. La mediocrità mi spaventava, anzi mi faceva ribrezzo.

MEDIOCRITÀ

/me·dio·cri·tà/

sostantivo femminile

Parità o inferiorità in rapporto alla media; condizione di equilibrio o anche di limitatezza sul piano spirituale e morale.

CONCR.
Persona scarsamente dotata.


Non riuscivo in alcun modo ad accettarmi pensando di essere pari o addirittura inferiore rispetto alla massa. La cosa peggiore è che neanche riuscivo ad individuare chi facesse parte della massa. Consideravo semplicemente chiunque al di fuori di me migliore.

Ero io la massa.

Sono andata alla ricerca del salvagente che mi facesse emergere dal mare di conformità in cui sentivo di essere annegata. In primis a scuola volevo sentirmi la migliore. La competizione mi teneva in piedi. Non riuscivo ad accettare un voto inferiore all'otto. Il cosiddetto "soddisfacente" (7) era un voto nella media a cui tutti aspiravano. Volevo di più. Mi sono buttata nello sport. Volevo essere la migliore, correre più forte degli altri, vincere. Io volevo vincere, sentire le endorfine. Sono arrivata a volere di più dal mio corpo. Non ero abbastanza o meglio non ero la migliore. Non volevo essere una donna, volevo essere un angelo e un angelo sono diventata. Sapevo bene quali erano i miei limiti ma ho voluto superarli. Con le ali costruite con tanta fatica, ho voluto avvicinarmi sempre più al sole fino a sentirmi bruciare.

È stata questa la causa della mia caduta.

LA TEORIA DEL MEDIOCREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora